Fate questo in memoria di me 9/10
Luca 19,11 - 22,23
Traduzione CEI 1997


Meditazioni contemplative sul Vangelo secondo Luca 19,11 - 22,23

9/10
Questo è il nono della serie di dieci opuscoli, aiuto alla lettura del Vangelo secondo Luca. Al testo evangelico (traduzione CEI del 1997) viene affiancata una meditazione in forma di preghiera rivolta a Gesù, il Signore risorto che ci incontra: Egli ci rivela se stesso, termine e compimento delle Sacre Scritture, pienezza ed eternità della nostra vita.

Le undici meditazioni potrebbero accompagnarti in un cammino di esercizi spirituali con metodo simile alla Lectio Divina.
Ti devi regalare qualche ora di tempo per alcuni giorni. Puoi leggere e rileggere adagio il brano del Vangelo, con pace e tranquillità. Una prima lettura della meditazione può aiutarti a fissare ancora più l'attenzione sull'una o sull'altra frase del Testo evangelico. Queste frasi le puoi ripetere una ad una molte volte, con calma, al ritmo del tuo respiro. Gli antichi Padri paragonavano questa ripetizione al ruminare degli animali, passaggio necessario al cibo per diventare energia vitale.
La Parola, passando e ripassando dalla nostra mente al nostro cuore, continuamente "rimasticata", ci allieta e ci nutre con ciò che essa contiene. Essa è piena e pregna d'amore, anzi, di Spirito Santo, quello Spirito che fa risplendere sul tuo volto l'immagine e la gloria del Figlio!
Come la spugna, pregna d'acqua, passando sul tavolo, lo bagna e lo pulisce, così la Parola, passando e ripassando, purifica la nostra mente da ogni pensiero mondano, e riempie il nostro cuore dello Spirito del Dio vivente!

1. A chi ha sarà dato! 19,11-27
2. Il Signore ne ha bisogno 19,28-40
3. La mia casa sarà casa di preghiera 19,41-48
4. Manderò mio figlio 20,1-19
5. Mostratemi un denaro 20,20-26
6. Siedi alla mia destra 20,27-44
7. Ha messo più di tutti 20,45 - 21,7
8. Occasione di dare testimonianza 21,8-19
9. Alzate la testa 21,20-38
10. Andate a preparare 22,1-13
11. Fate questo in memoria di me 22,14-24

1. A chi ha sarà dato! Lc 19,11-27

11 Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.
12 Disse dunque: "Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare.
13 Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d'oro, dicendo: Fatele fruttare fino al mio ritorno.
14 Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro alcuni messaggeri a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi.
15 Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato.
16 Si presentò il primo e disse: Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate altre dieci.
17 Gli disse: Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.
18 Poi si presentò il secondo e disse: Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate altre cinque.
19 Anche a questo disse: Tu pure sarai a capo di cinque città.
20 Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua moneta d'oro, che ho tenuta nascosta in un fazzoletto;
21 avevo paura di te, che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato.
22 Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato:
23 perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi.
24 Disse poi ai presenti: Toglietegli la moneta d'oro e datela a colui che ne ha dieci.
25 Gli risposero: Signore, ne ha già dieci!
26 Io vi dico: A chi ha sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.
27 E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qua e uccideteli davanti a me".

1. A chi ha sarà dato!

Signore Gesù, sei con i discepoli in casa di Zaccheo, al quale hai annunciato la salvezza. Chi ti ascolta sta pensando ancora ad una salvezza provvisoria, come può essere la salvezza in questo mondo: continuano infatti ad attendere e ad attendersi una regalità nel regno terreno di Israele! La città santa, Gerusalemme, città del re Davide, è vicina: essi s'aspettano da un momento all'altro un grande cambiamento politico. Tu avevi detto sì che il regno di Dio era presente in mezzo a loro, ma essi non erano riusciti a comprendere le tue parole!
Tu ora li vuoi aiutare con la parabola. In essa parli di te e di loro, del tuo regno e del loro compito, del tuo rapporto con loro, che non deve venir meno, nemmeno alla tua morte.

