01/11/2009 - TUTTI I SANTI
Iª lettura Ap 7,2-4.9-14 dal Salmo 23 IIª lettura 1Gv 3,1-3 Vangelo Mt 5,1-12

L'odierna solennità aiuta la Chiesa tutta a entrare nella gioia della Gerusalemme celeste, la città futura dalle salde fondamenta che accoglie i redenti a cantare la gloria di Dio e dell'agnello. Noi tutti dovremmo essere specialisti di questa novità: viviamo nel mondo, ma non siamo del mondo, viviamo in questo mondo che è valle di lacrime, regno del peccato e della conseguente sofferenza, ma teniamo lo sguardo fisso nei cieli, perché il nostro desiderio ci porta là. Purtroppo, quanto lo dimentichiamo! Quanti lo dimenticano! La dimenticanza dei cieli ci fa perdere l'orientamento qui sulla terra, ci fa vagare qua e là spinti dalle voglie, dagli egoismi, da quel che si sente e si prova, verso illusioni e delusioni continue. La dimenticanza dei cieli ci fa disimparare che siamo fratelli e ci spinge a comportarci quasi come gli animali, o persino peggio.
Oggi siamo sollecitati a ricordare la nostra meta, il traguardo di ogni nostro passo e di ogni nostra decisione. Guardiamo al nostro traguardo vedendo quanti fratelli, amanti di Gesù e portatori della sua croce, sono arrivati e ci attendono. Vediamo i martiri, che hanno testimoniato l'amore di Dio e la morte e risurrezione del Signore fino a lasciarsi torturare e uccidere. Vediamo i confessori della fede, che pure hanno testimoniato il loro esser discepoli di Gesù fino a soffrire il rifiuto e l'odio degli uomini. Vediamo i pastori, che hanno consumato la loro vita nel seguire e precedere il gregge dei fedeli. Vediamo padri e madri di famiglia, che hanno vissuto nel Signore il loro matrimonio e la loro paternità e maternità. Vediamo monaci e monache, che hanno dato a tutti la testimonianza quotidiana del primato di Dio nella vita dell'uomo. Quale nuvola di testimoni del Signore circonda il trono di Dio e ci aiuta a conoscerlo e desiderarlo!
Il nostro sguardo, che s'innalza a contemplare la fede e l'amore di coloro che chiamiamo santi, diventa anzitutto luce per considerare il nostro cammino qui in un modo diverso, libero dall'influsso travolgente del denaro, dei piaceri, delle ambizioni. Noi vediamo come l'influsso, che queste realtà hanno sul cuore di molti, provoca quelle ingiustizie e quegli egoismi a causa dei quali soffriamo. Ebbene, non vogliamo lasciarci travolgere da quelle stesse realtà: diverremo anche noi ingiusti, padroni degli altri, incapaci di amore. Guardando questi Santi vediamo come essi hanno trasformato il loro mondo, l'ambiente delle loro famiglie e della loro società, lo hanno trasformato in modo che l'amore fosse la sua luce e la sua forza, quell'amore gratuito di Dio. Essi lo hanno fatto vivendo con gioia e perseveranza le parole che sono uscite dalla bocca di Gesù. In tal modo sono stati partecipi della sua vita e della sua missione, hanno partecipato alla sua croce e ora partecipano della sua gloria.
Le parole che hanno orientato i santi sono quelle che oggi sono entrate nei nostri orecchi e nel nostro cuore. Beati…
Beati i poveri in spirito… È bello e forte sentire oggi questa parole, in un mondo dove sembra che tutto sia deciso dal denaro. Guerra e pace, accordi e scontri tra fratelli e familiari, leggi per la vita dei popoli, malattie e salute, tutto è deciso dal potere dell'avidità del denaro. Il mondo, che cerca la pace, ha bisogno di persone che prendono sul serio queste parole di Gesù e le presentano vissute: sono beati, cioè veramente felici e benefattori degli uomini quelli che cercano la povertà, la libertà dal denaro e dalle ricchezze.
Beati i puri di cuore: in un mondo dove tutto è guidato dal piacere sessuale, dalla moda per i vestiti alla giustificazione di delitti quali aborto e sfruttamento minorile, sfruttamento della donna e violenza sessuale ai bambini, in questo mondo c'è urgente necessità di persone che vivano con un cuore puro. Chi sono questi se non i cristiani? Non possiamo pretendere di trovare persone così da nessun'altra parte, perché la forza interiore necessaria per accogliere la povertà e la purezza viene solo dall'amore a Gesù Cristo: non viene prodotta dall'ateismo e nemmeno dalla tecnica, nè dalle credenze formulate e prodotte dalle religioni del mondo. Solo Gesù con la sua croce può sostenere la debolezza umana per vivere in modo degno dell'uomo e di Dio.
Oggi rivolgiamo il nostro sguardo al cielo. Tra la folla dei santi incontriamo gli occhi profondi di San Giovanni Maria Vianney, il santo curato d'Ars, morto 150 anni fa. Nato allo scoppiare della rivoluzione francese visse l'infanzia durante la conseguente persecuzione dei sacerdoti. Uno di questi, costretto a vivere da clandestino, gli dette la prima comunione mentre la famiglia, per tenere nascosto quanto avveniva in casa, scaricava davanti alle finestre un carro di fieno. E dovette attendere due anni per fare di nuovo la S.Comunione! Egli ha percorso la strada della santità e ce la descrive: "Le croci ci uniscono al Signore, ci purificano, ci distaccano da questo mondo, liberano il nostro cuore da ogni ostacolo, ci aiutano ad attraversare la vita come un ponte aiuta ad attraversare un corso d'acqua".

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