DOMENICA   29ª  del TEMPO ORDINARIO - 21/10/2001 Anno C

I LETTURA

Salmo II Lettura Vangelo
Esodo 17, 8-13 120 2Tim 3, 14 - 4,2 Luca 18, 1-8

Saliamo sul colle anche noi con Mosè. Dall’alto del colle non vediamo uno spettacolo, ma con apprensione e incertezza assistiamo alla battaglia del popolo contro i suoi nemici, nemici che gli vogliono impedire di procedere verso il luogo della libertà e della felicità. Ci sono momenti in cui il popolo vince e momenti in cui il popolo soccombe. L’esito della battaglia è incerto fino al tramonto.

Ci viene spontaneo interpellare Mosè. Mosè, cosa fai quassù? Non vedi che il popolo combatte? Lasci che tutto il popolo si affatichi nella lotta e tu stai qui a guardare? Perché non scendi anche tu a dare una mano?

Mi pare di vedere lo sguardo di Mosè, che risponde con un’esplosione di silenzio. Egli tiene le mani alzate, mostrando il bastone di Dio a tutto il popolo. Si fa aiutare: non vuole correre il rischio che la stanchezza gliele faccia abbassare. Se il popolo dimentica che Dio stesso combatte per lui, il nemico ha il sopravvento. Se il popolo si illude di farcela con le proprie forze, viene certamente sconfitto.

Quando in una famiglia cessa la preghiera, quella famiglia cessa di essere famiglia e diventa campo di battaglia, dove tutti i sentimenti e tutte le passioni distruggono quel poco di armonia, di bene, di fraternità che sostenevano la sua pace e la sua gioia! Lo stesso avviene nel cuore di una persona, lo stesso in un paese e in un popolo che non alzano più lo sguardo. “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra.” Così ci fa pregare il salmo.

Mosè con Aronne e Cur sul monte attirano la compassione di Dio verso il popolo e lo sguardo del popolo verso Dio, mantengono viva la preghiera di tutti e l’umiltà. Persone così sono necessarie sempre.

Lo hanno capito gli apostoli, quando hanno deciso di affidare ad altri uomini i servizi della carità cristiana per dedicarsi completamente alla predicazione e alla preghiera.

Lo capiscono gli eremiti e i monaci e le monache, che si offrono per tutta la vita a tenere le mani alzate, perché tutti i cristiani ricordino sempre e non dimentichino mai che senza l’aiuto di Dio siamo persi!

Lo capiscono quelle mamme e quei papà che di quando in quando si ritirano per qualche ora o per qualche giorno in una casa di preghiera, e lì alzano le mani con fiducia al Dio vivente!

Molte persone, pur continuando a soffrire e sopportare incomprensioni e difficoltà, non cessano di sperare e non cessano di pregare. Questi fratelli hanno compreso la parabola raccontata da Gesù. Dio non è sordo, Dio non è senza cuore. Egli ci può far attendere il suo intervento di salvezza, come un papà lascia attendere i suoi bambini che chiedono con insistenza, e appena le circostanze glielo permettono, li esaudisce! I veri figli di Dio non disperano, ma continuano ad aver fede e fiducia, così che “quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra”!

Questa fede la teniamo viva continuando a leggere o ascoltare le Sacre Scritture. Lo ricorda San Paolo a Timoteo, e noi ne facciamo tesoro. Egli raccomanda di rimanere saldi in ciò che abbiamo imparato, di custodire con amore e tenerci aggrappati con tenacia alla Scrittura, che completa la formazione della nostra personalità di uomini di Dio e ci prepara “per ogni opera buona”!

Fede perseverante, amore alla Scrittura, preghiera sempre attiva!

Oggi il Signore ci ha nutrito con generosità! Lo ringraziamo! Il grazie che egli gradisce maggiormente è che mettiamo in pratica qualche cosa di ciò che ci ha detto!

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