Io credo

“Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede”

(Giuda 20)

Queste parole dell'Apostolo san Giuda mi hanno aiutato a considerare il Credo come la base su cui fondare la vita, non soltanto come una serie di verità da ritenere nella mente.

Accostandomi in questo modo al simbolo della fede mi pare pure di comprenderlo meglio e mi nasce comunque grande riconoscenza agli Apostoli e a tutte quelle persone che con la vita e con le parole l'hanno fatto giungere a me.

Nascosto tra loro voglio continuare la loro fatica con queste pagine, perché l'amore di Dio giunga a toccare pure la tua vita!

don Vigilio Covi 

1. SIMBOLO 

Tobia era stato incaricato dal padre di compiere un lungo viaggio per ritirare una grossa somma di denaro. Egli però era giovane e non conosceva colui che aveva il deposito, perciò rispose al padre: “Ma come potrò riprendere la somma, dal momento che lui non conosce me, né io conosco lui? che segno posso dargli, perché mi riconosca, mi creda e mi consegni il denaro?...”. Rispose Tobi al figlio: “Mi ha dato un documento autografo e anch'io gli ho consegnato un documento scritto; lo divisi in due parti e ne prendemmo ciascuno una parte...” (Tob 5, 2-3).

Le due parti del documento diviso a metà faranno sì che Tobia e il depositario della somma possano riconoscersi!

Quest'usanza era diffusa nell'antichità, non essendoci carte d'identità né altri documenti di riconoscimento. Coloro che stipulavano un contratto o un accordo, in modo più semplice ancora, spezzavano una moneta per conservarne un pezzo ciascuno. i due pezzi, gli unici che potessero combaciare perfettamente davano garanzia per il riconoscimento del contraente o dei suoi eredi. Questi due pezzi di documento o di moneta venivano detti “simbolo”. Chi ne era in possesso poteva essere riconosciuto! 

Nella Chiesa primitiva si diffusero ben presto eresie e interpretazioni errate della fede cristiana trasmessa dagli Apostoli. Come riconoscere i veri fratelli dai falsi fratelli? i veri missionari dai falsi missionari? C'era bisogno di un “simbolo”. Ma stavolta il “simbolo” non poteva essere un pezzo di carta o di moneta, doveva essere una serie di affermazioni riguardanti l'unico Dio e la Sua rivelazione attraverso Gesù Cristo. Ecco perciò nascere il “simbolo della fede”. 

Il Credo è propriamente un segno di riconoscimento: tutti coloro che lo recitano, che lo professano, sono miei fratelli, hanno la mia stessa fede, sono in adorazione dello stesso Dio, fanno parte della mia famiglia.

Per questo il Credo è chiamato “simbolo”. Simbolo apostolico o simbolo niceno-costantinopolitano, a secondo della forma usata. II "simbolo della fede" è un piccolo riassunto di verità essenziali che, condivise da altri, ci fanno riconoscere membri della stessa famiglia, della stessa Chiesa, partecipa della stessa fede.

Quando esso è "nato" doveva esser molto breve: all'incirca poteva suonare così: “Credo in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo”. Già nella primissima comunità cristiana se ne faceva uso, come è testimoniato dai Vangeli stessi e dagli altri scritti degli Apostoli. Ma, a mano a mano che qualcuno poneva dubbi o diffondeva errori sull'interpretazione di questo Simbolo stesso, i cristiani hanno avvertito la necessità di ampliarlo per proteggersi dalle eresie e impedire che queste potessero intaccare i cuori dei semplici. In tal modo il Simbolo si è allungato fino a raggiungere la stesura attuale nel 381, al Concilio di Costantinopoli, che ha completato la forma definita nel 325 dal Concilio di Nicea. 

II Simbolo è perciò protezione da eresie, da errori di interpretazioni del messaggio evangelico.

Non possiamo affermare che il Simbolo sia un catechismo: necessariamente esso è breve, riassuntivo, perché destinato ad esser ritenuto a memoria e proclamato nell'Assemblea liturgica. Ogni sua parola è pesata e pensata in modo da esprimere con precisione un grande insegnamento e da escluderne altri erronei per la fede cristiana. 

Accanto alla formulazione che usiamo nella Messa (simbolo niceno-costantinopolitano) conosciamo una formulazione più breve, detta “simbolo apostolico”, perché una leggenda ne fa risalire le origini agli Apostoli stessi. 

