14/11/2010 - 33ª DOMENICA DEL T.O. - C

1ª lettura Ml 3,19-20 dal Salmo 97 2ª lettura 2Ts 3,7-12 Vangelo Lc 21,5-19

La catechesi, stando all'esempio citato dagli Atti degli Apostoli, è un aiuto al pentimento, al cambiamento di vita per poter essere battezzati e raggiungere in tal modo una nuova dimensione e comprensione del significato e orientamento della propria vita. L'istruzione sui comandamenti e sul comportamento che l'uomo deve avere, per essere come Dio ci vuole, è il primo passo per coloro che hanno saputo della morte di Gesù e hanno creduto alla sua risurrezione. In un secondo tempo, dopo che saranno battezzati essi riceveranno un'ulteriore istruzione per comprendere il mistero in cui sono entrati. Molte cose si capiscono dopo che si sono vissute, proprio come aveva detto Gesù a Pietro quando voleva lavargli i piedi: "Capirai dopo". Dopo il battesimo o dopo gli altri sacramenti si può comprendere che cos'è successo se si viene guidati, anzitutto a vivere in modo nuovo, e poi a discernere la novità. Questa guida di vita e di comprensione viene chiamata non più catechesi, ma "mistagogia" o, se si vuole, catechesi mistagogica. Questa è un'altra parola greca che significa "guidare a considerare cose nascoste" oppure "condurre a vivere e comprendere i sacri misteri". I sacri misteri non sono comprensibili naturalmente, perché essi sono ciò che Dio Padre ha fatto e fa per la nostra salvezza. San Paolo dice che Dio ha tenuto nascosto per secoli il disegno della sua volontà, che ora è rivelato da Gesù Cristo. Chi ha creduto in Gesù Cristo e si è lasciato coinvolgere da lui celebrando i Sacramenti della Chiesa, questi può, se debitamente aiutato, conoscere e comprendere l'opera di Dio nella sua vita e nella vita della Chiesa per il mondo. Noi siamo tutti battezzati. Purtroppo molti di noi non hanno avuto occasione o non sono stati aiutati, con o senza loro colpa, a completare la loro adesione al mistero della morte e risurrezione di Gesù, come si richiederebbe per essere battezzati e come è indispensabile per poter vivere conseguentemente al battesimo. Per questo quando si danno insegnamenti ai cristiani oggi non si può fare soltanto "mistagogia": questa deve essere sempre accompagnata dalla catechesi, se non ancora dall'annuncio della morte e risurrezione del Signore che la deve precedere.

Avendo avuto l'occasione, ho visitato la città di Derbe, raggiunta da San Paolo durante i suoi primi due viaggi missionari (Atti 14 e 16). È l'unica città del suo primo viaggio dove non è stato perseguitato! Ebbene, di essa non è rimasto che un mucchio di macerie, nascoste sotto la sabbia: una collina brulla, dove non possono crescere che cardi ed erbacce. Mi è venuta in mente la parola di Gesù che, rispondendo ai discepoli che gli facevano osservare la bellezza delle pietre con cui era costruito il tempio di Gerusalemme, ha detto: "Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta". Questa parola mi ritorna alla mente ogni volta che devo intervenire per qualche manutenzione alla chiesa o ad altre costruzioni: non devo preoccuparmi degli edifici in sè, ma del loro servizio per il Regno di Dio.
Oggi Gesù vuole aiutarci a tenere il nostro sguardo rivolto al traguardo finale e non lasciarci distrarre dalla bellezza delle cose che incontriamo nel nostro cammino. Il traguardo finale è "quel giorno" che non lascerà in piedi nulla, come dice il profeta Malachia. Anzi, il traguardo finale è il nostro incontro con Dio, Padre nostro e nostro giudice. Se a giudicarci è nientemeno che il Padre nostro non abbiamo paura, perché un Padre giudica sempre in modo da giustificare i figli: cercheremo di essere riconosciuti suoi figli, accogliendo il Figlio! È il mondo invece che ci giudica male quando accogliamo Gesù. Nel mondo infatti possiamo incontrare persecuzioni a causa del suo nome. Egli stesso ce lo dice. Ogni secolo della storia, anche quelli recenti, hanno visto avverarsi questa Parola. E pare che anche questo ventunesimo secolo stia iniziando con un'ondata di odio accanito contro i cristiani, come fossero persone dannose e pericolose per l'umanità. Il mondo non sopporta di essere rimproverato e corretto, mentre si accorge che la vita dei credenti in Gesù mette in luce la sua menzogna e la sua malafede. In vari ambiti della vita, da quello sessuale, matrimoniale e familiare, a quello sociale ed economico il pensiero che riflette il vangelo viene percepito come condanna del modo egoistico di vivere in cui ci si vuol sentire approvati. Noi infatti non possiamo approvare l'infedeltà matrimoniale, la libertà sessuale in tutte le condizioni, il disordine sociale, la slealtà e lo sfruttamento sul lavoro, anche se sembrano diventati atteggiamenti normali e indiscutibili. Il cristiano apprezza e valorizza l'autocontrollo degli impulsi sessuali, sottomettendoli alla benedizione di Dio, si sforza di essere fedele al coniuge vincendo anche le deboli tentazioni contrarie, vive nella società e nel lavoro distribuendo amore e non cercando solo il proprio beneficio economico. "Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, … Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto"! Sostenuti dalla fede e dall'amore del Padre, che Gesù ci assicura, continuiamo il nostro cammino fedele, con la gioia di chi sa che esso torna a salvezza non solo nostra, ma anche del mondo stesso che ci condanna.

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