Sei tu l'uomo di nascita "nobile" che deve partire per un viaggio molto importante. Devi andare lontano, là dove nessuno ti può accompagnare, là dove nessuno può comandare! Là tu riceverai il titolo di re, là riceverai autorità per noi qui, perché qui tornerai e rimarrai per sempre.
Formuli questa parabola pensando a fatti realmente accaduti nella storia del tuo popolo: anche se tragici, tali fatti possono servire per comprendere i disegni di Dio. Tutto ciò che succede può essere d'aiuto a interpretare la tua storia con noi e il nostro rapporto con te. Tu te ne vai, ma non abbandoni i tuoi, che sono i tuoi servi: ad essi, a tutti, affidi ciò che ti appartiene, le tue grandi ricchezze.
Ad essi, come a un'unica squadra, affidi dieci mine, anzi, il compito di occuparsene fino al tuo tornare: il ritorno è sicuro, avverrà certamente, poiché non te ne starai lontano per sempre.
In questo racconto, Gesù, non dimentichi l'odio che nutrono verso di te i membri più in vista del tuo popolo. I discepoli dovranno essere pronti, non scandalizzarsi del rifiuto che ti opporranno i capi di Gerusalemme, dove sarai tra poco. Essi non ti vorranno, non accetteranno la tua regalità. Anzi, proprio essi ti spingeranno "lontano", ma non potranno impedire che tu sia di nuovo tra i tuoi, vivo, e vero Signore per loro.
Quando tu starai di nuovo tra i tuoi, che cosa farai? Anzitutto li incontrerai ad uno ad uno, e di ciascuno esaminerai la fedeltà. Mentre eri "lontano", ti hanno amato anche se i capi ti odiavano? Hanno avuto cura di ciò che tu hai loro consegnato? Si sono messi, con dedizione e con gioia, a servizio di ciò che stava a cuore a te?
Ebbene, ecco uno e poi un altro: nel tempo della tua lontananza essi sono rimasti tuoi servi, si sono impegnati per te, con amore intenso e continuo, senza pensare a se stessi. Il primo ha guadagnato dieci volte tanto (tu parli così trovandoti in casa di Zaccheo, il ricco che se ne intendeva di guadagni!)! Questo primo servitore, come pure il secondo, non si vanta di aver capacità particolari, né di aver lavorato molto. Egli attribuisce il successo al tuo denaro, una ricchezza che produce frutto da sé. Noi sappiamo che la ricchezza che porta frutto da sé è il tuo Vangelo, la tua Parola, quando la teniamo nel cuore con amore e la viviamo concretamente!
Il tuo premio, segno della tua gioia, è una fiducia smisurata: al servo fedele consegni una grande responsabilità nel tuo regno: dieci città, a colui che ti ha amato tanto mentre eri lontano! Così pure a chi ha raggiunto minori risultati, ma ti è stato comunque fedele.
L'altro invece, il diverso, non si è impegnato per te. Mentre eri lontano ti ha ignorato, ha ignorato i tuoi beni, la tua grazia. Egli l'ha riposta, si è lasciato guidare dall'egoismo che genera paura, non dall'amore. È vissuto come quelli che ti giudicano, come quelli che pensano che Dio sia un padrone capace solo di comandare. Egli ha cercato di fare il minimo, come coloro che obbediscono senza amare, come chi osserva la legge senza amore per colui che l'ha data con amore.
Gesù, cosa farai? Certamente non puoi dare responsabilità nel tuo regno a chi non ti ama. Tu non lo castighi, ma gli togli anche quel poco che gli avevi consegnato. Il discepolo che non si è impegnato per te rimarrà senza gioia, senza responsabilità, perché non si è meritato fiducia.
Egli tuttavia non sarà escluso come quelli che si sono esclusi rifiutandoti. Quelli resteranno privati della vita, perché hanno rifiutato la vita!
La tua parabola termina in modo terribile: era l'usanza del tuo tempo, quanto aveva compiuto Erode con i suoi nemici. La sorte tremenda riservata ai ribelli ci aiuta a comprendere la gravità del rifiuto della tua autorità. Accoglierti o non accoglierti non è indifferente, è questione di vita o di morte!
Signore Gesù, abbi pietà di me!

