03/02/2002 -  Domenica 4ª del Tempo Ordinario - Anno A

I LETTURA

Salmo II Lettura Vangelo
Sofonia 2, 3; 3, 12-13  145 1 Corinzi 1, 26-31 Matteo 5, 1-12

Il profeta Sofonia ci aiuta a comprendere il primo discorso di Gesù alle folle e ai discepoli. Egli non ha inventato di sana pianta quelle parole che nella loro bellezza ci sembrano a un tempo così vicine e così lontane! Gesù aveva ascoltato i profeti, li aveva ascoltati con attenzione e perciò conosce i progetti di Dio e i suoi gusti! Il popolo gradito a Dio, quello a cui Dio promette vita lunga, un futuro quindi, è il piccolo resto umile e povero, ricco di fede, capace di essere veritiero, obbediente a lui! Perciò lo stesso profeta esorta i poveri a cercare il Signore, e l’umiltà nel rapporto con lui. Essi possono guardare al futuro con serenità, anzi, con gioia!

Ed ecco, Gesù sviluppa l’annuncio del profeta. Lo fa solennemente, salendo sulla montagna. I suoi ascoltatori sanno cosa vuol dire salire sulla montagna. È ciò che ha fatto Mosè quando fu invitato ad incontrarsi con Dio per ricevere le sue parole e per rinnovare l’alleanza. Gesù sale sulla montagna e chiama vicino a sé i discepoli perché dalla sua bocca esce la Parola di Dio, e i suoi discepoli dovranno diventare mediatori tra lui e le folle. Essi si avvicinano e ascoltano con attenzione. Anche le folle odono, a distanza: le parole del Signore sono preziose per tutti, anche per coloro che non si sono ancora decisi per lui!

L’evangelista ci fa desiderare di udire le parole di Gesù. Egli usa ben tre frasi per dirci che Gesù inizia a parlare: “prendendo la parola, li ammaestrava, dicendo”! La sua parola è Parola di Dio, è sapienza e luce per gli uomini, è incontro tra la povertà umana e la ricchezza divina.

Il discorso di Gesù si snoda con un tono di serenità, di gioia, di speranza. Per nove volte egli inizia le frasi con la parola “beati”. Egli è venuto per annunciare la buona notizia ai poveri. Le sue parole non sono di compassione o commiserazione e nemmeno di rassegnazione. Davanti a lui stanno certamente poveri, gente carica di problemi, di sofferenze, di incertezze per l’avvenire. Egli dice loro: beati! Quindi specifica: beati i poveri in spirito, che è come dire «beati coloro che scelgono di essere poveri», coloro cioè che non pongono la loro speranza nelle ricchezze, nel possedere, nel guadagnare. Tra il loro cuore e Dio non ci sono i soldi, le cose! Perché beati? Essi hanno scelto Dio come loro ricchezza e l’avranno! Dio sarà il loro re, sarà Dio stesso ad occuparsi di loro.

Poi continua: beati gli afflitti. Afflitti sono coloro cui il peccato proprio e quello altrui pesa sulle loro giornate; essi soffrono perché non hanno nulla di ciò che gli uomini vorrebbero avere, piaceri, ambizioni, successi. Essi si affidano a Dio solo, e Dio si farà presente a loro come consolatore! Beati, perché godranno la vicinanza di Dio, ne sperimenteranno la paternità!

Gesù continua ad annunciare gioia a coloro che nel mondo non contano, non sono considerati, non si impongono: essi si occupano di ciò che piace a Dio, della misericordia, della pace, della giustizia, della purezza del cuore! Dio, nella sua grandezza è vicino a loro. Chi ascolta queste parole pensa, riflette, decide.

Nell’ultima frase Gesù chiama beati i suoi discepoli, coloro che hanno deciso e si sono schierati con lui. Li chiama beati proprio nel momento in cui essi soffriranno disprezzo e rifiuto a causa del suo nome. Ciò succederà davvero! Quando Matteo scriveva era già successo. Anche oggi avviene, non solo nei paesi induisti e islamici, ma anche in molti ambienti di paesi cristiani. Un grande amore per Gesù deve sostenere i discepoli, un amore che superi la considerazione di sé e l’attaccamento alla propria vita! Quando sarà così la loro gioia sarà immensa, perché i cieli si muoveranno per preparare loro una «grande» ricompensa!

Anche San Paolo, con altre parole, ripete lo stesso insegnamento del profeta e di Gesù. Dio ha un motivo per scegliere i poveri, i deboli, le persone considerate ignoranti o ignobili per formare il suo nuovo popolo. Il motivo è che nessuno deve potersi gloriare davanti a lui. Se egli si manifesta attraverso di essi e in mezzo ad essi, risplende maggiormente la sua grandezza, bontà, sapienza, potenza: può essere conosciuto! E questo per la nostra gioia e la nostra salvezza! Non si è già manifestato nella vita di Gesù, povero, e soprattutto nell’ora della sua morte vergognosa? Proprio lui ci ha redenti, ha iniziato a santificarci, ci ha resi giusti davanti a Dio!

Davvero grande il nostro Padre, e bello l’essere suoi, con Gesù!

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