Omelia al funerale di una persona che si è tolta la vita.

Chiedo scusa se oggi leggo l’omelia; penso riusciate a comprendere anche il mio disagio e la mia sofferenza.

Ogni lutto è sofferenza, soprattutto per i parenti. In casi come questo il dolore è incommensurabilmente più grande per i familiari, ma anche per tutta la comunità.
Al dolore del distacco, si aggiunge il peso di un grave peccato, al quale non possiamo trovare giustificazione né consolazione. Pur con tutte le possibili attenuanti la gravità del rifiuto della propria vita appare a tutti come offesa a colui che l’ha donata e l’ha affidata perché sia benedizione per molti.

Fino a non molti anni fa la Chiesa si sentiva in dovere di educare i propri figli a rendersi conto della gravità di un gesto simile negando la sepoltura ecclesiastica. Questo diniego aveva la salutare ripercussione di rendere evidente che questo gesto non è assolutamente accettabile o approvabile da alcuno. Tale severità poteva scoraggiare qualcuno dal pensare alla morte come ad una possibile soluzione delle proprie avversità.

Maturando le scienze psicologiche, e propagandosi enormemente le malattie della psiche umana, noi, come Chiesa, pur sapendo che darsi la morte è gravissimo peccato, abbiamo capito che in molti casi esso avviene in situazione di limitata consapevolezza e libertà. Perciò in tali casi la colpa può essere molto attenuata. Sapendo inoltre che non possiamo comunque mai giudicare nessuno, la Chiesa oggi concede la celebrazione delle esequie.

In questi casi, inoltre, sia i familiari che gli amici hanno bisogno in maggior misura della consolazione della fede e di sentire viva la comunione dei santi.

Sappiamo poi da dove viene la tentazione del darsi la morte. Sappiamo chi è "l’omicida fin dal principio", e sappiamo che questi, come dice S.Pietro, "va in giro cercando chi divorare".
Questa tentazione è frequente, e in alcuni casi molto forte, anche per persone credenti e sane. Mi raccontava una signora di grande fede un fatto successo proprio a lei. Stava pensando ad una ragazza che non vedeva da qualche settimana. Intanto si avvicinava al passaggio a livello chiuso. In quel momento una voce molto insistente dall’interno le diceva con forza: buttati sotto, buttati sotto…! Questa signora, spaventata, ha messo in atto tutta la sua fede e la sua capacità di pregare per non cedere alla pressione di quella voce. Dopo seppe che la ragazza di cui si era ricordata si era buttata sotto un treno qualche giorno prima.

Per affrontare e vincere tentazioni simili dobbiamo abituarci fin da piccoli a discernere tutte le nostre azioni in base alla Parola di Dio, a discernere sempre la volontà del Padre, a saper pensare alle conseguenze eterne dei nostri atti, a rimanere costantemente a contatto col Signore.

Ai … (familiari) …, ai parenti che temono per la sorte eterna del loro congiunto dico: una mamma riesce a perdonare anche i fatti più gravi ai propri figli; ebbene, forse che Dio è da meno di una mamma? Noi non mettiamo limiti alla misericordia del Padre! Egli conosce fino in fondo le debolezze del cuore dell’uomo e può donare la sua misericordia in modi e per motivi a noi sconosciuti. Noi dobbiamo rimanere muti e in preghiera, attenti a non presumere di sentirci a posto!

A voi tutti, che siete qui a condividere il comune dolore, mi permetto di proporre qualche consiglio:

ü formatevi l’abitudine a discernere la volontà di Dio in ogni circostanza! È necessaria per questo una chiara familiarità con il santo Vangelo! E formatevi una vita interiore forte, capace di superare difficoltà e contraddizioni. Ciò è possibile mantenendo costante intimità con Gesù!

ü Non appoggiate minimamente la mentalità corrente, che alla vita umana non dà il valore che Dio le dà. Non sostenete cioè la superficialità diffusa nel parlare dell’aborto considerandolo una soluzione possibile per alcun problema. Non favorite la diffusa mentalità che favorisce l’eutanasia, cioè la possibilità di aiutare qualcuno a darsi una morte "dolce"! Da queste due mentalità al passo del togliersi la vita non esiste alcun ostacolo. Non aumentate il peccato della società!

ü Abituatevi e abituate i vostri figli a confidare le sofferenze interiori e le tentazioni ad un amico, se possibile ad un sacerdote che vi possa benedire nel nome del Signore! Per questo non attendete e non pretendete che il sacerdote venga a trovarvi in casa al momento giusto per voi! Di sacerdoti ce ne saranno sempre meno: cercatelo con le vostre suole o con le vostre ruote. E se una persona confida a voi le sue difficoltà e disperazioni non presumete di aiutarlo soltanto con una buona parola, ma fate con lui una preghiera o consigliatelo e portatelo per ricevere una benedizione. Non vergognatevi di cercare un cireneo che porti con voi un po’ la vostra croce: l’ha avuto anche Gesù il cireneo, e non si è vergognato!

ü Abbiate gli occhi aperti: non dite di nessuno, «quello non ha bisogno»! Sapeste quante sofferenze ci sono! Là dove non si vede nulla talora ci sono le croci più pesanti. Pregate per tutti, attenti alle possibili sofferenze di ciascuno.

Voi sapete che le persone deboli sono facilmente influenzabili: perché non si ripeta questa sofferenza nel nostro paese, vi invito ad una celebrazione penitenziale. Chiederemo perdono a Dio per il peccato della nostra società, cioè per i nostri peccati, quelli che giustifichiamo col dire che fanno tutti così. Il nostro Padre tenga lontano da noi le tentazioni e non permetta che non le sappiamo vincere.

Ora celebriamo il sacrificio di Gesù Cristo: lo offriamo a Dio sapendo che è lui il giudice. Non ci mettiamo al suo posto né per condannare né per giustificare. Ci mettiamo davanti a lui per dirgli: non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa!

Non guardare i nostri peccati: essi sono molti e gravi. E quelli che noi riteniamo piccoli sono così numerosi da formare dei muri alti e insormontabili, più pericolosi dei delitti gravi. I nostri piccoli peccati diventano mucchi pesanti che affaticano il cammino di tutti, soprattutto dei più deboli. I nostri piccoli peccati diventano il peccato della società, peccato che blocca la gioia e la comunione e la confidenza reciproca!

Guarda la fede della tua Chiesa: guarda oggi la fede che  N.N. aveva quando era in buona salute, quando partecipava con noi con fedeltà al tuo Sacrificio. Guarda oggi la nostra povera fede e sostienici nella nostra lotta al male che dall’interno e dall’esterno ci insidia. Guarda alla nostra fede che è quella dei tuoi santi, è quella di tutta la tua Chiesa, santa anche se formata da noi peccatori.

E abbi pietà di noi, salvaci e conquista il nostro cuore!

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Tener presente che

per poter pregare con fede, e credere che il Padre accoglie presso di sé nella pace eterna l’anima del defunto, dobbiamo credere nella sua misericordia: il Suo amore è più grande del nostro: Egli non trova solo attenuanti ai nostri peccati, ma li perdona. Egli è migliore di noi!

Per evitare che altri cedano alla tentazione del suicidio, dobbiamo considerare la gravità della disobbedienza a Dio ("Non uccidere") e avere delle strade per essere forti e per aiutare chi è debole.

Dopo successo il fatto, misericordia,
prima
che ne succedano altri, chiarezza e fermezza.