17/11/2002 33ª domenica del Tempo Ordinario - Anno A

I LETTURA

Salmo II Lettura Vangelo
Proverbi 31, 10-13. 19-20. 30-31    127 1 Tessalonicesi 5, 1-6 Matteo 25, 14-30

Domenica prossima concluderemo l’anno liturgico celebrando la regalità del Signore Gesù! In questa penultima domenica teniamo presente con realismo, da una parte che il tempo passa, e quindi arriverà la fine di tutto, d’altra parte che abbiamo un compito nell’intervallo che rimane.

San Paolo ci ricorda l’avvicinarsi del momento finale. È da saggi ricordarlo. Chi tiene presente la venuta del Signore si ricorda pure di essere vigilante e di coltivare l’amore per lui. Gesù stesso ha molto raccomandato ai discepoli una continua vigilanza, e la sobrietà per essere svegli e pronti.

Chi si adagia a considerare solo le cose di questo mondo facilmente si illude. Quando pensiamo che tutto vada bene, ecco nuovi problemi, nuove sfide, nuove contraddizioni che mettono alla prova la nostra pazienza, la nostra sapienza e soprattutto la nostra fede! Anche in questi ultimi anni abbiamo avuto varie occasioni per avvertire la precarietà della nostra pace e della nostra sicurezza. Fin che l’uomo è peccatore, le conseguenze del peccato continueranno a far soffrire l’umanità! Con la tecnica e la politica gli uomini sono riusciti ad alleggerire alcuni problemi, ma quanti altri se ne sono presentati a turbare la presunta pace! Non possiamo mai deporre la vigilanza! E che cosa dobbiamo fare nell’attesa della fine, o meglio, nell’attesa del ritorno del Signore?

Ecco cosa ci insegna Gesù! Oggi con una parabola egli ci racconta due modi con cui gli uomini vivono il tempo che ci separa dalla fine. C’è chi continua a considerarsi servitore del suo padrone e si impegna con tutte le sue forze per lui, per fare i suoi interessi, per soddisfare i suoi desideri. C’è anche chi vive dimenticandosi volutamente d’essere un servitore, dimentica o ignora le attese del “padrone” e si impegna in interessi privati, si occupa solo di se stesso.

La parabola parla appunto di un uomo, un padrone, che consegna le proprie ricchezze ai suoi servi prima di un’assenza prolungata. Egli dimostra così di riporre molta fiducia in loro. Non consegna a tutti la stessa quantità di beni: egli tiene conto delle capacità di ciascuno, perchè li conosce bene e non vuol dare a nessuno di essi pesi superiori alle loro forze.

Alcuni di essi si comportano davvero da saggi, anzi, da amici del loro padrone, e si impegnano per lui con tutte le proprie capacità! Uno invece non vuole incarichi, vuole persino dimenticare d’essere servo: nasconde il bene ricevuto da amministrare; può così occuparsi soltanto delle proprie cose.

Viene per tutti il momento del rendiconto, quando il padrone ritorna dal suo viaggio. Coloro che sono stati fedeli ricevono un premio sproporzionato, inatteso. Il padrone non è più padrone per loro, ma amico generoso. Essi ricevono molto più di quanto non abbiano amministrato. Colui invece che aveva pensato solo a se stesso viene escluso non solo dal ricevere premi, ma anche dalla gioia della vita. Così Gesù prevede il momento finale. È lui colui che parte per un viaggio! È lui che ritornerà! È lui che affida i suoi beni ai suoi servi. È ancora lui che darà il premio o che dovrà escludere dalla gioia colui che non lo ha amato ed è vissuto nell’egoismo.

Ci rimane una domanda: a che cosa pensa Gesù quando parla dei talenti che vengono affidati ai servi? Sono le ricchezze di questo mondo? Sono capacità d’intelligenza o capacità lavorative? Gesù non esclude nulla. Ci viene però da pensare che i tesori preziosi che egli possiede e che ci consegna sono quelli che rendono la nostra vita luminosa e simile alla sua: fede, amore, speranza, timor di Dio! Se questi tesori vengono impiegati ogni giorno per il regno dei cieli, anche tutto il resto, salute, energie, intelligenza, memoria, diventano strumento prezioso e luogo ove quelli possono manifestarsi e svilupparsi.

Ci aiuta il libro dei Proverbi che ci presenta l’immagine della donna perfetta: nelle sue mani gli strumenti di lavoro e i beni di questo mondo servono a manifestare il timor di Dio, la carità, la fede e anche a dare speranza e gioia a chi le sta vicino!

 

Ti attendiamo, Signore Gesù! Puoi venire quando vuoi, ci troverai impegnati a lavorare per te. Ci occupiamo del tuo regno, cerchiamo di soddisfare i tuoi desideri, di soccorrere i tuoi amici poveri, di riversare sul mondo l’amore del Padre che tu hai messo nel nostro cuore, di consegnare a molti il tuo Nome, perché invocandoti possano essere salvati, redenti dal loro peccato, santificati! Vieni, Signore Gesù!

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