29/06/2003 Santi Apostoli Pietro e Paolo

Prima lettura

dal Salmo

Seconda lettura

Vangelo

Atti 12,1-11

33

2 Timoteo 4,6-8.17-18

Matteo 16,13-19

Oggi la liturgia della solennità dei santi Pietro e Paolo prende il posto di quella della domenica. Ci soffermiamo a contemplare la figura dei due Apostoli che percorsero un cammino di vita e di fede tanto diverso l’uno dall’altro. Li celebriamo insieme, perché uno è il Signore che li ha chiamati e che essi hanno servito e testimoniato, uno lo Spirito con cui hanno predicato il Signore Gesù, uno il Dio Padre che dalla loro vita riceve gloria! Celebrando in un solo giorno la loro memoria rendiamo grazie a Dio dei doni tanto diversi di cui egli li ha arricchiti, doni complementari e necessari per l’edificazione e la santificazione della Chiesa. Potremmo pensare che il celebrare insieme i due apostoli, oltre che un invito del Signore all’unità per tutti i cristiani, sia un insegnamento pratico a non considerare nessun cristiano perfetto, bastante a se stesso. Qua e là nella Chiesa qualche sacerdote o vescovo ha la tentazione di fare da sé, o di comportarsi come se tutto dipendesse da lui, senza operare nell’unità con gli altri. Venerare Pietro e Paolo in un’unica celebrazione corrisponde a proclamare che la Chiesa è del Signore e non degli uomini, e che ciascuno di noi ha bisogno dei carismi degli altri per servire adeguatamente il Regno di Dio.

La prima lettura ci porta ad uno dei momenti ripetuti nella vita dei discepoli del Signore Gesù: è necessario che essi siano rifiutati e perseguitati, che essi soffrano, perché egli ha sofferto. Pietro è stato gettato in carcere, e può ormai solo attendere la morte. Le decisioni degli uomini però, anche se potenti come Erode, non sono complete, e quindi non devono fare mai paura. La Chiesa sta pregando incessantemente per lui, e Dio ha deciso di ascoltare la preghiera della sua Chiesa! L’intervento di Dio è prodigioso. Il suo angelo si comporta con Pietro come una mamma col suo bambino: gli suggerisce tutti i movimenti finché egli è al sicuro e può arrangiarsi. Questa pagina ci trasmette grande serenità e fiducia per tutte le situazioni difficili e impossibili.

La sofferenza della persecuzione è stata la compagnia continua anche di San Paolo. Nelle sue lettere lo ricorda, e lo accenna oggi nella seconda lettera a Timoteo. Quando l’apostolo parla delle sue sofferenze patite per il vangelo, non lo fa per lamentarsi, piuttosto per lodare la bontà di Dio che lo ha liberato e ha usato quelle situazioni di difficoltà perché il vangelo potesse essere diffuso in tutti gli ambienti, compresi quelli dei potenti che comandano. “Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza”, “Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per il suo regno eterno; a lui la gloria nei secoli dei secoli”! Le sofferenze dei due apostoli del vangelo sono la strada che li ha portati ad offrire tutta la loro vita per il Regno di Dio e a dare testimonianza credibile a Gesù!

Per tutt’e due, e così per i discepoli di tutti i tempi e luoghi, il Signore Gesù è il centro, il punto di partenza e il punto di arrivo. Il brano del vangelo ci presenta appunto la professione di fede di Pietro, che con sicurezza dichiara, a differenza di tutta la gente, che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio! Sappiamo che egli stesso ha faticato e zoppicato nella fedeltà a questa dichiarazione, ma, riavutosi dal rinnegamento, l’ha completata, dichiarando il proprio amore a Gesù e rendendosi disponibile per il servizio alle “pecorelle” cui Gesù lo destinava. Il Signore aveva infatti promesso a Pietro “le chiavi del regno dei cieli”, un ministero molto importante e definitivo, ministero che deve durare fin che dura la Chiesa, contro la quale “le porte degli inferi non prevarranno”!

Per questo motivo oggi ci stringiamo spiritualmente attorno al successore di Pietro, che porta ancora il peso (per sé) e la grazia (per noi) di quelle chiavi che aprono l’accesso alle gioie eterne e chiudono l’ingresso a colui che vuole disperdere e rovinare. Insieme a lui preghiamo perché il regno di Dio arrivi a tutti i popoli attraverso la predicazione, e gli annunciatori del nome di Gesù abbiano la forza e il coraggio di Paolo per non desistere da questo compito così unico. Egli ha fondato Chiese ovunque, perché in tutti i luoghi ci sia chi invoca il nome del Signore! Chi, come lui, è “stato conquistato da Gesù” non può fare a meno di farlo conoscere e farlo amare, perché in questa conoscenza e amore sta la salvezza, la vita, la pace, la gioia, la comunione dei singoli, dei popoli e del mondo intero.

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