SANTIFICATEVI

L'immagine di copertina ci introduce alla lettura di queste pagine. Essa si trova in un monastero del deserto di Giuda, vicino a Gerico. La pietra davanti all'immagine di Gesù ricorda il tempo trascorso dal Signore nel deserto a lottare per noi e a vincere, con la sua obbedienza alla Parola di Dio, la tentazione di vedere il Padre come un Dio dei poteri invece che il Dio dell'amore, il Padre che ama tutti e apprezza la bontà di tutta la sua creazione!
Gesù, attorniato dagli angeli che lo servono, ci attende nella sua santità, ci vuole uniti a sè, perché solo la sua vita è degna di Dio ed è come il Padre l'ha pensata. Noi siamo stati vinti dal male, e il maligno continua a tentarci per impedirci di avvicinarci a Gesù! Lui lo vince, per cui a noi non resta che godere della sua vittoria! Stando uniti a lui, umili e semplici, supereremo le prove che il Padre permette, perché possiamo dimostrargli amore e fedeltà.
Ci mettiamo con umiltà e con gioia sulla strada della santità: essa è già tracciata, su di essa abbiamo la guida sicura, e certamente arriveremo a godere la pienezza di vita del Padre di tutti!

Don Vigilio Covi

1.
"Ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: Voi sarete santi, perché io sono santo" (Pt 1,15-16). Così scrive San Pietro alle comunità cristiane dell'Asia Minore. Con parole simili anche San Paolo nelle sue lettere ci ricorda che siamo stati scelti per essere santi, che abbiamo la vocazione alla santità. Gli apostoli fanno eco alle Scritture, che ripetutamente insistono: "Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo" (Lev 19,2)!
Proveremo a esplorare le varie fasi della strada della santità. Che cosa significa essere santi, che cosa comporta, come si realizza? Da una parte ci vien detto: "Siete santi", dall'altra: "Santificatevi" o "Diventate santi". Nel libro dell'Apocalisse c'è questa esortazione: "Il santo si santifichi ancora" (22,11).
Ci soffermeremo su questi due aspetti della santità, quello che non dipende da noi e quello che si compie solo con la nostra partecipazione. Spero di non peccare di presunzione ad affrontare questo argomento. Lo faccio solo perché confido che lo Spirito Santo aiuterà voi e me ad avvicinarci a Gesù, che è "il santo di Dio" (Gv 6,69) e a realizzare così quella santità della nostra vita di cui la Chiesa ha bisogno per presentarsi al mondo e compiere la sua missione in mezzo agli uomini!
Anzitutto non possiamo dimenticare che il termine santo è un termine che qualifica Dio. Dio solo è santo! E perciò soltanto lui potrà usare questo attributo anche per persone o cose, che egli riconosce sue, di sua proprietà. Dio solo è santo, ed è tre volte santo, come cantano i Cherubini, secondo la testimonianza di Isaia profeta (Is 6,3).

Esaltate il Signore nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi,
perché è santo.

Esaltate il Signore nostro Dio,
prostratevi davanti al suo monte santo,
perché santo è il Signore, nostro Dio. Sal 99,5.9