2. Il Signore ne ha bisogno 19,28-40

28 Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.
29 Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo:
30 "Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui.
31 E se qualcuno vi domanda: Perché lo slegate?, risponderete così: Il Signore ne ha bisogno".
32 Gli inviati andarono e trovarono tutto come Gesù aveva detto.
33 Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: "Perché slegate il puledro?".
34 Essi risposero: "Il Signore ne ha bisogno".
35 Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù.
36 Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.
37 Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, entusiasti, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
38 "Benedetto colui che viene,
il re, nel nome del Signore.
In cielo, pace
e gloria nel più alto dei cieli!".

39 Alcuni farisei tra la folla gli dissero: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli".
40 Ma egli rispose: "Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre".

2. Il Signore ne ha bisogno

Signore Gesù, tu lasci la casa di Zaccheo, te ne vai dalla casa in cui è entrata la salvezza, termini i discorsi sul regno atteso, e t'incammini deciso. Ora sali verso la Città, quella città che non è solo luogo della Presenza di Dio e del compimento delle profezie, ma anche del rifiuto, città che non vorrà cantare la tua lode. I discepoli ti seguono, quasi trascinati dal tuo incedere solenne e deciso.
Eccoti sul monte che protegge la santa Città, che la circonda per riversare su di essa la pace. Sul monte t'avvicini ai villaggi "Casa dei fichi" (Betfage) e "Casa del povero" (Betania), là dove la povertà è dolce, dove, grazie a te, il povero è colmato di beni!
Qui ora vuoi dare un segno dolce e povero ai tuoi discepoli desiderosi di vedere il tuo regno. Li aiuti a ricordare le Scritture e a leggerle con attenzione senza badare ai propri sogni.
Ecco un puledro mai usato, nuovo, nel villaggio di fronte. È pronto per essere prestato a pellegrini stanchi? È pronto per te. È adatto al re, non essendo stato mai cavalcato, e perciò realizza la profezia. Quale re lo cavalcherà? Un re umile (Zac 9,9), un re che non prevede ricchezze nel suo regno, e perciò nemmeno guerre! Un re che si lascia guidare da Dio, come l'arca che tornava al suo posto dalla terra dei Filistei sul carro trainato dalle giovenche che non avevano mai portato il giogo. È un re che annunzia la pace dalla sua povertà. Tu sei il re che porti questo titolo divino nel modo più amabile e più familiare. Tu stesso mandi i discepoli a prelevare il puledro, come un re che ne ha diritto e come un profeta che sa ciò che accade, perché conosce i segreti di Dio!
Tu metti in bocca ai discepoli le parole che avranno successo, che saranno ascoltate. Essi ti ubbidiscono e ripetono: "Il Signore ne ha bisogno!". I padroni del puledro sanno che il re ne ha diritto, perciò non si oppongono. Ora i tuoi discepoli, finalmente, ti proclamano re. Essi fanno ciò che è stato fatto a Salomone, il re che ha costruito il tempio, il figlio di Davide! Lo hanno fatto salire sulla mula di suo padre e l'hanno fatto scendere alla fonte di Ghihon. I tuoi discepoli ti fanno salire sul puledro coperto dei loro mantelli, e ne stendono altri come tappeti davanti a te, come sono stati stesi davanti a Ieu, allorché fu consacrato re dal profeta Eliseo. Tutto annuncia te come re, Re della Città santa, Gerusalemme!
Grande gioia ti circonda, Gesù, come cantano i salmi: "Il Signore regna, esulti la terra!" (Sal 97,1) "Acclamate davanti al re, il Signore!" (98,6).
La folla dei discepoli, vedendo la Città dall'alto del monte, comincia a cantare la sua gioia con i salmi dei pellegrini. Oggi, alla tua presenza, quegli inni sono più veri che mai. Oggi "colui che viene" non è un pellegrino che attende il compiersi del regno, ma è il Re stesso che s'avvicina! Il suo venire è lode del nome del Signore! Il suo venire è il venire della pace che scende dall'alto.
Gesù, tu sei la pace annunciata dagli angeli, venuta sulla terra! Ora sei pace che alla terra unisci il cielo! Sei il re della pace, principe di pace, che porti "pace a Gerusalemme" (122,6)! I discepoli rispondono agli angeli che hanno cantato nella notte a Betlemme. Anche gli angeli ora possono godere della pace che essi stessi hanno annunciato agli uomini!
Tu stesso, Gesù, avevi annunciato alla città di Gerusalemme che non ti avrebbe rivisto fino al giorno in cui sarebbero state cantate per te le parole del salmo: Benedetto colui che viene…! Ora tu odi questo canto, lo gradisci, lo approvi, lo comprendi. Tu solo lo comprendi nel suo vero significato!
Alcuni farisei ti comandano di far tacere i discepoli. Essi stessi non cantano; questo canto non piace agli uomini sicuri di sè. Questo canto è pericoloso, può allarmare le autorità. Ma si può tacere il canto che orienta l'uomo alla vita e alla gioia? Se tacessero i discepoli griderebbero le pietre!
I discepoli tra poco taceranno, e allora parleranno la pietra spaccata del Calvario e la pietra ribaltata del sepolcro. Grideranno ancora le pietre diroccate della città distrutta, grideranno che tu sei venuto e non sei stato accolto.
I discepoli ricorderanno queste tue parole, e non taceranno più, non temeranno i tormenti e le minacce dei grandi del mondo.
Gesù, sei il vero re, re che rallegri con la tua presenza tutti i piccoli della terra!


