COMINCIÒ A SEGUIRLO 8/10
Luca 16, 1 - 19,10
Traduzione CEI 1997


Traduzione CEI 1997
Meditazioni contemplative sul Vangelo secondo Luca, 16, 1 - 19,10

8/10
Questo è l'ottavo della serie di dieci opuscoli, aiuto alla lettura del Vangelo secondo Luca. Al testo evangelico (traduzione CEI del 1997) viene affiancata una meditazione in forma di preghiera rivolta a Gesù, il Signore risorto che ci incontra: Egli ci rivela se stesso, termine e compimento delle Sacre Scritture, pienezza ed eternità della nostra vita.

Le undici meditazioni potrebbero accompagnarti in un cammino di esercizi spirituali con metodo simile alla Lectio Divina.
Ti devi regalare qualche ora di tempo per alcuni giorni. Puoi leggere e rileggere adagio il brano del Vangelo, con pace e tranquillità. Una prima lettura della meditazione può aiutarti a fissare ancora più l'attenzione sull'una o sull'altra frase del Testo evangelico. Queste frasi le puoi ripetere una ad una molte volte, con calma, al ritmo del tuo respiro. Gli antichi Padri paragonavano questa ripetizione al ruminare degli animali, passaggio necessario al cibo per diventare energia vitale.
La Parola, passando e ripassando dalla nostra mente al nostro cuore, continuamente "rimasticata", ci allieta e ci nutre con ciò che essa contiene. Essa è piena e pregna d'amore, anzi, di Spirito Santo, quello Spirito che fa risplendere sul tuo volto l'immagine e la gloria del Figlio!
Come la spugna, pregna d'acqua, passando sul tavolo, lo bagna e lo pulisce, così la Parola, passando e ripassando, purifica la nostra mente da ogni pensiero mondano, e riempie il nostro cuore dello Spirito del Dio vivente!

Nihil obstat: cens. eccl. P. Modesto Sartori, Arco, 16.08.2006

1. So io cosa fare (Lc 16, 1-12)
2. Viene annunziato il Regno di Dio (16, 13-18)
3. Ho cinque fratelli (16, 19-31)
4. Siamo servi inutili (17, 1-10)
5. Tornò indietro (17, 11-21)
6. Nei giorni del Figlio dell'uomo 17, 22-37
7. Pregare senza stancarsi mai (18, 1-14)
8. Una cosa ancora (18, 15-23)
9. Si compirà tutto (18, 24-34)
10. Cominciò a seguirlo (18, 35-43)
11. Scendi subito (19, 1-10)

1. So io cosa fare (Lc 16, 1-12)

1 Diceva anche ai discepoli: "Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.
2 Lo chiamò e gli disse: Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare.
3 L'amministratore disse tra sé: Che farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza, mendicare, mi vergogno.
4 So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua.
5 Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo:
6 Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua cambiale, siediti subito e scrivi cinquanta.
7 Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua cambiale e scrivi ottanta.
8 Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
9 Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza ingiusta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

10 Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti.
11 Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza ingiusta, chi vi affiderà quella vera?
12 E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?"