2.
"Io, il Signore, Dio vostro, sono santo"! Che significa dire che Dio è santo? Il termine santo viene spiegato in vari modi. Il latino sanctus porta con sé la sfumatura della separazione da tutte le cose create, ritenute profane: è messo da parte per servire solo per il culto. L'ebraico dice pressappoco la stessa cosa: consacrato, destinato a Dio, purificato, pronto per essere adoperato nel culto. Il greco, la lingua usata dagli apostoli e dagli evangelisti, nei loro scritti adopera il termine hagios, che etimologicamente significa "senza terra", che sta cioè al di fuori o al di sopra della terra. Ciò che è al di fuori della terra non dipende da essa né dai suoi movimenti. Dio è santo: egli non cambia, non passa dall'amore all'odio quando gli uomini si ribellano o disubbidiscono a lui. Così possiamo e dobbiamo capire l'affermazione di Gesù: "Il Padre vostro celeste… fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti" (Mt 5,45). Egli infatti è santo, non si lascia influenzare dagli avvenimenti terreni, nemmeno dai comportamenti umani! Dio Padre rimane sempre Padre, e ci guarderà sempre con occhi di Padre! Dio è santo: per noi è una certezza gioiosa, una sicurezza: quando guardiamo a lui non lo troveremo mai cambiato. Egli sarà sempre così come ci è stato fatto conoscere sia dalla bontà della creazione che dalla Parola di Gesù, il Figlio prediletto. Ciò significa pure che egli non può essere considerato a immagine dell'uomo, cioè non lo conosciamo guardando gli uomini, piuttosto questi sono destinati a conformarsi a lui, perché creati "a sua immagine e a sua somiglianza". L'uomo perfetto è quello che porta in sè la pienezza dell'amore divino! Noi dobbiamo perciò imparare da Dio, osservare la sua santità come qualcosa che ci deve appartenere, se vogliamo essere uomini veri, completi, maturi. L'uomo, fin che non sarà santo, non sarà uomo in pienezza, non sarà realizzato del tutto!

Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
il figlio dell'uomo perché te ne curi?
Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi! Sal 8,4-7

3
L'uomo santo è colui che porta in sè la vita di Dio, il solo santo! E chi può essere se non l'Unigenito Figlio di Dio? Gesù perciò è chiamato "il santo di Dio". In lui, in Gesù, vediamo la santità, la possiamo quasi toccare, e soprattutto accogliere in noi, perché egli stesso ha detto: "Chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato"! "Io sono nel Padre e voi in me e io in voi"! La santità in noi comincia quindi nel momento del nostro Battesimo! In quel momento veniamo accolti nella vita d'amore di Dio Padre Figlio e Spirito Santo! In quel momento diveniamo membra del Corpo di Cristo, la Chiesa! Nel Battesimo diventiamo "santi". E non importa se comprendiamo o no: il dono di Dio è tale anche per i bambini che non capiscono nulla!
Potremmo paragonare la santità ad una medaglia! Immagina di averne una tra le mani: di essa puoi considerare tre elementi: il materiale con cui è fatta e le immagini impresse sui due lati. La nostra santità è fatta col materiale dell'amore di Dio Padre! È quello che noi siamo perché egli ci ha accolti nella sua Vita, ce l'ha donata, ci ha arricchiti del suo santo Spirito! Ciò è avvenuto nel Battesimo. E le due facce? Potremmo vedere in una di esse la riproduzione della vita e della morte di Gesù, quella morte con cui egli si è offerto al Padre in un atto d'amore unico e irripetibile; sull'altro lato la risurrezione del Signore, la vita nuova che egli dona a chi crede in lui e si unisce a lui nel morire alle cose della terra, vita gioiosa e preziosa, vita da cui sgorga sempre nuova forza per sopportare e affrontare disagi e croci e persino persecuzioni, vita che desidera e cerca di esprimersi in un amore concreto verso tutti!

Di questo gioisce il mio cuore,
esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. Sal 16,9-11

4.
Già anticamente c'è stato chi ha proposto un percorso di santità per i cristiani. È famosa l'opera di un certo Giovanni, vissuto come monaco sul monte Sinai. Egli ha scritto "La scala del paradiso", descrivendo la vita cristiana come il salire i gradini di una lunga e ripida scala: per questo è stato soprannominato Climaco, dalla parola "scala" in latino. Io non mi sogno nemmeno di fare una cosa del genere, sia perché bisognerebbe essere avanti su quella scala, - ed io non lo sono -, sia perché voi siete già a buon punto nell'amore a Gesù Cristo, fonte e modello di ogni santità! Ciò nonostante, pensando che anche qualcosa di imperfetto può essere utile, provo a dirvi qualcosa su quest'argomento. Cominciamo col renderci conto della nostra situazione.
Siamo uomini, eredi di Adamo, di quell'Adamo che ha messo tra sè e Dio un po' di pensieri, di dubbi, di sospetti persino. Egli ha sospettato che Dio fosse in qualche modo attento ad impedirgli di raggiungerlo, geloso della sua libertà, e, dubitando del suo amore di Padre, ha ignorato i suoi insegnamenti. Quante volte questi dubbi e questi pensieri sono ancora presenti in noi e ci impediscono di abbandonarci ai disegni di Dio, anzi, ci fanno pronunciare dei giudizi contro di lui: " Perché Dio non fa, perché permette, non dovrebbe, se ci fosse un Dio questo non succederebbe… " e così via. Queste domande e questi pronunciamenti tengono il nostro cuore distante da lui, e la nostra mente non cerca nemmeno più la Parola e la sapienza del Padre! Forse arriviamo ancora a dire " Padre nostro che sei nei cieli… ", ma senza dare importanza a queste parole, impedendo che esse trasformino il nostro cuore. La santità che abbiamo ricevuto in dono fin dal battesimo trova grande inciampo in questi nostri pensieri.

