L'islam: sfida per la fede dei cristiani
(titolo originale: Der Islam: Herausforderung für den Glauben der Christen, Andreas Laun, vescovo ausiliare di Salisburgo, Vision 2000, 1/2006 - nostra traduzione)


" Cento anni fa, richiesto che cosa pensasse dell'Islam e dei musulmani, un cattolico avrebbe risposto: "L'islam è una religione sbagliata, i musulmani sono nostri nemici; se avessero conquistato Vienna sarebbe stato una catastrofe per tutta l'Europa". Qual'è oggi la risposta "cattolica" alla stessa domanda? "

Non esiste un'unica risposta: circolano infatti molte risposte, che in parte si contraddicono: l'Islam è un'altra religione che noi rispettiamo e onoriamo; è un covo del terrore; è una "religione abramitica", molto vicina a noi cristiani; è una cultura mondiale; è una radice dell'Europa, e ora, al suo "ritorno", un arricchimento.

La principale difficoltà nel discorrere sull'Islam sembra essere questo interrogativo: Di che cosa si tratta? Cosa mettiamo sulla bilancia per un esame critico: i testi del Corano? la Sharìa, la legge islamica? la vita di Maometto? la storia dell'Islam? i motivi dell'odierno terrorismo? la prassi di alcuni Stati musulmani? Dobbiamo guardare più all'Arabia Saudita o al Marocco per sapere quale Stato è più genuinamente musulmano? Oppure misura del giudizio è il comportamento della maggioranza dei musulmani, in confronto alla quale i terroristi sono per davvero una frangia marginale? In questo esame si possono ignorare le atrocità che sono state compiute e che ancora oggi si compiono in nome dell'Islam? O, al contrario, è sufficiente leggere alcuni testi conciliari per sapere quanto l'Islam sia buono? Lo è veramente? O solo in parte, o forse solo in apparenza? Sono i sunniti o gli sciiti i "veri" musulmani?

C'è anche la possibilità di dire: l'Islam in sé non esiste, a noi oggi interessa solo "l'Islam realmente esistente", e cioè è importante solo sapere quali musulmani hanno voce in capitolo, come si comportano, cosa pensano, quali scopi si prefiggono, quali mezzi impiegano, con che cosa noi cristiani dovremo fare i conti nei prossimi decenni. Domande su domande.

Vi è però anche un approccio totalmente diverso: visti alla luce della fede, i musulmani sono uomini. Vengono al mondo con il peccato originale e sono bisognosi di redenzione, Dio ha scritto la sua legge "nel loro cuore" e attraverso Cristo sono chiamati alla comunione con Dio. Non vi è uomo, e perciò non vi è musulmano, che nel santuario della sua coscienza non incontri costantemente Dio e al cui cuore non bussi continuamente la grazia divina. Questo avviene per tutti gli uomini, perciò anche per i musulmani. Non meraviglia quindi che i musulmani abbiano riconosciuto di Dio qualcosa che corrisponde a verità, e che ci deve riempir di gioia, come anche il Concilio asserisce. Dio vuole che io ami i musulmani come fratelli e sorelle "come me stesso". Inoltre la santa legge di Dio mi obbliga a lasciare loro la libertà di vivere secondo le loro concezioni religiose, anche quelle non vere.

E non è tutto: Dio mi dice anche che devo annunciare loro il Vangelo. In quale modo, se essi si rifiutano, come ci dice l'esperienza, anche solo di ascoltarne l'annuncio? Probabilmente la risposta giusta è questa: se non vogliono ascoltare la parola della fede, tuttavia comprenderanno la parola dell'amore cristiano, paziente, instancabile, senza limiti, come ad esempio Madre Teresa di Calcutta.

Naturalmente noi non possiamo smettere di cercare strade per comunicare loro la parola di Cristo. Ma, fino a quando non troviamo queste vie oppure esse ci sembrano impercorribili, dobbiamo affidare la stragrande maggioranza dei musulmani alla misericordia di Dio: la sua grazia troverà anche per essi mezzi e vie per salvarne molti, - mezzi e vie che noi non conosciamo né possiamo gestire.

