07/12/2008 - 02ª Domenica di Avvento - anno B
Iª lettura Is 40,1-5.9-11 dal Salmo 84 IIª lettura 2Pt 3,8-14 Vangelo Mc 1,1-8

"Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati". Abbiamo dichiarato la nostra fede nell'origine divina della Chiesa: in essa siamo entrati attraverso il Battesimo, come attraverso una porta sicura, come attraverso l'unico passaggio che ci introduce alla presenza dell'unico Dio che Gesù ci ha fatto conoscere come Padre! Il battesimo non solo ci introduce a conoscere e amare Dio, ma ci trasmette la sua vita stessa, ci rende partecipi del suo amore, ci fa suoi figli. Questo battesimo, azione che impegna la santità della Chiesa e la sua autorità divina, è l'unico che noi celebriamo. Gli ebrei chiamavano battesimo ogni immersione nell'acqua, praticata per vari motivi attribuendole significati diversi: essi conoscevano perciò più di un battesimo. Noi conosciamo e pratichiamo solo quello che Gesù ci ha trasmesso e ci ha comandato di celebrare. La nostra vita è obbedienza solo a lui, anzi egli stesso è la nostra vita. Il battesimo che celebriamo è un ritornare, insieme a Gesù, al Padre, riducendo, anzi, annullando, la distanza da lui, quella distanza maturata con i peccati. Essendo obbedienza a Gesù e unione con lui nello Spirito Santo, il battesimo è perciò perdono dei peccati, eliminazione del loro effetto. I peccati nostri, e quelli dei nostri antenati e della società in cui viviamo, hanno creato degli abissi tra noi e Dio, che permangono tra noi e Gesù. Tali abissi ci distanziano sempre più dal Padre perché ci siamo abituati a vivere molti aspetti della vita in disobbedienza a lui senza nemmeno accorgercene. Il battesimo ci immerge nella vita divina, e, se lo viviamo con un amore filiale e fiducioso così come ci viene insegnato, ci fa iniziare una vita veramente nuova sotto tutti gli aspetti. La sperimenta chi viene battezzato da adulto, ma anche chi da adulto ha la grazia di ricominciare la sua vita di credente in qualche gruppo di fedeli che vogliono vivere sul serio il vangelo senza annacquarlo. Essi non finiscono di ringraziare il Signore Gesù, di essere riconoscenti alla Chiesa, di vivere l'impegno di ogni momento come un grazie a Dio che ha loro rinnovato la vita!

In questa seconda domenica di avvento ci soffermiamo a contemplare la figura di Giovanni Battista e ad ascoltare il suo messaggio. L'evangelista Marco introduce la sua presentazione con un passo del profeta Isaia. Cominciano a realizzarsi le Scritture, al suo 'gridare' nel deserto. Molta gente è attratta dal suo modo di fare e dalle sue parole che danno speranza: per recarsi da lui è necessario allontanarsi dal proprio ambiente, percorrendo fisicamente un percorso che rappresenta quello interiore. Per ascoltare la Parola di Dio e fare dei passi di conversione bisogna distanziarsi dalle proprie abitudini, lasciare le comodità, accettare la povertà e la sobrietà. Giovanni si presenta con un vestito semplice e rude: è la veste tipica dei profeti. La Parola di Dio deve uscire dalla bocca di persone che mettono Dio al di sopra di tutto, che non si piegano alle mode create dalle ambizioni degli uomini. Egli si nutre di ciò che la provvidenza gli fa trovare, un nutrimento non contaminato dalle mani degli uomini sempre peccatori, vanitosi, sensuali ed egoisti anche quando preparano il cibo.
Che cosa dice Giovanni? Egli parla di un altro, uno "più forte" di lui, non sostituibile nel suo ruolo di sposo del popolo di Dio! Chi slega il legaccio dei sandali è uno che può amare la sposa vedova al posto di chi ne ha il diritto: colui che verrà non cederà ad alcuno questo posto, che è di Dio stesso. È Dio lo sposo del popolo: il suo amore sarà concretizzato da colui che viene e che "battezzerà in Spirito Santo"! Giovanni battezza, ma il suo battesimo è solo preparazione a quello di Gesù. Il battesimo di Giovanni si limita a togliere i peccati dalla vita dell'uomo, ad avvicinare cioè gli uomini a Dio, facendo riconoscere loro il Figlio suo e preparandoli ad incontrarlo. Il battesimo di Gesù invece comunicherà la vita stessa di Dio all'uomo, lo divinizzerà, lo santificherà. Il ruolo di Giovanni è quello annunciato da Isaia, un compito di preparazione della strada per facilitare la venuta del Signore. La strada è quella che attraversa le nostre decisioni, i rapporti con gli altri uomini, i nostri pensieri, i nostri sentimenti: là deve passare il Signore, là egli non deve trovare ostacoli. Quando egli può venire esplode la gioia, perché porta l'amore più grande, quell'amore che non avrà fine! È importante perciò la remissione dei peccati: questi sono gli ostacoli che rallentano o impediscono la venuta dello Sposo, di colui che ama e rende la vita una festa. Giovanni chiama tutti a chiedere perdono dei peccati, e dopo di lui Gesù darà lo Spirito che ci fa simili a Dio!
Anche san Pietro nella sua seconda lettera ci invita a riconoscere i peccati, e a pentirci. Il Signore verrà quando saremo pronti, pentiti. La gioia della sua venuta è vicina e lontana: è vicina, perché il Signore viene presto, ma è lontana, perché egli pazienta per il nostro bene. Lo attendiamo, trasformando la nostra vita secondo i desideri del Signore, che sa che saremo contenti e veramente felici solo quando la nostra vita sarà riflesso della sua, vita di comunione e di amore senza confini. Godiamo, nell'attesa della sua venuta definitiva e gloriosa, di poter celebrare la sua prima venuta e di poterlo accogliere quindi già, anche se non ancora in tutta quella gloria che sarà manifestata alla fine!

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