DOMENICA   28ª  del TEMPO ORDINARIO - 14/10/2001 Anno C

I LETTURA

Salmo II Lettura Vangelo
2 Re 5, 14-17 97 2Tim 2, 8-13 Luca 17, 11-19

Simpatico e bello il racconto della prima lettura. L’ufficiale dell’esercito nemico viene guarito in Israele, grazie all’intervento del profeta Eliseo. Aveva faticato non poco ad accettare le semplici proposte del profeta trasmessegli dal servo, ma ora eccolo guarito! Egli non continua la sua strada, ritorna: vuole ringraziare! Sa di essere guarito da Dio, ma vuole ricompensare il profeta, che però non accetta doni, per non favorire la tentazione che si pensi che il suo intervento dipenda da qualche forma di magia. Gli uomini beneficati infatti sono spesso tentati di attribuire i “miracoli” di Dio a poteri posseduti dall’uomo. Il profeta rifiuta categoricamente. Ci fa sorridere la conclusione di Naaman: chiede di portare con sé zolle di terra d’Israele, per farsene un tappeto su cui prostrarsi a pregare. Egli vuole esprimere così la sua nuova fede: d’ora in poi suo unico Dio sarà il Dio d’Israele! Attraverso questo episodio riceviamo un bell’insegnamento: esiste un unico Dio per tutti gli uomini, un Dio che non solo esiste, ma che è presente, un Dio che ama l’uomo, un Dio che va riconosciuto e ringraziato!

Noi viviamo ora a contatto con molti che portano con sé il loro tappeto per stendervisi a pregare: ritengono di trovarsi su di una terra impura, idolatrica, e perciò si premuniscono. Noi li benefichiamo, perché riconoscano d’essere invece amati dal Dio che noi conosciamo, Padre di Gesù e nostro Padre, e si rivolgano a lui con riconoscenza ed amore!

Un messaggio simile lo riceviamo dal fatto raccontato nel Vangelo. Qui sono dieci i lebbrosi che guariscono per la loro obbedienza a Gesù! Gesù è più grande del profeta Eliseo! Purtroppo solo uno dei lebbrosi guariti torna sui propri passi per ringraziare Gesù, riconoscere in lui l’inviato di Dio e riconoscere pubblicamente il beneficio ricevuto! La persona riconoscente è uno straniero, un eretico samaritano! Riflettendo sull’ingratitudine dei nove beneficati, impariamo il dovere della riconoscenza, di quella riconoscenza verso Dio che spesso manca anche a noi, perché riteniamo ci sia tutto dovuto di diritto, persino l’aria che respiriamo! Gesù mostra il valore dell’obbedienza, la strada per ricevere la vita!

Impariamo da questo episodio la grandezza e gratuità della misericordia e bontà di Dio, che precede la gratitudine dell’uomo. Impariamo a non giudicare nessuno, perché proprio il samaritano - giudicato e condannato a priori da tutti - è l’unico che riconosce veramente Gesù come inviato di Dio! Il samaritano è l’unico che sperimenta la salvezza, perché è l’unico che si mette davanti a Gesù nell’atteggiamento “giusto”, lo riconosce cioè come Signore della propria vita mettendosi ai suoi piedi pronto ad ubbidirgli e a servirlo. Non è giusto chi è miracolato da Dio, ma chi accoglie Gesù e gli ubbidisce! Soltanto a lui il Signore può dire: “la tua fede ti ha salvato!”.

Della salvezza vuole parlare San Paolo a Timoteo. Egli vorrebbe che tutti gli uomini giungessero a salvezza, e la salvezza è in Cristo Gesù! Per questo egli si dichiara disposto a soffrire, e in realtà, mentre sta scrivendo, soffre “fino a portare le catene come un malfattore”. Raccomandando al discepolo di ricordarsi che Gesù Cristo è risorto dai morti, l’apostolo stesso riprende coraggio ed entusiasmo. Se Gesù è risorto dai morti egli stesso non teme la morte, perché la vita del Signore risorto porterà nella gloria anche chi soffre e muore per lui e con lui!

 

Gesù, sei la mia salvezza! Rimango unito a te, Gesù, mio Signore, unito a te che sei il mio benefattore, che mi dai la vita e la pace! Ti trovo nella tua Chiesa, e in essa, con i fratelli, voglio contribuire a far giungere ai confini della terra la proclamazione del tuo Nome!

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