In ambedue le formulazioni tutte le frasi trovano realmente riscontro nell'insegnamento apostolico: non c'è nulla di inventato, semmai c'è una spiegazione che aiuta a cogliere ciò che è importante della vita, dell'amore e della salvezza di Dio. 

Quando lo proclamiamo compiamo un'azione solenne: proclamiamo il dono eterno di Dio, la sua opera, il suo amore per l'umanità! nel contempo ci lasciamo riconoscere fratelli dagli altri cristiani.

 

2. CREDO IN UN SOLO DIO 

La parola "credo" ricorre quattro volte nel Simbolo, ma non ha sempre lo stesso significato. Nel nostro parlare di ogni giorno usiamo il termine "credo" con un significato diverso da quello che proclamiamo qui Noi siamo soliti dire: credo a qualcuno, o, credo che... e significa ritenere vero quello che qualcuno dice o che qualcuno ha detto. La parola credo usata così implica solo un'adesione dell'intelletto. Ad es.: credo che in Australia ci sono i canguri, credo a quello che dici, credo che fuori piove. Dire la parola "credo" in questi esempi non cambia nulla del nostro interno; al più abbiamo un'ulteriore informazione. Nel simbolo la parola credo è seguita tre volte dalla preposizione "in" e una volta da nessuna preposizione. 

Quando dico “credo in” intendo esprimere tutto un atteggiamento interiore di fiducia, di abbandono, un movimento della mia vita verso qualcun altro, una consegna della mia vita, un incontro. Per questo motivo questo modo di usare la parola credo si usa solo rivolta a Dio: credo in Dio, credo in Gesù, perché solo a Dio si può affidare la vita, solo a Lui la possiamo consegnare in modo definitivo. Credo in Dio è un'espressione che va ben oltre il ritenere vero che Dio esiste: questo lo sanno anche i demoni (Gc 2, 19)! Anche i demoni credono all'esistenza di Dio, e tremano: essi però non credono “in” Dio, cioè non gli affidano la propria esistenza, non lo amano, non gli ubbidiscono, non si abbandonano fiduciosi alla sua mano provvidente, non lo vogliono incontrare.

Con questa espressione noi vogliamo compiere un'azione di tutto il nostro essere, un'azione interiore: vogliamo interiormente scegliere Dio come nostra sicurezza, come nostro suggeritore e luogo ove riposare. A Lui mi affido, mi dono, perciò non temo più nulla e anche le difficoltà e le sofferenze le accolgo con fiduciosa speranza.

Quando pronuncio la quarta volta la parola "credo" dico: credo la Chiesa! Non dico: credo nella Chiesa, perché non affido la vita agli uomini che formano la Chiesa, solo Dio è degno e capace di accogliere la vita umana e di sostenerla e di amarla per sempre. Dico: credo la Chiesa, per affermare che so che la Chiesa è opera di Dio e quindi Gliene sono riconoscente e mi glorio di farne parte! 

La mia vita l'affido ad un unico Dio: so che non stanno davanti a me numerose divinità che si contendono la mia vita! Un solo Dio, un'unica Luce davanti ai miei occhi per attirarli in un'unica direzione. E se questo Dio mi si rivela come una Trinità di persone, ciò non significa che esistono tre divinità, tre dèi. Le Tre Persone sono il modo con cui io posso contemplare l'unico Amore divino che, proprio perché Amore, è Trinità!

Questo termine "Trinità" non compare nel Credo, come non compare nella S. Scrittura. Esso viene da una riflessione semplice sulla vita di Dio, come ci è manifestata da Gesù, che parla di sé come del Figlio unico del Padre e parla dello Spirito Santo come di un Altro, un Terzo Amore divino. 

Volendo esprimere con una sola parola questa ricchezza triplice di Vita usiamo da secoli il termine Tri-unità, Trinità! 

Dio è uno, ma Egli per mostrare a me la sua ricchezza d'amore ed incontrarsi con me mi rivela la Pienezza della sua Vita, il movimento del Suo Amore. L'Amore dona se stesso (Padre), l'Amore donato risponde donandosi nella dipendenza volontaria (Figlio), l'unità di queste espressioni d'Amore è una Terza fiamma d'Amore dell'unico Fuoco (Spirito Santo)!

Dio è uno solo, ma io - uomo - devoti usare il numero tre per descriverlo. Egli rimane Uno nella Sua essenza, benché la Luce percepita dai miei occhi risponda a Tre colori diversi. 

