17/12/2006 - IIIª Domenica di Avvento  - anno C

Prima lettura                        Sofonia 3, 14-18                        dal Salmo                        Isaia 12, 2-6

Seconda lettura                        Filippesi 4, 4-7                        Vangelo                         Luca 3, 10-18

 

L’uomo santo è colui che porta in sè la vita di Dio, il solo Santo! E chi può essere se non l’Unigenito Figlio di Dio? Gesù perciò è chiamato “il santo di Dio”. In lui, in Gesù, vediamo la santità, la possiamo quasi toccare, e soprattutto accogliere in noi, perché egli stesso ha detto: “Chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato”! “Io sono nel Padre e voi in me e io in voi”! La santità in noi comincia quindi nel momento del nostro Battesimo! In quel momento veniamo accolti nella vita d’amore di Dio Padre Figlio e Spirito Santo! In quel momento diveniamo membra del Corpo di Cristo, la Chiesa! Nel Battesimo diventiamo “santi”. E non importa se comprendiamo o no: il dono di Dio è tale anche per i bambini che non capiscono nulla!

Potremmo paragonare la santità ad una medaglia! Immagina di averne una tra le mani: di essa puoi considerare tre elementi: il materiale con cui è fatta e le immagini impresse sui due lati. La nostra santità è fatta col materiale dell’amore di Dio Padre! È quello che noi siamo perché egli ci ha accolti nella sua Vita, ce l’ha donata, ci ha arricchiti del suo santo Spirito! Ciò è avvenuto nel Battesimo. E le due facce? Potremmo vedere in una di esse la riproduzione della vita e della morte di Gesù, quella morte con cui egli si è offerto al Padre in un atto d’amore unico e irripetibile; sull’altro lato la risurrezione del Signore, la vita nuova che egli dona a chi crede in lui e si unisce a lui nel morire alle cose della terra, vita gioiosa e preziosa, vita da cui sgorga sempre nuova forza per sopportare e affrontare disagi e croci e persino persecuzioni, vita che desidera e cerca di esprimersi in un amore concreto verso tutti!

 

Continuiamo a prepararci ad accogliere Gesù, il Messia promesso agli uomini incapaci di gioire, perché incapaci di riconoscenza a Dio e di comunione con i propri simili. La lettura di Sofonia e quella di San Paolo sono un invito alla gioia, anzi, all’esultanza. Quello che ci dice oggi il profeta sarà poi riassunto dall’arcangelo Gabriele quando si rivolgerà a salutare Maria. È ora di risollevarci da ogni delusione e da ogni scoraggiamento perché ormai viene colui che è stato promesso. Egli è nientemeno che “il Signore in mezzo a te… un Salvatore potente”! Chi si rende conto d’aver bisogno di salvezza non può che cominciare ad esultare di gioia. L’apostolo rinnova l’invito. “Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi!”.

Quante obiezioni a questa gioia! Mi par di udire molte voci levarsi a giustificare la tristezza, il tono cupo della voce, la faccia scura: tutto il male del mondo vi contribuisce. Eppure nel mondo non c’è solo il male, e noi nel mondo non possiamo continuare ad essere i testimoni del male che lo attanaglia. Nel mondo è arrivato Gesù! Nel mondo continua ad arrivare lui, il nostro amico e Salvatore, il Figlio del Dio vivente, colui che ci libera dal peccato, causa e origine di ogni male. Pur in mezzo alle angustie noi sappiamo che c’è qualcuno cui possiamo rivolgerci con sicurezza, e perciò il nostro volto diventa affabile, sereno, capace di riconoscenza. Noi, nel mondo pieno di facce scure e deluse, siamo testimoni della presenza di colui che viene dal cielo per fare della nostra terra un luogo di pace, regno di armonia, e per guidarci con sicurezza nel cammino che ci porta al cielo definitivo! Siamo testimoni di Gesù!

Anche Giovanni Battista ci aiuta e ci rassicura. Anzitutto egli dà concrete e semplici indicazioni a coloro che desiderano disporsi concretamente ad accogliere Colui che viene, e quindi ad anticipare i suoi desideri: condividere con i poveri i beni della terra con generosità, aver riguardo di ogni persona, accontentarsi del poco: sono i passi del comandamento dell’amore, che Gesù perfezionerà con il suo amore ai peccatori! Giovanni ce lo presenta con gioia. È uno forte, più forte di lui: davanti a lui anche il profeta si china con massima umiltà. La sua forza egli l’adopererà per battezzarci, cioè immergerci nello Spirito Santo, anzi nel suo fuoco che purifica, riscalda e illumina! Saranno le sue parole, parole d’amore per i poveri della terra, fondamento di ogni giudizio stabile ed eterno. È lui infatti che separerà il grano dalla pula, è lui che distingue chi è di Dio da chi non è degno di lui. I giudizi degli uomini contano poco, la giustizia umana, con le sue precarietà e ingiustizie, durerà poco. Chi non si pone in attesa di un uomo così divino?

Noi aumentiamo il nostro desiderio di incontrarlo, e non tanto e non solo per chiedergli benefici, quanto per metterci a sua disposizione. In tal modo aumenta la nostra gioia, perché la nostra vita assume un significato ed un valore che oltrepassano le cose più preziose del mondo. Diventiamo veri servi di Dio!