09/06/2002 Domenica 00 del Tempo Ordinario - Anno A

I LETTURA

Salmo II Lettura Vangelo
Osea 6, 3-6 49 Romani 4, 18-25 Matteo 9, 9-13

“Che dovrò fare per te, Efraim? Che dovrò fare per te, Giuda?” Il profeta Osea mette in bocca a Dio queste parole. Efraim e Giuda sono i nomi di due tribù del popolo d’Israele, nomi che contraddistinguono i due regni in cui dopo Salomone si è diviso il popolo. Efraim e Giuda comprendono quindi la totalità degli Ebrei. Dio chiede cosa deve fare ancora, dopo tutto quello che ha fatto per manifestare il suo amore, per guadagnarsi la fiducia e quindi l’obbedienza del popolo, di tutto il popolo! Questo popolo è pronto ad offrire sacrifici di animali, ma non a mettersi in ascolto della sua volontà e cambiare le proprie abitudini che favoriscono l’ingiustizia e le discordie tra fratelli. Dio non può essere contento dei sacrifici di animali, per quanto costosi, se questi sono offerti da persone che non si preoccupano minimamente di conoscerlo e di ascoltarlo!

La stessa situazione tocca la vita di Gesù. Egli si trova tra due fuochi: da una parte i peccatori , bisognosi di conversione, che lo cercano per ascoltarlo, dall’altra i devoti farisei che proprio per la sua accoglienza lo criticano e lo rifiutano. Questi ritengono si debbano osservare le leggi, norme riguardanti cibo, culto e altre situazioni della vita, e giudicano gli altri, ma non pensano a conoscere Dio. Gesù lo conosce e conosce il suo desiderio che i peccatori abbiano la possibilità di convertirsi. Per questo egli li accoglie e non si sente fuori posto a mangiare in loro compagnia. D’altra parte egli cerca di convincere i farisei, la porzione del popolo che si ritiene più giusta e a posto, della necessità di conoscere Dio e la sua paternità. E ciò sarebbe possibile, perché i profeti già hanno parlato e scritto molto in proposito. Chi vuole può conoscere Dio e i suoi pensieri; chi vuole veramente amare Dio può e deve accogliere e fare propri i pensieri di Dio!

Dio dice così: “Misericordia io voglio e non sacrificio”. Gesù incarna proprio la misericordia del Padre, e si accosta ai peccatori cosciente d’essere per loro come un medico per i malati. Possono i malati fare a meno del medico? A sua volta anche il medico non può ignorare l’esistenza dei malati né disinteressarsi della loro malattia. È necessario quindi lasciar compiere a Gesù la sua missione, non ostacolarlo, piuttosto aiutarlo, se si vuol essere graditi al Padre!

Questo non lo capiranno tutti i farisei, ma solo qualcuno di essi. Lo capiranno invece i suoi discepoli, che sono da lui scelti proprio tra le categorie di persone disprezzate e rifiutate. Gesù sceglie e chiama Matteo, e Matteo segue Gesù senza farsi problemi per il proprio passato. Anzi, il suo passato non gli ostacola la capacità di accogliere in sé le preoccupazioni di Gesù, di condividere i suoi modi di fare, di essere attento agli altri peccatori per amarli e farli incontrare con l’unico Salvatore del mondo!

Matteo ci è d’esempio nell’accogliere l’invito di Gesù con prontezza e decisione. Egli lascia il proprio lavoro, colleghi e amici per seguire la voce del Signore. Il gesto di Matteo ci apre il cuore a risposte coraggiose, motivate dalla fede, scelte che cambiano tutta la vita e per sempre. Oggi molti dicono che i giovani non sono più capaci di prendere decisioni per la vita, se non decisioni che impegnano solo qualche mese o qualche anno. E ciò varrebbe sia per quanto riguarda il matrimonio che per un’eventuale consacrazione a Dio. Di che cosa sono carenti i nostri giovani? Di forza psicologica? Di convinzioni radicate? Probabilmente ad essi manca solo un po’ di fede. È la fede il movente per scelte coraggiose e durature.

Scrivendo ai Romani San Paolo si dilunga a descrivere la fede dei santi patriarchi, in particolare di Abramo, per proporla come esempio da imitare ai credenti bisognosi di perseveranza. La fede è l’unica cosa necessaria per poter prendere scelte coraggiose e durature. La fede, cioè la fiducia nelle capacità di Dio, la fiducia nel suo amore eterno, la certezza che egli non ritira né le promesse né gli aiuti! Abramo non è un caso isolato: se la fede ha reso lui gradito a Dio, e quindi “giusto”, quanto più coloro che credono in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore?

Conoscendo l’amore di Dio anche noi avremo coraggio a impegnarci per Gesù per tutta la vita! E saremo dono dell’amore del Padre per i fratelli!

 

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