A quest'unico Dio che è Amore io affido la mia vita! e la mia vita stessa mentre s'immerge in Lui impara ad amare come ama un padre, come ama un figlio, come ama uno sposo o un amico. Man mano che mi lascio coinvolgere da questo unico Dio mi trovo nel cuore una trinità d'espressioni d'amore!

La mia stessa esperienza d'amore mi aiuta a comprendere il mistero della Trinità di Dio!

 

NOTA: La vita di Dio è per l'uomo ovviamente un mistero. Con la nostra ragione non la avviciniamo. Se Egli però ci dà la Sua sapienza allora possiamo conoscerla. Lo Spirito di Dio ci può rivelare i suoi segreti! (1 Cor 2). Il mistero della Trinità di Dio non è perciò misterioso o oscuro per coloro che lo avvicinano con amore. Possiamo anzi comprendere come Dio - sapendo che Egli è amore (come ci testimonia Giovanni, 1 Gv 4, 8) - non possa essere che Trinità! che comunione di vita tripersonale.

Se Dio fosse unica persona (come pretendono di affermare anche molte sette moderne, tra le quali i Testimoni di Geova) non può essere amore! Se Dio fosse unica persona non avrebbe potuto amare, e quindi essere se stesso, prima della creazione del mondo!

Amore è relazione di persone distinte. Prima della creazione Dio non potrebbe essere se stesso. Egli avrebbe bisogno di creare qualcuno per stabilire con lui una relazione e poter così essere amore. Se ha bisogno di qualcuno non è libero! e così non sarebbe Dio!

Se una delle sue creature poi si ribellasse, come potrebbe questo Dio mostrare la propria superiorità e divinità se non con la distruzione o annientamento del ribelle? Le religioni che pretendono di adorare un Dio unica persona hanno al centro del loro messaggio proprio la distruzione dei nemici del loro Dio. Ed essi stessi, contemplando un Dio siffatto, divengono dittatori o tiranni, dediti al plagio e all'inganno. Non riescono ad amare se non i propri correligionari e non concepiscono l'amore dei nemici ed il perdono!

Dio Amore è tale perché dona se stesso, e perciò è Trinità (come sopra ho tentato di esprimere). Dio può amare, è Amore prima della creazione. Le creature non gli sono necessarie: sono frutto di amore libero, di libertà. Se esse si ribellano, Egli dimostra la propria divinità e superiorità continuando ad amarle anzi, disponendo per loro il Figlio, che le riconquisti all'amore con libertà e dolcezza, mostrandone l'esempio e dandone la forza!

Chi contempla Dio Trinità è portato ad amare tutti, anche quelli fuori della sua fede, anzi è portato ad amare anche i nemici. L'unica fede al mondo che prevede e chiede e dona amore ai nemici è la fede cristiana! E se tra i cristiani taluno non ama, è dovuto al fatto che egli non è più in contemplazione e in adorazione di Dio Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: egli ha ripreso a ricercare se stesso.

Dio è Trinità e non può essere diversamente, pena non essere Amore! Rendiamo grazie a Dio che per mezzo di Gesù ci ha dato questa conoscenza della Sua Vita! Benché questa conoscenza superi le nostre capacità, percepiamo tuttavia che è Vera: lo Spirito Santo ci conduce alla Verità, così, non solo da contemplare la realtà di Dio, ma da essere trasformati da essa.

Conoscere una verità di Dio non è solo appagamento d'una curiosità, ma diventa per noi nuovo modo di vivere, realizzando in maniera sempre più piena le capacità seminate da Dio stesso nella nostra natura umana. Che cosa serve conoscere Dio Trinità? Serve per vivere come fratelli, serve per rendere le nostre famiglie e le nostre comunità umane luoghi di pace e di armonia, luoghi di gioia e di unità. Chi ama Dio (Trinità) diventa come Lui, capace di donarsi, di amare, di soffrire e godere insieme, diventa padre degli uomini, figlio e fratello!

 

3. PADRE

 

Per esprimere in concetti umani la realtà di Dio dobbiamo prendere le parole dalla nostra esperienza, pur sapendo che questa non è sufficiente né adeguata!

Ma non possiamo fare diversamente!