1.
Raccontando la parabola del padre fedele, Signore Gesù, ci hai lasciato comprendere che è stata la ricchezza a suscitare nel figlio minore quel desiderio di libertà, che lo ha portato a vivere lontano dal padre in modo dissoluto. E ancora la ricchezza ha reso invidioso, geloso, superbo e senza misericordia il figlio maggiore. Tutt'e due i figli hanno fatto soffrire il padre: si sono lasciati allontanare da lui dal loro errato rapporto con i beni di questo mondo. Se ne sono sentiti padroni, e non soltanto amministratori!
Ora tu, Gesù, parli ai tuoi discepoli, che vivono nel mondo e quindi hanno a che fare ogni giorno con le cose, le ricchezze, il denaro. Si lasceranno condizionare da esso? Il denaro avrà anche sul loro cuore quell'influsso che possiede sul cuore di tutti gli uomini? Sarà padrone della loro vita, delle loro azioni?
Grazie per la parabola che ci racconti. Hai fatto apposta a formularla in modo da attirare la nostra attenzione!
Un amministratore s'è fatto padrone di ciò che era incaricato soltanto di amministrare: allora il vero proprietario gli toglie il compito, ed egli rimane senza lavoro. Per vivere non gli resta che fare il manovale. Ma non è abituato. Dovrà mendicare? È vergognoso! Ha ancora un po' di tempo a disposizione: egli cerca di sfruttarlo bene: fin che ne ha la disponibilità, regala una parte dei beni del suo padrone ad alcuni che avevano ancora dei debiti. Questi dovranno essergli riconoscenti vita natural durante: egli si garantisce così il futuro. Ha saputo usare con scaltrezza la propria autorità, e la propria disonestà!
Gesù, tu stai pensando ai tuoi discepoli: fossero così attenti e pronti a pensare al dopo, decisi a far passi coraggiosi in vista di quel futuro che dura l'eternità! Non puoi che lodare la previdenza dell'uomo interessato a garantirsi la sopravvivenza in questo mondo: vorresti vedere gli uomini altrettanto impegnati nel pensare e preoccuparsi del Regno di Dio! Fossero i tuoi discepoli, che sono figli della luce, così risoluti, pronti e coraggiosi nel prendere le decisioni necessarie ad assicurarsi la vita eterna! Essi userebbero diversamente anche il denaro! Questo non diventerebbe il loro padrone. Tu lo chiami mammona d'ingiustizia: gli uomini lo prendono come una sicurezza, un fondamento, una garanzia, e perciò se ne appropriano, come se potesse appartenere loro per sempre. Ma un giorno quel denaro verrà a mancare: non ci seguirà quando passeremo il confine del tempo. Allora ci sentiremo ingannati da esso; ma l'inganno ci pesa addosso già fin d'ora, perché, se riteniamo importante il denaro, esso cambia il nostro rapporto con Dio e il nostro rapporto con gli uomini! Non saremo capaci d'essere figli per Dio né fratelli per gli altri uomini. Un rapporto così stretto col denaro ci priva dello Spirito Santo. Esso è quindi una ricchezza "ingiusta", perché distorce e distrugge il nostro giusto rapporto con Dio e con i fratelli.
L'amministratore condonò grossi debiti in modo disonesto per garantirsi un'amicizia su questa terra. Non sarò io capace di acquistarmi col denaro in modo onesto un'amicizia nel Regno dei cieli? I poveri vi saranno accolti certamente, perché Dio è loro amico, amico degli oppressi, dell'orfano e della vedova! Se questi diventassero miei amici, miei debitori, essi intercederebbero per me ed io sarei accolto nelle tende di Dio!
Gesù, tu continui il tuo insegnamento. Di poco conto è la grande quantità di denaro che l'uomo può possedere. È di poco conto e per di più esso non è nostro definitivamente, ma solo per un po' di tempo. Esso non ci appartiene, ci è affidato, e noi ne siamo solo amministratori. Se sarò fedele nel compito di adoperarlo senza attaccargli il cuore, potrò ricevere compiti maggiori, quelli che procurano la vita divina agli uomini, servizi e incarichi nella tua Chiesa!
Se saprò distaccarmi dal denaro, farne un dono del tuo amore ai tuoi poveri e ai tuoi piccoli, tu mi renderai strumento di salvezza eterna, e salverai anche me!
Ti rendo grazie, Signore Gesù!


2. Viene annunziato il Regno di Dio (16, 13-18)

13 "Un servitore non può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e la ricchezza".
14 I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui.
15 Egli disse: "Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa detestabile.

16 La Legge e i Profeti arrivano fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno usa violenza per entrarvi.
17 È più facile che passino il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge.
18 Chiunque manda via la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio."

