15/07/2007 - 15ª Domenica T. O. - anno C
Iª lettura Dt 30,10-14 dal Salmo 18 IIª lettura Col 1,15-20 Vangelo Lc 10,25-37

Sul percorso della nostra santificazione dobbiamo fare attenzione ai molti pericoli che ci vogliono ostacolare. Gesù stesso ha raccomandato di non scandalizzare e di non lasciarci scandalizzare, cioè non ci dobbiamo lasciare porre impedimenti sul nostro cammino con lui. Egli poi ha pregato il Padre perché ci custodisca dal maligno, che tenta continuamente di impedirci di essere santi, vuole tirarci indietro a pensare come pensa il mondo e a fare ciò che il mondo fa. Contando sulla preghiera di Gesù stesso possiamo armarci delle armi dello Spirito, per difenderci e allontanare da noi il pericolo di abbandonare la fede e l'obbedienza alla Parola di Dio. È San Paolo che ci parla delle "armi dello Spirito", necessarie per la vita cristiana. Egli scrive agli Efesini (6,11): "Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo". Così ci rendiamo conto che, pur volendo noi vivere in modo da piacere a Dio e da essere disponibili e pronti a servire nel bene i fratelli, dobbiamo essere vigilanti e cauti, perché il nemico può servirsi di molte realtà e di molti fatti per ostacolarci. Rivestire significa mettersi addosso per portare costantemente qualche cosa che di per sè non abbiamo, qualche cosa che può venirci dato dall'esterno. L'armatura di Dio è un qualcosa che possiamo ricevere da Dio, e che certamente non serve a far del male, bensì a difendersi dagli assalti del nemico e dalle sue mosse, o a spaventarlo perché si allontani da noi. Questo ce lo dice chiaramente: "La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti". Noi dobbiamo lottare non contro gli uomini: per essi offriamo la nostra fatica e la nostra vita, secondo l'esempio di Gesù. La nostra vigilanza è impegnata a rifiutare e allontanare quegli "spiriti" che fanno soffrire anche le persone che ci circondano: sono gli spiriti di vanità, di orgoglio, di amore al denaro, di sensualità, di egoismo, di superiorità, e tanti altri.

"Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile": San Paolo ci presenta così il nostro Signore e Maestro! Egli stesso infatti aveva detto di sè: "Chi ha visto me ha visto il Padre"! Conoscere il Padre è vita per noi, perché conoscendo il nostro Padre, sappiamo chi siamo noi, quali possibilità spirituali abbiamo, dove dobbiamo tendere. Non per nulla Gesù ha detto: "Questa è la vita eterna, che conoscano te, Padre … e colui che hai mandato, Gesù Cristo"! Possiamo conoscere il Padre guardando e ascoltando Gesù: è lui che vive il suo stesso amore per l'uomo, la sua stessa volontà di salvezza e la sua stessa sapienza. È Gesù che ci trasmette senza falsificazioni e senza banali interpretazioni la Parola del Padre. È ancora lui che ci fa concretamente vedere come può essere il nostro amore per Dio e il nostro amore per gli uomini.
La nostra fede in tal modo non è in balia di fantasie umane: abbiamo la persona concreta di Gesù, le sue parole e i suoi atteggiamenti con cui confrontarci. Da lui possiamo imparare, e da lui possiamo anche ricevere forza per imitarlo!
È proprio dalla sua bocca che oggi riceviamo le parole importanti per orientare le nostre capacità d'amare. Prima di tutto il nostro amore dev'essere rivolto a Dio. Oggi questa affermazione ti fa sembrare d'essere fuori del mondo, in tempi molto lontani. Oggi infatti si respira un'aria che fa pensare ad amare solo se stessi. Sono diventate moda le filosofie che mettono al di sopra di tutto l'attenzione alle proprie emozioni, a ciò che si sente, a ciò che appare e fa apparire! Si pensa pure ad amare il prossimo, ma lo si fa purché non ne scapitino i propri sentimenti, e per sentirsi buoni, per apparire educati, per convincerci che siamo a posto, forse migliori di altri, il tutto senza bisogno di Dio.
L'insegnamento di Gesù, in sintonia con quello biblico, mette l'amore di Dio al primo posto, e l'amore del prossimo come sua logica conseguenza, come frutto che dimostra la bontà del primo. Chi ama il prossimo per amor di Dio è libero dalle reazioni inaspettate del prossimo, che può non accorgersi nemmeno che tu lo ami, può interpretare il tuo amore come ingerenza, e risponderti malamente o restare indifferente. Se tu ami Dio sopra ogni cosa, continuerai ad amare! Gesù ha raccontato la parabola del samaritano per farci vedere l'amore vero. Il samaritano ha amato il malcapitato pur sapendo che era un giudeo e che quindi non avrebbe forse molto gradito d'essere toccato da lui. Ha dato poi due danari al locandiere perché continui ad amare l'uomo ferito. I due danari - a detta di un Padre della Chiesa - sarebbero appunto l'amore di Dio e l'amore del prossimo. Se ti occupi di qualcuno devi farlo con questo doppio amore. Chi pretende di amare solo Dio può fare come il sacerdote del tempio, e passar oltre. Chi ama l'uomo senza amare Dio rischia di donare solo un bene esteriore e di lasciare l'uomo mezzo morto, senza possibilità di guarigione vera. Noi vogliamo ubbidire a Gesù, che ci dice: "Va', e anche tu fa lo stesso"! Guarderò gli uomini con lo sguardo di Dio, li amerò col suo cuore: per riuscirci cercherò di essere sempre attento a vedere il volto del Padre e ad ascoltare la Parola del Figlio suo!

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