Ed ecco che al primo movimento dell'Amore divino diamo il nome di "Padre"! Padre è colui che - nella nostra esperienza - dà origine alla vita dei figli. Padre è Dio in quanto da Lui parte ogni iniziativa d'amore. Padre è il nome che Gesù mette sulle sue labbra e sulle nostre per amare Dio! Un termine che rende la realtà di Dio più vicina a noi, che ci aiuta a comprendere sì la superiorità e la grandezza del suo amore, ma anche la Sua tenerezza, che ci fa vedere come Dio non è una realtà distante, distaccata da noi, ma anzi, coinvolta con la nostra vicenda umana come lo può essere un papà coi suo figliolo! “Padre” è un termine che ci lascia intravedere come Dio non sia disposto a lasciarci in balia di noi stessi; allo stesso tempo è un termine che mette in noi la certezza che la nostra vita solo rimanendo unita a Lui è viva.

Padre è un termine di relazione: esiste solamente per indicare uno che ha dato e dà vita ad un altro, simile a Lui!

lo credo che Dio è Padre: credo che la mia vita viene da Lui, credo che Dio si è compromesso con me e che io vivo solo se rimango in relazione con Lui.

Questa fede in Dio Padre mi fa rifiutare quel movimento di pensiero e di abitudini che oggi si diffonde coi nome di secolarizzazione. E' un modo d'essere uomini come se Dio non ci fosse, come se la mia vita potesse non dipendere da Lui! E' la ripetizione del peccato originale!

Mi ritroverei a fuggire nudo pieno di paura per la mia condizione d'uomo e mi ritroverei a considerare il mio fratello Abele come un nemico da uccidere, benché innocente.

La storia del mondo attuale e passato non è forse una storia di paure e di violenze? L'uomo ha dimenticato d'avere un Padre, un Padre cui guardare per averne impulsi interiori d'amore, un Padre da ascoltare per riceverne sapienza, un Padre cui obbedire con amore. Dove ci sono persone che guardano al Padre con amore, là il mondo cambia,

là si rinnova la faccia della terra.

lo credo in Dio, Padre: voglio affidarmi a Lui, voglio far dipendere la mia vita dal Suo amore, voglio regolarmi secondo la sua sapienza.

Non credo in un Dio qualunque. Non credo in un Dio come lo può conoscere la mente dell'uomo intelligente. Credo solo in quel Dio che per me e per tutti gli uomini è Padre.

Affidandomi a Lui e lasciandomi illuminare da Lui, il Suo amore paterno rivestirà anche la mia vita!

E' per me doppia gioia credere in Dio Padre: mi sento al sicuro, nulla più mi impaurisce, nessun uomo mi fa soggezione e nessun avvenimento mi travolge. L'acqua che può riempire la barca della mia vita non mi fa disperare più, perché so d'essere nelle mani di un Padre! inoltre, credere in Dio Padre riveste la mia vita di un amore nuovo, capace d'iniziativa per i fratelli: l'amore del Padre mi avvolge e mi fa somigliante a Sé, mi rende in qualche misura "padre" per il mondo! Credere in Dio Padre trasforma la mia vita: mi rende gioioso e sereno come un bambino e responsabile e attento come una persona matura. 

Credere in Dio Padre non è solo una nozione in più: è invece una vita nuova che si sviluppa e cresce in me!

 

4. ONNIPOTENTE CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA

 

A Dio Padre attribuiamo una qualifica che compete solo a Lui, ma che può essere fraintesa. Onnipotente! Egli può tutto! E' un termine che ripropone affermazioni bibliche che lodano Dio perché nessun faraone può opporsi definitivamente ai suoi disegni, nessun Golia può vantarsi davanti a Lui: anche i venti e i mari gli obbediscono.

Ci è facile fraintendere. Quando diciamo ad es.: “ma Dio che è onnipotente non può stroncare le guerre, paralizzare le mani dei violenti?...” intendiamo dare alla parola onnipotenza il significato che le dà un tiranno. Noi abbiamo esperienza dell'uomo potente che fa ciò che vuole, che comanda, che reprime, che distrugge. La potenza esercitata dall'uomo sull'uomo è una potenza satanica, non è quella di Dio. Essa, se fosse esercitata da Dio, cancellerebbe il suo nome di Padre, manifesterebbe Dio come dittatore, non come Padre. “A Dio tutto è possibile” disse l'Angelo a Maria. Quel "tutto" però non è ... tutto! Quel "tutto" significa: "ogni sua parola", oppure 'tutto quel che ha detto". Perciò Dio non farà il male, non userà violenza...

