Da Konya

(attendi e passa sopra la chiesa S. Paolo di Konya)

La Chiesa di Konya - depliant

gennaio 2011

I mesi estivi sono trascorsi in pace, con un cielo sempre limpido e temperature particolarmente alte. Abbiamo accolto vari gruppi di diverse nazionalità: attraverso di loro il Padre ci ha fatto dono, con puntualità, della S. Messa domenicale, cui hanno potuto partecipare le famiglie di profughi iracheni che vivono in città. Accanto ad esse, due giovani famiglie, giunte dall'Iran: desiderose di dare un futuro di speranza e di pace ai propri figli, hanno lasciato il loro Paese, intraprendendo una non facile avventura. Abbiamo offerto loro un momento di preghiera la domenica ed un incontro lungo la settimana: siamo stupite per il desiderio di conoscere Gesù che leggevamo nei loro volti; la bambina più grandicella esprimeva con gioia il suo affetto al Signore con belle preghiere spontanee e recitando, sicura, nella sua lingua il Padre Nostro appena imparato.
La nostra povertà di attitudini per vari lavori ha suscitato il desiderio e l'impegno di aiutarci in due giovani profughi iracheni, fratello e sorella: questa non ci ha mai lasciato mancare il sostegno delle sue braccia per pulire la chiesa, mentre il primo si è preso a cuore la situazione del giardino, seminando l'erba e curandone la crescita: lavoravano con gioia per Gesù, che a sua volta li sosteneva nelle difficoltà che vivevano insieme alla loro famiglia. Il papà di un'altra famiglia irachena si è offerto per ridipingere serramenti, porta e portone della chiesa, lavoro che s'è fatto difficile, ma che è stato portato a termine bene, anche con l'aiuto dei due iraniani, molto esperti. Questi poi hanno voluto ridipingere anche i cancelli e mettere mano ad un primo intervento per la riparazione della volta della chiesa, colpita dal terremoto due anni fa: angeli intervenuti a prendersi cura della chiesa, rinnovandola un po', proprio nell'occasione del centenario della sua costruzione! Alle varie celebrazioni coi gruppi non è mancato neppure chi serviva all'altare: tra i profughi, infatti, ora c'è un ragazzo che nutre particolare amore al Signore, felice di rendersi utile per il suo regno ed anche di poter incontrare fratelli nella fede. Il dono più bello per lui è stata la tunica bianca portatagli da don Vigilio, in occasione della sua visita autunnale. Questa volta nessun fratello l'ha potuto accompagnare, perché c'era bisogno di tutti a Tavodo; per lui la visita è stata un po' più breve del solito, perché Enrico lo attendeva a casa. C'è però stato tempo per tutto, come succede sempre quando facciamo la volontà del Signore: una celebrazione domenicale con la partecipazione, oltre che dei nostri profughi, anche di alcuni di Karaman, città vicina; incontri in tre classi dell'Università, inviti a casa da parte di un paio di famiglie di profughi e incontri individuali, visita ai fratelli in Cappadocia, momenti di preghiera e ricarica per noi sorelle: non è mancata una bella uscita con visita alla città di Karaman, dove da poco è stata restaurata una chiesa armena, e ai resti della città di Derbe.
Partito don Vigilio, e con lui Lidia, che aveva completato il servizio con tanta dedizione, Isabella si è subito impegnata al lavoro del calendario turco, curandone la stampa e la distribuzione: come tutti gli anni ne abbiamo fatto dono alle varie parrocchie della Turchia.
In ottobre la chiesa ha accolto Silva, una fedele armena vissuta a Konya, che da qualche anno stava in Francia col figlio, per una bella celebrazione funebre con la quale la Comunità l'ha consegnata al Padre; è venuto da Istanbul un sacerdote armeno con alcuni cantori, indispensabili per la loro liturgia; la chiesa si è riempita di amici e conoscenti, numerosi anche tra i musulmani provenienti da varie località. Sono venute anche le tre Piccole Sorelle di Gesù da Istanbul, che ci avevano preceduto nel servizio alla chiesa: con loro abbiamo trascorso una giornata di fraterna comunione.
Verso la fine di novembre siamo state invitate ad un Convegno della Brevivet (Agenzia che organizza pellegrinaggi, di Brescia) a Istanbul: siamo state richieste di presentare la nostra esperienza e il servizio ai gruppi di pellegrini; in questa occasione abbiamo potuto incontrare il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I°, potendolo salutare personalmente, come egli ha voluto concedere a tutti i partecipanti al Convegno. Abbiamo colto l'occasione di questo viaggio per incontrare un paio di comunità religiose e due giovani ragazze con cui siamo in comunione spirituale. Altro momento particolare è stata la celebrazione della S. Messa in arabo, all'inizio dell'Avvento, per gli Iracheni, grazie alla venuta di uno dei Padri Gesuiti di Ankara; abbiamo colto l'occasione per mostrare a questi "poveri", anche con un segno concreto, l'amore che Gesù ha per loro. All'inizio di dicembre, invitate da una signora, nostra amica, siamo anche andate ad Ankara, per una celebrazione con il Vescovo, Vicario apostolico di Istanbul.
All'ultimo incontro di preghiera domenicale, salutando gli iracheni, abbiamo lasciato loro alcune consegne ed indicazioni per il momento di preghiera di Natale: sono rimasti ormai pochi, perché alcune famiglie durante l'anno sono potute partire per i Paesi in cui sono state accolte.
Ora possiamo rispondere a chi ci chiede se vivere in Turchia è pericoloso: dopo il volo di Serena a testa in giù dall'alto della scala, possiamo dire che è molto pericoloso vivere in Turchia! Ma possiamo pure aggiungere che anche in Turchia ci sono gli Angeli custodi!
Ringraziamo anche ciascuno di voi per averci accompagnato e aiutato con la vostra preghiera.

Serena e Isabella

lettera da Tavodo

Di ritorno dalla Turchia - viaggio di don Vigilio