05/03/2006 - 1ª DOMENICA di Quaresima - anno B
Prima lettura Genesi 9,8-15 dal Salmo 24/25
Seconda lettura 1Pietro 3,18-22 Vangelo Marco 1,12-15

Il secondo comandamento nella Bibbia dice così: "Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano" (Es 20,7). È una parola che riguarda il nome di Dio! Che cos'è il nome? È il termine con cui individuiamo e riconosciamo una persona tra molte altre. Qual è la parola con cui individuiamo il nostro Dio tra l'infinità di divinità adorate dagli uomini? Prima di Gesù egli veniva chiamato "Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe", e dopo Gesù "Dio Padre del nostro Signore Gesù Cristo"! Noi individuiamo Dio sempre con nomi di uomini, di persone concrete vissute su questa terra, così non corriamo dietro alle fantasie di qualcuno! Dio non è un'idea, ma qualcuno ben riconoscibile! Abramo gli ha ubbidito e gli ha creduto, e perciò la sua vita è stata plasmata da lui! Gesù ci ha insegnato a chiamarlo Padre, come egli stesso faceva nella preghiera e negli insegnamenti. E pronunciare il suo nome "invano", che cosa può voler dire? Il termine " invano " può esser tradotto " per niente ", dove il niente è ciò che non esiste. Per l'uomo biblico ciò che " non esiste " sono gli idoli! Non tratterai Dio come fosse un idolo, un nulla che tu puoi mettere dove vuoi e di cui puoi pensare che ti lasci fare quel che vuoi!

Abbiamo da poco iniziato la santa Quaresima, tempo che ci vede impegnati a rinnovare e a continuare con responsabilità la nostra conversione al Signore. Le letture, per prepararci all'ascolto del Vangelo, ci parlano di Noè. Noè è la figura dell'uomo obbediente a Dio, l'uomo che persevera nell'integrità della sua condotta di vita. Egli è perciò reso degno di iniziare una alleanza con Dio per la salvezza di tutta la sua famiglia e di tutti gli esseri viventi: anch'essi sono importanti per l'uomo! Noè è stato salvato dal castigo dei peccati del mondo attraverso l'acqua. Egli è così prefigurazione di noi, che siamo stati bagnati dall'acqua del battesimo, e attraverso questo segno siamo stati salvati, siamo stati cioè messi nel cuore di Dio! Nel suo cuore Dio ci riempie di amore, tanto da redimerci e da guarirci dalle ferite con cui il nostro nemico ci ha lacerato! Questo nemico è sempre in agguato, continua a tenderci insidie, ma noi non temiamo: egli è già stato vinto da Gesù!
Il vangelo ci ricorda brevemente questo momento della vita del Signore. Lo Spirito lo sospinse nel deserto, perché egli potesse vivere quella Parola che dice: "Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore". Nel deserto Gesù persevera, benché la gioia dell'intimità col Padre suo sia tormentata e resa difficile proprio dal nemico dell'uomo. Questi fa tutto quel che fa per distogliere l'uomo dall'obbedienza a Dio, per rovinarlo! Egli vuole che noi abbiamo paura di Dio, e così gli stiamo lontani! Egli fa i suoi tentativi anche con Gesù.
L'evangelista Marco non si sofferma a descriverci le tentazioni, ma noi possiamo immaginare che furono le stesse affrontate dal popolo d'Israele nei quarant'anni di deserto. L'occasione per le tentazioni furono allora la fame e la sete, la gelosia per chi ha autorità e il confronto con le abitudini degli altri popoli. La tentazione è quel movimento interiore che porterebbe a far da sè, a non chiedere a Dio come fare, a non ascoltarlo, a trattare Dio come padrone geloso invece che Padre amoroso! Gesù non "mormora" come il popolo nel deserto, non giudica Dio, ma continua a ricordare che egli è Padre, e che come Padre ama il figlio, gli parla, gli indica la via della vita, lo vuole rendere grande della sua stessa grandezza, la grandezza dell'amore: perciò egli cerca la sua Parola come pane di vita! Gesù non cede alla tentazione, ma persevera quaranta giorni, tutto il tempo necessario perché la sua fedeltà sia messa alla prova ed egli possa dimostrare a se stesso e al Padre, e anche a noi, che continua ad essere figlio obbediente! "Stava con le fiere", dice Marco: l'obbedienza e l'amore di Gesù verso il Padre restituisce al creato la possibilità di essere di nuovo un paradiso terrestre, dove l'uomo non ha più nemici, nemmeno tra gli animali! "Stava con le fiere" può voler dire pure che Gesù perseverava come Figlio del Padre anche in situazioni difficili e pesanti, pericolose per la sua vita! "Gli angeli lo servivano": Dio pensa a lui, ed egli accetta di non preoccuparsi per se stesso e di essere abbandonato alla sua provvidenza! Così fiducioso nel Padre egli può cominciare a predicare, ad annunciare cioè con solennità l'inizio del Regno! Provo a tradurre le brevi frasi annunciate da Gesù: " È arrivato il momento dell'agire di Dio che compie le sue promesse, e si è avvicinato il suo regno. Il Re è presente, è qui, quindi tu comincia a godere, a cambiare i tuoi pensieri e le tue attese: Dio ti ama, è pronto a salvarti! Per godere del regno di Dio, tanto diverso dai regni umani, unisciti al Re, impara da lui, amalo, servilo, ubbidiscigli! Credi non più a Dio per paura dei suoi eventuali castighi, ma affidati a lui con gioia, perché sai che ti ama e che ama tutti gli uomini come figli! La tua vita sarà gioiosa testimonianza di colui che egli ha mandato "!

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