07/06/2009 - Ss.ma Trinità - B
Iª lettura Dt 4,32-34.39-40 dal Salmo 32 IIª lettura Rm 8,14-17 Vangelo Mt 28,16-20

"Venga il tuo Regno". Nei disegni di Dio non è mai stata considerata la possibilità che un uomo possa farsi considerare re sopra gli altri uomini. Egli ha creato gli uomini capaci di amare, capaci di essere fratelli l'uno per l'altro. Il peccato ha sconvolto le intenzioni di Dio: la vicenda di Caino e Abele ne è la dimostrazione e quanto è avvenuto durante la costruzione della torre di Babele ne è il frutto. Dio avrebbe voluto risparmiare almeno al suo popolo le ingiustizie, le sofferenze derivanti dalle discordie generate dall'invidia e dal conseguente dominio dell'uomo sull'uomo. Quando gli israeliti chiesero a Samuele di poter avere un re come gli altri popoli, il profeta li mise in guardia: il loro desiderio aveva origine dall'ambizione umana, non dal cuore di Dio. L'uomo, qualsiasi uomo, benché scelto per essere re, non è immune dall'egoismo, dall'avidità, dall'ambizione, dalla sete di gloria e di potere; avere un re sarebbe stato fonte di molte e prolungate sofferenze per tutti. Gli israeliti se ne dovettero rendere conto ben presto. Ora noi abbiamo sperimentato e sperimentiamo le conseguenze dell'aver consegnato agli uomini il potere sul popolo o sui popoli. La storia del mondo intero è la narrazione delle sofferenze causate dalla volontà di dominio dell'uno sull'altro, è storia di guerre tra regni umani.
Quando Gesù ci ha insegnato a pregare ha inserito nella preghiera il desiderio profondo, e spesso inconscio, di tutti noi. Dobbiamo ritornare all'intenzione originaria del Padre, quella che ci vede fratelli, e soltanto fratelli, gli uni degli altri. Ciò sarà possibile soltanto se gli uomini potenti rinunciano ad esercitare il potere sugli altri e gli uomini deboli a demandare la propria responsabilità ad un altro uomo,per ubbidire nella libertà soltanto a Dio. Gesù ci mette nel cuore il desiderio che sia Dio a regnare. "Venga il tuo regno". Siamo davvero stanchi di considerarci sudditi di persone che sfruttano, che non sanno fare altro che accontentare l'avidità di denaro dei ricchi, non cercano altro che arricchire se stessi ignorando i comandi di Dio. "Venga il tuo regno". Dicendo così affermiamo che Dio solo è degno di essere ubbidito, Dio solo può comandare, perché solo il suo comando non si distingue dall'amore.

Noi cattolici facciamo spesso il segno della croce, un segno fatto con la mano destra, ben visibile e significativo. Non lo facciamo per gli altri, ma per noi stessi, per far memoria e celebrare l'amore di Dio per noi. Che lo vedano gli altri non ci fa problema, perché essi vedono sempre anche il nostro amore per loro, alimentato da Dio. È bene che noi sappiamo e che tutti sappiano qual è la fonte della nostra capacità di amare! Il segno della mano l'accompagniamo con la memoria del nome del nostro Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo. In questo modo ripetiamo quanto ci è stato detto quando siamo stati battezzati: nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo! Noi continuiamo a vivere e operare immersi dentro quel nome, dentro cioè la vita d'amore del nostro Dio.
Il nostro Dio è uno solo, come dice la Scrittura, e allora perché noi lo suddividiamo in tre persone? Può un Dio essere tre persone? È una domanda legittima, cui tutti i cristiani dovrebbero saper rispondere. Non tutti riusciamo se la domanda ci vien posta da altri, perché non è facile trovare le parole adatte, ma dovremmo almeno saper rispondere quando la domanda sorge nella nostra stessa mente o nel nostro cuore. Dio è uno, ma non ripiegato su di sè. Egli è amore, e l'amore è dono di sè: Dio è perciò amore donato e amore ricevuto. Se penso che Dio è amore mi dà gioia pensarlo come famiglia, anzi, solo così posso comprenderlo come amore. Nell'unico amore c'è posto per l'amore che prende l'iniziativa e l'amore che accoglie le proposte, l'amore che collabora sostenendo l'amore dell'altro. Nell'unico Dio c'è posto per il Padre, per il Figlio e per lo Spirito Santo. Essi non sono tre entità distanti o indipendenti l'una dall'altra, ma tre capacità di amore di un unico cuore. Non abbiamo parole o immagini adeguate per esprimere la nostra comprensione dell'unico Dio Trinità: ci dobbiamo accontentare di una comprensione parziale, benché nel profondo comprendiamo che se Dio non fosse Tre persone che si amano, di lui dovremmo aver paura. Noi poi non ci accontentiamo di comprenderlo, ma riceviamo un posto in lui, viviamo con lui, e da lui riceviamo quell'amore di cui si nutre la nostra comunione reciproca.
Le letture bibliche ci aiutano: "Il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra": Dio è il Padre che è nei cieli, è il Figlio disceso nella nostra umanità per noi e ancora è "Spirito che rende figli adottivi", per cui possiamo adoperare le parole di Gesù per dire al Padre: "Abbà, Padre"! La vita di Dio, man mano che la conosciamo, spiega molti aspetti della nostra vita e ci apre possibilità nuove di amore e di comunione. È importante che lo conosciamo: non accontentiamoci di fare il segno della croce con le parole del nostro battesimo, ma cerchiamo di meditarle, di approfondirle, chiedendo allo Spirito Santo che ci apra la mente a vedere l'opera di Dio e condividere l'amore di Gesù. Già questo dono ci è stato offerto, ma noi lo possiamo accogliere più di quanto l'avessimo già accolto. Continuiamo ad aprire il cuore perché possiamo ricevere ancora l'abbondanza della luce e della forza dell'amore del Padre e di Gesù!

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