2.
Signore Gesù, ora tu parli di servizio. Ogni uomo è un servitore, anche colui che si sente libero di fare ciò che vuole perché può disporre di denaro. Chi serve appunto il denaro, cioè la propria brama di possederlo, ha il denaro come padrone. Egli dovrà seguire le esigenze che il denaro gli impone, e si dimenticherà dei poveri, dei fratelli, del tempo da dedicare a Dio, e di Dio stesso. Chi serve la legge del denaro dimentica la legge di Dio: il possesso del denaro si mette al posto di Dio nel cuore dell'uomo. Esso pretende di essere la garanzia della sua vita, il suo appoggio sicuro: diventa idolo!
Signore Gesù, tu ci vuoi servi di Dio, obbedienti al Padre, legati a lui, affezionati al suo cuore attento ai poveri! Egli deve essere da noi riconosciuto come la nostra unica sicurezza, il nostro rifugio. Servire lui è la nostra gioia! Abbandoneremo il desiderio e l'attaccamento al denaro come immondizia, come la peggiore idolatria!
Quanto è difficile, Gesù, accogliere la tua Parola! Chi vuole apparire religioso trova giustificazione nella propria religiosità per pensare che il denaro sia benedizione di Dio, sia donato da lui come premio per l'osservanza della Legge. Così pensano i farisei, che ridono di te, disprezzandoti. Essi amano il denaro e fanno vedere di amare Dio. Essi servono a due padroni. Li servono proprio tutt'e due? Il denaro lo servono davvero, lo custodiscono con cura. Con altrettanta cura non conservano però la Parola di Dio, tanto meno accolgono te, Inviato del Padre!
Per questo tu sei duro con loro e riveli la menzogna della loro posizione, menzogna che inganna i semplici e i poveri. Essi pensano ciò che Dio non pensa. Dio infatti vede qual è il tesoro del loro cuore, ben diverso da ciò che vogliono far vedere! Usando parte del denaro per offrire sacrifici nel tempio essi giustificano l'attaccamento che hanno per esso e si fanno vedere dagli altri come graditi a Dio, amati da lui. Ma Dio ha parlato per mezzo dei profeti e ha condannato persino i sacrifici offerti, sì a lui, ma con cuore privo di misericordia verso i poveri e i sofferenti. Un tale comportamento è un "abominio", un idolo posto in mezzo al tempio! Chi si comporta così non fa parte del popolo di Dio e non farà parte nemmeno del Regno che è iniziato con te.
Tu, Gesù, ora parli del tuo Regno! Giovanni il battezzatore ha chiuso l'attesa dei patriarchi e dei profeti. Egli ha atteso e indicato colui che la Legge e i Profeti hanno promesso. Queste promesse ora sono realizzate da Dio, compiute nel Regno! Chi ama Dio ora, da una presunta osservanza della Legge, passa all'ascolto diretto del Messia nel compimento del Regno.
Ciò sarà difficile soprattutto per coloro che deridono colui che lo annuncia! Ma anch'essi sono invitati. Sono invitati anche coloro che sono schiavi delle ricchezze e del denaro. Essi dovranno far violenza contro i propri desideri e le proprie tendenze. Se vogliono entrare devono faticare. Il Regno non si apre per i pigri, né per i disobbedienti a Dio! Il Regno non è una facilitazione per nessuno. Ciò che la Legge dice è tutto volere di Dio. Non cade dalla Legge quella parola che mette in guardia dalle ricchezze, né quella che maledice le ingiustizie sociali. Soprattutto non viene cancellata dalla Legge la Parola che annuncia il Servo di Dio, il Messia, come un re umile, come un giusto che salva gli uomini con l'offerta di se stesso in sacrificio, e apre così il Regno agli umili, ai poveri, ai peccatori: essi lo raggiungono benché non siano i legittimi eredi.
I ricchi non disattendono solo quelle parole della Legge che riguardano la ricchezza, ma anche quelle che riguardano la vita e la famiglia! Essi considerano le relazioni familiari di marito e moglie alla stregua di acquisti e vendite, e, disponendo del denaro, si ritengono padroni di seguire gli ondeggiamenti dei propri sentimenti e dei propri istinti.
Tu, Signore Gesù, ricordi la Volontà del Padre e le sue intenzioni anche a questo proposito. Come l'uomo deve manifestare il volto misericordioso di Dio col proprio distacco dal denaro e il suo uso per i poveri, così deve manifestare la fedeltà del Padre con la propria fedeltà nei rapporti familiari!
Grazie, Gesù! Tu mi riporti a contemplare il Padre e a vivere per lui, per dargli gloria manifestando in me la bellezza e la pienezza del suo amore!
Gloria a te, Signore Gesù!

3. Ho cinque fratelli (16, 19-31)

19 "C'era un uomo ricco, che portava dei vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti.
20 Un mendicante, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe,
21 bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
22 Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
23 Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui.
24 Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma.
25 Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ora, mentre lui è così consolato, tu sei in mezzo ai tormenti.
26 Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né alcuno, di laggiù, può giungere fino a noi.
27 E quello replicò: Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre,
28 perché ho cinque fratelli. Li metta in guardia, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.
29 Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.
30 E lui: No, padre Abramo, ma se fra i morti qualcuno andrà da loro, si ravvederanno.
31 Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgerà dai morti".