Anche i musulmani sono prima di tutto i "diletti figli suoi", non nostri. È lui il loro Salvatore e il loro Pastore, noi siamo solo i suoi "servi inutili". Per la conversione dei musulmani a Cristo vale quanto la Chiesa stessa si attende per i fratelli ebrei: nell'ora che solo a Dio è nota, comprenderanno che Cristo e non Maometto è "il profeta", e che lui è "più di un profeta", e cioè il Figlio di Dio che è "venuto nella carne" ed è diventato uno di noi per la nostra salvezza.

Queste riflessioni sono tutto quello che alla luce della fede noi possiamo pensare e dire a proposito dei musulmani? No, assolutamente. C'è bisogno di un grande rinnovamento, e per questo sono necessari:

- Amore per la verità: l'amore non è un paio di occhiali rosa, non giustifica nè meri desideri né il chiudere gli occhi. Vero amore è verità, e vuole verità. Vero è che nel Corano vi sono testi "dormienti": non dannosi di per sè, se nessuno li osserva, ma se vengono svegliati, cioè se qualcuno li prende sul serio e li mette in pratica, sono altamente pericolosi. Di questi testi si deve parlare, come pure di alcune gesta di Maometto - il cui esempio per i musulmani è legge indiscutibile -, ed ancora di alcune direttive della Sharìa.

- Realismo: i cristiani non dovrebbero farsi alcuna illusione: i musulmani in futuro lasceranno le sorti dell'Europa nelle mani degli europei cristiani o laicisti ? L'esperienza della storia ci insegna una legge implacabile: coloro che possiedono il potere lo fanno anche valere. Visto che in Europa il potere viene diviso democraticamente, significa anche che i musulmani, che ora possono rimanere tranquilli, non appena formeranno la maggioranza o anche soltanto si sentiranno abbastanza forti, useranno la forza per strappare il potere, che otterranno pure secondo i principi della giustizia democratica; e faranno la cosa più naturale del mondo: useranno il potere secondo le loro inclinazioni.
È una tesi questa che discrimina i musulmani o che esprime inimicizia verso di loro? Assolutamente no, ma se in ciò vi è critica, questa è per gli europei: se essi infatti continuano, malgrado la situazione minacciosa, a distruggersi e a pagare con denaro pubblico la distruzione delle prossime generazioni, il loro destino è deciso: l'Europa diventerà un continente musulmano, e le sue chiese verranno riadattate a moschee, nello stesso modo come l'Africa del Nord è diventata musulmana e come i musulmani hanno introdotto in Santa Sofia (a Istanbul) il loro modo di adorare Dio.

- Identità cattolica: i credenti devono finalmente riflettere su chi essi sono, cioè persone che credono tutto ciò che la santa Chiesa cattolica romana insegna, persone che coscientemente inseriscono la propria vita nella storia di Dio con gli uomini. Senza vera conversione, senza la disponibilità a togliere la trave dal proprio occhio prima che a cercare di togliere la pagliuzza dall'occhio dei fratelli musulmani, non sarà possibile la conversione di quest'ultimi. Solo i cristiani sono forti a sufficienza e capaci di incontro con l'Islam, i laicisti non lo sono per nulla.

- Amore per la vita: i cristiani devono decidersi per una "opzione per la vita", in modo che, mentre i laicisti continuano ad autodistruggersi, i cattolici abbiano tanti figli quanti ne hanno i musulmani. Sono cose che possono condurre a quel dialogo fraterno "alla pari" che il Concilio raccomanda intensamente, perché solo così il dialogo è veramente possibile: altrimenti esso, grazie alla quota delle nascite, si trasformerà ben presto in un diktat. Se i cattolici accettano questa "opzione per la vita", si accorgeranno quanto, proprio in quest'ambito, hanno errato.

- Eucaristia e preghiera: prima di tutto e ripetutamente occorre una celebrazione quanto più possibile degna della santa Messa, che è il cielo aperto sulla terra, l'incontro più importante fra Dio e l'uomo; occorrono tutti gli altri Sacramenti e una valanga di preghiera. Nè la fede nè l'amore per i figli si lasciano comandare. Solo la grazia di Dio ci può ancora salvare.

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