27/10/2002 Domenica 30ª del Tempo Ordinario - Anno A

I LETTURA

Salmo II Lettura Vangelo
 Esodo 2, 21-27  17  1 Tessalonicesi 1, 5-10  Matteo 22, 34-40

Mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.” Il salmo responsoriale non finisce più di trovare immagini e parole per descrivere ed esaltare Dio, il nostro Dio! In lui abbiamo la nostra sicurezza per la vita presente e futura. Senza questa sicurezza, che saremmo noi? Se non godessimo della sua amicizia e della sua protezione, quali prospettive ci resterebbero? Ebbene, a lui va tutto il nostro desiderio, tutto il nostro amore! Non ci sono dubbi quindi sulla risposta da dare al dottore della legge che interroga Gesù: “Qual è il più grande comandamento della legge?”. A dire il vero, la domanda, nell’intento dell’interrogante, dovrebbe essere un tranello. La legge è Parola di Dio, quindi ogni suo comando è importante. Può l’uomo fare una graduatoria dei comandi di Dio? Ciò significherebbe giudicare le parole o le intenzioni di Dio stesso!

Gesù non si spaventa. Ogni comando che Dio ci dà è frutto del suo amore per noi: la nostra risposta all’amore quindi non può essere che amore. L’amore deve stare alla base di qualunque nostra obbedienza. La risposta che Gesù dà è inoltre quella parola che ogni ebreo recita tutti i giorni mattino e sera: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze.”

Gesù qualifica questo comando come il più grande e il primo, quello cioè da cui scaturiscono tutti gli altri, tutti gli oltre seicento comandi conosciuti dagli scribi. Se non ami Dio, quale obbedienza gli darai? Quella dello schiavo, quella di uno che ha paura o che cerca l’occasione di sfuggirgli, di scappargli, di stargli lontano! Se invece lo ami, allora lo ascolti, lo cerchi, fai tutto quello che desidera e non solo ciò che comanda! Se lo ami cerchi di far del tutto tue le sue intenzioni e i suoi progetti. Se lo ami cercherai di diventare tu stesso strumento del suo amore per tutte le altre sue creature, in particolare verso quel prossimo che maggiormente soffre.

Gesù quindi completa questo comandamento aggiungendo al primo anche un secondo, proprio perché a Dio preme la vita del debole e dell’oppresso. Questo comando non sembra nemmeno nuovo, ma solo la seconda faccia del primo, come la seconda faccia di una medaglia: una medaglia non può avere solo una faccia. Se ami Dio e lo ascolti ti fai partecipe delle sue attenzioni all’orfano e alla vedova, al forestiero e a chi non ha mezzi per vivere. Questo è uno dei comandi che ritorna più di frequente in tutta la Sacra Scrittura, sia negli scritti attribuiti a Mosè che in quelli dei Profeti. Se rispetti Dio e lo ami, rispetti pure e ami la sua immagine, l’uomo, che porta la sua somiglianza!

Amerai… Due volte risuona la stessa parola: «amerai»! Tutta la nostra fede ruota attorno a questa parola. La fede è viva ed è bella se c’è amore! La vita è vera e ricca e gioiosa se c’è l’amore! L’amore è la vita di Dio stesso, è la sua gioia! Il suo fedele amerà, e così porterà su questa terra la luce e la grazia, la pace e la bellezza, la gioia e la sicurezza della vita stessa di Dio. Ma che cos’è l’amore? Come si fa ad amare? Chi sa amare davvero?

La risposta a questa domanda viene adagio, viene dall’esperienza più che dal ragionamento. La nostra esperienza ci dice che sa amare chi ascolta, chi è attento all’altro, chi prende a cuore la sofferenza di chi gli cammina a fianco, e per far questo dimentica se stesso. L’amore esclude l’egoismo e l’egocentrismo. Perché ci sia amore vero è necessaria un’educazione, l’uomo deve imparare ad amare, perché egli naturalmente sarebbe portato a mettere se stesso davanti a tutti.

San Paolo propone la propria vita come modello da imitare per imparare il vero amore a Dio e agli uomini. Egli è pure lieto che i cristiani di Tessalonica abbiano imparato da lui e ora possano essere a loro volta proposti a modello di vita per altri, quando si predica il vangelo. Non basta infatti predicare il vangelo con le parole, è necessario farlo vedere vissuto perché il suo annuncio sia completo e possa essere accolto!

In questo mese, dedicato alla preghiera per la missione della Chiesa nel mondo, possiamo impegnarci a vivere il duplice comando dell’amore, sia come frutto dell’accoglienza del Vangelo da parte nostra, che come sostegno all’annuncio che di esso viene fatto in tutti i luoghi a tutti i popoli!

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