3.
Signore Gesù, tu parli spesso dei ricchi e delle ricchezze. Spesso sei stato ospite di persone facoltose e hai rivolto loro gli inviti al Regno presente! I ricchi devono essere salvati, come i poveri, ma si trovano in una posizione sfavorevole, difficile. Essi, come tu hai già detto e come i Profeti spesso hanno insistito, dovrebbero usare le loro ricchezze per sollevare le sofferenze dei poveri; dovrebbero farsi carico di coloro che attendono da Dio il pane quotidiano. Essi lo possiedono per amministrarlo a suo nome secondo i suoi desideri.
Tu insisti, Gesù, con una nuova parabola. Sono molti infatti gli amici della ricchezza, molti coloro che servono mammona.
Un uomo ricco adopera le sue ricchezze per vestire e per mangiare. Nel vestire è vanitoso, nel mangiare è goloso. Per i vestiti segue la moda dei re e dei cortigiani privi di timor di Dio, per il mangiare le ricette complicate. È tutto preso dal vestire e dal mangiare. Non si accorge infatti che proprio davanti a casa sua Lazzaro muore di fame e non ha di che coprire le sue piaghe. Del ricco non conviene nemmeno ricordare il nome, perché Dio stesso ignora il nome di coloro che non si sono convertiti!
Lazzaro invece porta un bel nome: "Dio aiuta"! Egli attende da Dio il necessario, ma nessuno si fa alleato di Dio per lui. Non il ricco, che ne avrebbe la possibilità, ma non fa caso alle parole e alle sollecitazioni dei Profeti. Le piaghe del povero ricordano Giobbe, l'amico di Dio, ma inutilmente. Solo i cani immondi se n'accorgono e si avvicinano: nessuno li scaccia.
Tutt'e due muoiono, com'è ovvio. E tu, Gesù, con gioia fai intervenire gli angeli per portare Lazzaro accanto ad Abramo, affinché possa godere della benedizione promessa a lui e alla sua discendenza. Il ricco deve accontentarsi degli onori funebri degli uomini, ricchi come lui e vuoti di vita interiore, onori che non servono a colmare la distanza cui si era abituato, né a evitargli i tormenti dell'inferno che si è meritato.
Tu non dici, Signore Gesù, perché il ricco sia andato all'inferno. La ricchezza lo ha reso delinquente? Forse no. Tu ci lasci intuire solo questo: egli non ha ascoltato la Parola di Dio, non ha usato gli occhi per lui, non ha visto il povero, ha adoperato i doni di Dio solo per sé, non ha impiegato il denaro per farsi degli amici nelle dimore eterne!
Il povero gode l'amicizia di Dio e dei suoi santi, mentre il ricco ne è privato e soffre tremendamente senza speranza.
Tu, Signore Gesù, vuoi fare della tua parabola un invito pressante a conversione. Quel ricco non è l'unico. Molti sono come lui, molti continuano a vivere e godere dimenticandosi dei poveri e dell'amore che Dio ha per loro. Molti faranno la sua fine, se non cambiano strada, se non si convertono. Essi sono fratelli, e sono molti, tanti da occupare tutte le dita della mano.
Che cosa si deve fare per loro? Essi non pensano alla morte né all'eternità. Dicono che nessuno è tornato per dirci qualcosa, e ritengono veri gli spropositi senza fondamento e senza sapienza che vanno dicendo. Ecco, se uno almeno…, se anche solo uno ritornasse, se Lazzaro risuscitasse, crederanno!
Gesù, tu farai anche questo. Tu chiamerai dal sepolcro proprio uno che si chiama Lazzaro, ma dei ricchi nessuno ti darà ascolto, anzi…
Chi non dà attenzione alla Parola non ascolterà nemmeno chi risorge dai morti.
Tu stesso, Gesù, risorgerai, senza bisogno che alcuno ti chiami: ma i ricchi useranno il denaro per tentare persino di nascondere questo prodigio costringendo le guardie a mentire!
Tu ci rimandi alla Parola delle Scritture, al loro ascolto: da esse sapremo come usare le ricchezze, ma esse ci diranno pure come guardare i fratelli, e soprattutto come guardare te, per amarti, accoglierti, riconoscerti!
Signore Gesù, pietà di noi!

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