06/02/2005 - 5ª del Tempo Ordinario - Anno A

Prima lettura Isaia 58,7-10 dal Salmo 111/112
Seconda lettura 1Corinzi 2,1-5 Vangelo Matteo 5,13-16

Continuo la descrizione o spiegazione delle varie parti della liturgia eucaristica, approfittando di quest'anno dedicato ad approfondire il nostro amore a questo grande Mistero. Dopo aver chiesto comunitariamente perdono, il sacerdote che presiede intona il canto del Gloria.
Nelle nostre celebrazioni il canto ha un posto importante. Che cos'è il canto? Perché cantiamo? Chi deve cantare? Il nostro canto è novità: le religioni non riuniscono col canto i loro adepti. Continuando la tradizione ebraica, noi cantiamo perché siamo abbandonati all'amore fedele di quel Dio che ci fa popolo salvato! Il canto è un modo di esprimere sentimenti e valori che rallegra e aiuta a consolidare l'unità e la fraternità. Il canto è preghiera, ma è anche gioia, è volontà di essere uniti, è coscienza di formare famiglia, è superamento dei limiti del proprio io affidandosi con amore alle capacità di tutta la comunità. Un gruppetto, il coro, si è preparato per guidare e sostenere il canto di tutta l'assemblea che celebra. In qualche momento questo gruppo può anche cantare da solo, ma deve principalmente aiutare tutti ad esprimere la propria gioia e la propria unità. Il coro compie egregiamente il proprio servizio quando la sua voce scompare dentro il canto di tutta l'assemblea! Ora cantiamo il Gloria, il canto intonato dagli angeli a Betlemme. Il nostro canto ci fa già partecipi di quello che riempie il cielo!
Il nostro canto è pieno, completo e vera lode a Dio, quando sgorga da un cuore che lo ama e quando anche tutta la vita fa far bella figura al Signore! Il canto è bello e rasserenante quando chi canta è ubbidiente al Padre e segue Gesù senza tentennamenti! In fondo è di questo che Gesù stesso si compiace quando dice: Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo!
I discepoli di Gesù sono importanti, cioè la loro presenza nel mondo è utile e necessaria, perché essi portano nel mondo una novità, portano qualche cosa che altrimenti mancherebbe. Gesù esprime questo qualcosa con le immagini del sale e della lucerna. Quando i discepoli di Gesù sono davvero suoi discepoli, cioè quando tengono lui come riferimento, quando lo amano e lo servono, quando si fanno giudicare dai suoi pensieri, quando sono contenti e si accontentano della sua presenza, allora essi sono sale della terra: la loro vita dà sapore nuovo e buono ad ogni ambiente, fa diventare bello e armonioso ogni luogo dove essi vivono tra gli uomini: famiglia, parentado, villaggio, società. Non solo: essi allora sono anche luce del mondo, rivelano cioè il significato di ogni cosa, il valore che Dio ha dato e dà ad ogni creatura e ad ogni fatto che succede, e mostrano la direzione da seguire per vivere la vita in pienezza e per essere gli uni per gli altri dono e gioia!
La prima lettura e il salmo descrivono il comportamento dell'uomo che teme il Signore, un comportamento vissuto dai cristiani, che hanno visto la compassione di Gesù per i poveri e per i deboli, per gli oppressi e gli ammalati. Gesù non ha fatto che vivere secondo quanto è stato sollecitato dai profeti, e così ha dato a noi anche l'esempio, pur essendo ben più che esempio! Noi, vivendo guidati dal suo Spirito, attenti a quanti ci circondano, diventiamo davvero luce che allieta il mondo: "brillerà fra le tenebre la tua luce"! La testimonianza di Dio presentata da chi vive con Gesù e come lui, può e deve costare tribolazione e croce, perché egli è il crocifisso. Da questa immagine, su cui fissiamo lo sguardo con amore, viene a noi forza e coraggio. Lo afferma anche l'apostolo Paolo, che si presenta a predicare il vangelo della gioia con la debolezza dell'annuncio della croce. Gli potrebbero obiettare: se parli di uno che è morto in croce, chi vuoi che ti ascolti? Prudenza e buon senso direbbero che bisogna parlare di benessere, di quel benessere che tutti cercano, di comodità, di accontentare i piaceri tanto bramati e la propria realizzazione. No, egli parla di Gesù crocifisso: egli stesso attira a sé coloro che saranno salvati, che avranno la vita rinnovata, cambiata, rallegrata e santificata da lui!
Gesù è contento di questo ruolo dei suoi discepoli, ma per essi è anche preoccupato: se ne staranno nascosti, e quindi inutili, come la lucerna che, scioccamente, fosse messa sotto un mobile? Perderanno il sapore, come lo perde quel sale che viene lasciato a lungo senza essere usato? Nessuno saprebbe più che farne di cristiani che non siano uniti a lui o che pensino solo alla propria sopravvivenza: sarebbero inutili al mondo, che adopera la luce che viene dall'alto per correre verso il traguardo!
I cristiani faranno di tutto per restare uniti al loro Signore, ed allora con gioia compiranno le opere che danno spazio all'amore del Padre, che faranno risuonare nel mondo la lode di Dio, ed essi saranno come lucerna sul lucerniere, non per farsi ammirare, ma per diffondere la luce della sapienza di Dio su tutte le cose.

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