Lo stolto pensa: "Dio non esiste".
Sono corrotti, fanno cose abominevoli, nessuno fa il bene.
Dio dal cielo si china sui figli dell'uomo
per vedere se c'è un uomo saggio che cerca Dio.
Tutti hanno traviato, tutti sono corrotti;
nessuno fa il bene; neppure uno. Sal 53,2-4

5.
San Pietro (1Pt 1,18) scrive che abbiamo ereditato una "vuota condotta" dai nostri padri, e da questa siamo stati liberati grazie al "sangue prezioso di Cristo"! Il nostro modo di vivere è una "vuota condotta", cioè una vita vana, fondata su futilità, e quindi non ci soddisfa mai, perché ogni giorno ci porta le sue illusioni e conseguenti delusioni. È la fede in Gesù e l'amore a lui che danno significato a tutto, rendono piene e significative le nostre ore e i nostri giorni. Se non ci fosse questa novità, perché vivere? Le nostre gioie sarebbero molto brevi, sarebbero senza profondità, soltanto allegria passeggera. E le nostre sofferenze diverrebbero insopportabili. Perché soffrire? Cercheremmo in ogni modo di eliminare la sofferenza fisica e morale, ricorrendo pure a metodi irragionevoli. Non è irragionevole il ricorso a maghi e cartomanti, a guaritori d'ogni tipo? Eppure quante persone svuotano il proprio portafoglio nel loro, pur di avere soltanto la promessa di un sollievo! L'eredità che abbiamo ricevuto da Adamo è ben povera cosa, e chi non ha saputo o voluto sostituirla con il dono di Dio, il suo Figlio, si ritrova ogni giorno sempre più deluso e s'avvicina alla disperazione. La delusione che accompagna la nostra vita ci porta in molti modi ad aumentare il carico di sofferenza del mondo, perché ci apre la porta a commettere e giustificare una lunga serie di peccati. Nella nostra vuota condotta non riusciamo ad accorgerci della presenza e della sofferenza degli altri, ci chiudiamo nel nostro egoismo, cerchiamo sempre nuovi stimoli per stuzzicare i nostri sentimenti e la nostra allegria. E diventiamo superficiali, incapaci di discernere ciò che fa male a chi ci sta vicino, incapaci di vincere le tentazioni, anche quelle più terribili che portano a dividere le famiglie. Dentro questa vuota condotta deve entrare la novità, che dia significato alla vita dell'uomo, un significato divino, deve entrare la santità di Dio!

Sono l'obbrobrio dei miei nemici,
il disgusto dei miei vicini,
l'orrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono caduto in oblio come un morto,
sono divenuto un rifiuto. Sal 31,12s