L'onnipotenza di Dio è la potenza d'amore di un Padre! Essa si manifesta nella creazione, opera d'amore. “In principio Tu hai fondato la terra, i cieli sono opera delle Tue mani” canta un salmo (102, 26). L'onnipotenza di Dio si manifesta ancor più nella redenzione, come cantano i 24 vegliardi (Apoc 11, 17): “Noi ti rendiamo grazie, Signore Dio onnipotente, che sei e che eri, perché hai messo mano alla tua grande potenza e hai instaurato il tuo regno”.

La parola “onnipotenza” l'adoperiamo per esser aiutati a non mettere nessuno e nulla, nemmeno la forza dei nostri ragionamenti, al di sopra di Dio: “Sì, Signore Dio onnipotente; veri e giusti sono i tuoi giudizi!”.

Quanto Egli dice e dispone è il meglio. “Se io sapessi tutto ciò che Dio sa, vorrei di certo anch'io ciò che Dio vuole”, diceva una persona credente provata da molte difficoltà.

Al Padre attribuiamo la creazione; essa è atto d'amore! è dono d'amore! “Egli ha fatto cielo e terra”, dice la Scrittura!

Tutto è al di sotto di Dio. Nessuna creatura può mettersi alla pari con Dio, nessun uomo, nessun re o imperatore può pretendere superiorità su un altro uomo. Nessuna creatura per quanto misteriosa o attraente può occupare il cuore dell'uomo mettendosi al posto di Dio. La frase del Credo che stiamo esaminando è così un deciso rifiuto di ogni idolatria e di ogni assolutismo.

Al di sopra di ogni realtà c'è la Parola e l'Amore del Padre.

Noti voglio sottomettermi ad altre leggi formulate dagli uomini che mi renderebbero idolatra. Non mi voglio sottomettere all'idolo che è il denaro: quest'idolo m'impone la legge del profitto, del risparmio egoistico, mi obbliga a pensare già fin d'ora e a preoccuparmi ansiosamente della pensione, pur non sapendo se domani sarò ancora vivo! Quest'idolo mi fa dimenticare che c'è un Padre per me e per noi e che il Padre mi può dare responsabilità per i fratelli. Non mi voglio sottomettere all'idolo del piacere: quest'idolo mi impedisce di cercare il Regno di Dio, se solo costa un po' di fatica o rinuncia, mi fa esser attento al mio carattere e ai miei gusti, dimenticando le chiamate e le proposte del Padre! Non voglio sottomettermi all'idolo della materia: quest'idolo mi rende schiavo delle cose, della moda, del pensiero degli altri, m'impedisce la libertà interiore, la gioia e la pace che provengono dal Padre! mi impedisce l'amore per i suoi figli! Non voglio sottomettermi agli idoli delle fantasie che fanno nascere superstizioni d'ogni genere, perché ogni cosa, ogni animale, ogni fatto che succede è sottomesso a Dio! Ogni ferro di cavallo o oggetto simile appeso in casa o sulla macchina suona bestemmia contro questa parola del Credo!

lo credo e mi sottometto solo a Colui che tutto ha creato: Egli mi dà leggi che rispettano il mondo e gli uomini e rendono me grande della Sua grandezza!

Affermare che Dio è creatore di tutto significa pure affermare che tutto ciò che esiste ha uno scopo, che nulla è inutile, che tutto è stato fatto con buona intenzione! Di ogni creatura dice la S. Scrittura: “E Dio vide che era cosa buona!”.

L'uomo non deve perciò distruggere nulla e nessuno, anzi, essere riconoscente, godere di ogni cosa! “lo so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso” dice s. Paolo (Rm 14, 14). “Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie” (I Tm 4,4).

Questa frase del credo è perciò una parola che mi mette in pace e in un atteggiamento positivo verso ogni cosa: tutto viene da Dio, dal mio Padre! Gliene sono riconoscente. Con la riconoscenza viene nella mia mente una luce che mi fa intravedere come ogni realtà faccia parte di un disegno d'amore!

lo credo in Dio Padre creatore! non dico che è stato creatore, come se Egli fosse ora... disoccupato! Egli è sempre creatore. Per Lui il passar del tempo ha un significato diverso che per noi. Egli è creatore oggi: “Sostiene tutto con la potenza della sua parola”! (Ebr 1, 2). Oggi io sono un dono del Padre, oggi Egli mi dona il sole e le stelle e ogni cosa, oggi il Padre mi fa vivere! L'oggi di Dio non diventa mai ieri e per Lui non c'è il domani. Nuovo motivo per me di riconoscenza continua e fedele.

5. Di TUTTE LE COSE VISIBILI E INVISIBILI

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