29/10/2006 - XXXª Domenica del T.O. - anno B
Prima lettura Geremia 31,7-9 dal Salmo 125/126
Seconda lettura Ebrei 5,1-6 Vangelo Marco 10,46-52
Inizia l'orario solare

Essere sinceri e veritieri è particolarmente necessario e impegnativo nei rapporti familiari: la menzogna che entra nelle relazioni tra marito-moglie riesce a "dividere ciò che Dio ha congiunto"! Nessuna menzogna deve prendere spazio in questo ambito: chi è attento diventa vigilante per difendersi da sentimenti e legami verso persone estranee, sentimenti che possono portare alla distruzione della famiglia. Tra marito e moglie non ci devono essere angoli bui, oscuri: tutto dev'essere nella luce, anche l'uso che ciascuno di essi fa del denaro. Molte famiglie sono rovinate dal fatto che l'uno o l'altro tiene nascoste al proprio coniuge le sue spese e le scelte economiche o finanziarie, o le copre con la menzogna. L'amore al futuro della propria famiglia e alla sua unità aiuta ad essere umilmente e serenamente sinceri anche in questo campo.
C'è poi un tipo di menzogna di cui pochi si pentono, solo quei genitori che vedono i figli allontanarsi dalla fede e dalla sana vita ecclesiale. È la menzogna creata dal nostro essere cristiani tiepidi, superficiali, comodi, ignoranti riguardo ai misteri della nostra fede, incapaci di rendere ragione della nostra speranza! Con questa superficialità non siamo testimoni della serietà dell'amore del nostro Dio nè della verità della risurrezione di Gesù dai morti! È la menzogna peggiore, perché rende la nostra vita inutile per il regno di Dio e dannosa per quanto riguarda la salvezza dei nostri fratelli, che non saranno aiutati ad avvicinarsi all'unico Salvatore di cui hanno bisogno! Se poi noi siamo i pochi cristiani con cui essi sono a contatto, in famiglia o sul lavoro o in altri ambienti, la nostra falsa testimonianza è molto grave! Noi siamo la luce del mondo, e la luce non va messa sotto il moggio o sotto il letto! Non possiamo tenere Gesù nascosto in nome del rispetto delle credenze altrui: lasceremo che essi siano ingannati? Quanto dobbiamo pregare e quanto dobbiamo tenerci uniti agli altri credenti per essere sempre fervidi e forti nel vivere la nostra santa fede e praticare la vera e pura carità! Gesù ha detto di essere "venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità": noi vogliamo condividere con lui questo compito, impegnativo sì, ma fonte di beatitudine!

L'annuncio di gioia proclamato da Geremia viene ripetuto dal salmo! La gioia è tanto più grande quanto più profonda la sofferenza in cui era stato immerso il popolo. "Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni!". Prima il pianto, le lacrime, l'umiliazione della schiavitù, la prigionia, l'annientamento, l'esilio, poi il ritorno, la gioia, frutto di una semina quasi priva di speranza! Questa la storia del popolo d'Israele, questa dunque la profezia per il Servo di Dio che deve venire! Egli, solidale con il popolo, ne porta il peso e la debolezza.
La lettera agli Ebrei sottolinea questa vocazione del Messia, una vocazione che gli dà grande onore, ma che lo fa passare anzitutto per la sofferenza. Egli viene chiamato ad offrire sacrifici per i peccati, ad esercitare così un sacerdozio speciale, quello secondo l'ordine di Melchisedek: non è un sacerdozio ereditato dagli uomini, ma conferito direttamente da Dio, che lo chiama "mio figlio"!
Il vangelo ci fa incontrare Gesù mentre da Gerico si mette in cammino verso Gerusalemme e compiere là il suo sacrificio. Egli è circondato da molta folla, ma solo un cieco, mendicante, lo riconosce e non si vergogna di gridare la sua certezza: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". Quel Gesù che va a Gerusalemme è colui che può intervenire a cambiare la situazione di miseria e di sofferenza dell'uomo, colui cui ci si può affidare nelle nostre povertà più dolorose! è il Figlio di Davide! È il Messia! È l'atteso da tutto il popolo. Nessuno osava dire queste cose in pubblico, proprio come oggi nessuno osa manifestare sulla strada o in un locale pubblico la propria fede in Gesù. Tutti vogliono farlo tacere. A nessuno piace che uno dica ciò che gli altri si vergognano di dire. Gesù non si vergogna di lui, anzi, vede che è l'unico dei presenti a non essere cieco! Il cieco riconosce chi è Gesù, ed ora Gesù, aprendogli anche gli occhi, lo aiuta a fare un ulteriore passo: mettersi in cammino con lui. Non essendo più cieco quell'uomo non è più mendicante, non è più obbligato a dipendere dagli uomini, e può seguire Gesù con tutta libertà. Egli può e vuole seguirlo nel cammino verso Gerusalemme, verso il sacrificio di se stesso al Padre!
Ascoltando questo racconto abbiamo da imparare qualcosa. Siamo vedenti quando riconosciamo Gesù! Siamo liberi quando facciamo la nostra professione di fede in Gesù! Siamo pieni di gioia quando gettiamo via tutto per correre verso Gesù! Siamo sulla strada della vita quando seguiamo Gesù nel suo cammino verso l'offerta di sè! Offrirci con Gesù non è strada di morte, ma certezza di vita, di sicurezza, di vera pace!

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