3. La mia casa sarà casa di preghiera 19,41-48

41 Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:
42 "Se anche tu avessi compreso, in questo giorno, quello che occorre alla tua pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.
43 Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte;
44 distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata".

45 Entrato nel Tempio, si mise a scacciare i venditori,
46 dicendo loro: "Sta scritto:

La mia casa sarà casa di preghiera.
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri".

47 Ogni giorno insegnava nel Tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo;
48 ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell'ascoltarlo.


3. La mia casa sarà casa di preghiera

I tuoi discepoli sono in festa al vedere la Città santa, nella quale tu entri come re mite e umile. Essi esultano; tu, invece, piangi, come dice il profeta Geremia: "I miei occhi grondano lacrime… aspettavamo la pace, ma non c'è alcun bene… Abbiamo peccato contro di te" (14,17-20). Tu piangi come pianse Eliseo profeta (2Re 8,11) presagendo le atrocità che avrebbero poi commesso i nemici del popolo. La Città santa, motivo di vanto e di gioia, luogo d'abitazione di Dio, è abitata da uomini accecati dal loro peccato.
Essi non vedono che arrivi tu, che stai per entrare come re su di un puledro d'asina, non s'accorgono che tu - come dice il profeta Daniele riguardo al Figlio dell'uomo - vieni proprio dal Monte degli Ulivi per inaugurare il Regno di Dio. Essi non partecipano al giubilo cui li invitano i tuoi discepoli. Questo è il giorno importante, il giorno atteso, ma proprio chi lo dovrebbe attendere non fa nulla per riconoscerlo.
Tu arrivi come il re che annunzia la pace alle genti, ma i loro occhi non ti vogliono vedere. I discepoli cantano i salmi che dicono: "Su di te sia la pace"; sei tu la pace che arriva, ma i capi non la vogliono. La pace non la troveranno più, non ne troveranno più la strada, perché altra strada non c'è. Rifiutando te hanno scelto la guerra e la distruzione: i nemici rimarranno nemici, e useranno tutte le loro armi per sconfiggere e uccidere. Si rinnoverà quanto già i profeti hanno annunciato ogni volta che il popolo si è allontanato dall'alleanza con Dio: afflizioni e distruzioni, castigo e morte!
Le tue lacrime e i tuoi sospiri, Signore Gesù, sommergono l'esultanza dei tuoi discepoli.
Il tuo corteo trionfale diventa silenzioso, accompagnando il tuo pianto con l'afflizione. Chi può ancora cantare di gioia? Nessuno ti accoglie, anzi, tutti ti guardano con sospetto e inimicizia, come avevi detto nella parabola. Entrare a quel modo insospettisce le autorità!