6.
La santità entrerà gradualmente nella nostra condotta, passo dopo passo, o gradino su gradino, come su di una scala che ci viene messa davanti. La percorreremo con Gesù: è la scala della santità! Prima di affrontare questa scala ci prepariamo psicologicamente con questa domanda: è una scala che sale o una scala che scende? Se immaginiamo Dio in alto, pensiamo automaticamente la scala della santità come una scala in salita, che ci permetta, gradino per gradino, di raggiungerlo! Se, invece di immaginarlo, guardiamo colui che ce lo manifesta, Gesù, il Figlio, allora vediamo che egli si è abbassato fino ad essere nostro servo, si è abbassato nelle acque del Giordano, si è abbassato nella morte, e nella morte di croce. Allora la scala della santità che deve raggiungere Dio e Gesù è una scala in discesa! "Imparate da me, che sono mite e umile", ci ha detto. Per imparare l'umiltà dobbiamo scendere, gradino per gradino, fino ad arrivare al rinnegamento di noi stessi; in noi risplenderà la luce pura e vera di Dio. La scala che sale e la scala che scende. Adamo volle affrontare quella che sale, con le sue forze, con le sue idee, con la sua decisione. Quella che scende l'ha affrontata Gesù, accettando giorno per giorno la volontà del Padre. Dov'è arrivato Adamo? Non è arrivato a Dio, benché avesse voluto raggiungere la statura di Dio! Egli è arrivato ad accusare e a denunciare Dio di fronte alla propria coscienza, ma questa sua ostinazione lo ha portato a trovarsi lontano da lui, dagli uomini, dalla propria pace e da se stesso, e a mettersi persino in lotta con tutto il creato. La scala in salita non la dobbiamo affrontare con le nostre visuali e con le nostre forze: quella scala ce la farà percorrere Dio stesso, con i suoi metodi e con la sua forza. La scala che sale è un ascensore: esso sale man mano che noi percorriamo i gradini della scala in discesa. Dio ha dato la massima esaltazione al Figlio quando questi è arrivato all'ultimo gradino della scala che scende!

Signore, non si inorgoglisce il mio cuore
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze.
Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l'anima mia. Sal 131,1-2

7.
Ci troviamo sempre più in alto sulla scala che sale verso Dio, man mano che percorriamo i gradini della scala che scende. Noi ci preoccupiamo di scendere, e Dio si occupa di innalzarci, di portarci vicino a sè, di rivestirci del suo amore infinito. Noi scendiamo nelle acque del battesimo, e ci ritroviamo già figli di Dio, già così in alto, oltre i confini del tempo e dello spazio. Il battesimo è l'ascensore con cui il Padre ci attira a sè e ci fa santi, ci fa suoi. Il battesimo Gesù l'ha voluto per noi: egli stesso ha ordinato ai suoi apostoli di battezzare tutte le genti facendole sue discepole!
Il Battesimo è un atto che coinvolge due persone: colui che si fa battezzare e colui che battezza. Colui che si fa battezzare arriva a questa decisione perché vuole accettare nella sua vita il Signore Gesù come suo salvatore ed essere membro del suo Corpo, vuole professare la fede della Chiesa nell'unico Dio, Padre Figlio e Spirito Santo, vuole vivere tutta la sua vita in comunione con gli altri credenti! Colui che battezza non agisce per conto proprio, ma come ministro della Chiesa che accoglie al proprio interno il nuovo figlio di Dio. Colui che si fa battezzare si ritiene chiamato da Dio stesso a cambiare la propria vita donandogliela, e si prepara orientando i propri desideri alle cose di lassù e si dispone ad obbedire alla Chiesa con umiltà. Colui che battezza sa di compiere un atto che è sacramento dell'azione di Dio. Le sue parole e il suo gesto di versare l'acqua sul battezzando sono riconosciuti in cielo: Dio riconosce quel figlio di Adamo come proprio figlio, e Gesù lo associa a sè, al proprio Corpo santo offerto in sacrificio gradito al Padre. Da questo momento il battezzato è veramente santo. La sua vita non è più vita d'uomo erede del peccato, ma vita di figlio erede della grazia di Dio! Il battezzato continuerà a vivere in questo mondo, dove sarà costantemente insidiato dall'egoismo, ma Dio ha preparato altri doni perché il figlio suo non si perda!

Annunzierò il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: "Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato". Sal 2,7

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Nihil obstat, P.Modesto Sartori, cens. eccl., Trento, 06.01.2008