Il tuo salire non ha più come meta la città, ma soltanto il Tempio, il luogo dove risiede la Gloria di Dio. Finalmente arrivi nella Casa del Padre, dove l'angelo ha annunciato Giovanni, dove tu a dodici anni sei rimasto tre giorni e avresti voluto rimanere ancora! Questo tempio ora non è adatto per te: come puoi parlare del Padre, del suo amore per i piccoli e i poveri, del suo desiderio di abbracciare i peccatori, se in esso tutto parla di denaro, di ricchezza, di commercio? Come potrai insegnare che l'amore di Dio ha mandato te a salvare gli uomini, se tutto qui fa credere che per essere perdonati da lui occorre pagare il suo amore?
Prima di insegnare devi sgomberare il Tempio da ciò che ostacola il tuo insegnamento! Quale fatica, Signore Gesù!
Persino il Tempio è motivo di pianto per te. Esso è diventato luogo di ricerca di guadagno, luogo immondo; i sacrifici offerti dal popolo sono calcolati come occasione di arricchire per coloro che dovrebbero invece annunciare la volontà d'amore e di comunione di Dio.
Tu ripeti gli insegnamenti dei profeti che vogliono il Tempio luogo aperto a tutti i popoli, perché tutti possano conoscere la gioia d'essere amati dal Padre! Tu ripeti anche i rimproveri di Dio a chi fa del Tempio un luogo che giustifica comportamenti d'ingiustizia e di egoismo. La parola dei profeti esce dalla tua bocca come parola vera e santa, sicura, tremenda!
Gesù, questo tuo gesto di richiamo ai profeti ti rende ostili le autorità, che guadagnano vendendo gli animali dei sacrifici. Ed essi ritengono di avere buone ragioni per farti odiare da tutti, facendo credere che tu abolisci il culto tramandato dai padri.
Tu vuoi invece che il Tempio sia il luogo dove Dio può parlare ai suoi poveri, ed essi possano invocarlo per essere ascoltati. Anche dopo la tua morte e risurrezione i tuoi discepoli continueranno a salire al Tempio per pregare e per annunciare la Parola che tu ora nel Tempio fai risuonare.

Ogni giorno insegni, perché ogni giorno Dio vuole amare il suo popolo! Questo popolo comprende che tu sei l'amore di Dio, che tu sei il luogo dove abita il Padre, che tu sei il Tempio ultimo cui ci si deve aggrappare per essere salvati.
I responsabili del culto e dell'insegnamento capiscono che tu fai ciò che essi dovrebbero fare e non fanno; essi capiscono che tu sei per loro un rimprovero di Dio, e reagiscono. Essi meditano di ucciderti, invece che ascoltarti.
Tu sei voce che fa risuonare la Parola di Dio, giusto e santo!
Gesù, purifica anche il mio cuore da tutto ciò che impedisce la tua presenza libera e gioiosa, affinché ogni giorno io possa ascoltarti con frutto!

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