Vangelo secondo Luca

Capitolo 15,11-16

 

 

11 Disse ancora:

"Un uomo aveva due figli.

Gesù, ti stanno ascoltando i peccatori, che si sentono amati da te. Cominciano ad ascoltarti anche i farisei: capiscono che tu conosci il Padre tanto da raccontare la sua gioia e da comunicarla nel mondo a coloro che se ne lasciano contagiare! È il momento più adatto per continuare, per raccontare ancora l'amore del Padre, amore così inaspettato, che susciterà conseguenze di conversione sia nei peccatori che nei cosiddetti giusti.
Nessuno conosce infatti il Padre così come tu conosci il vero volto del Padre: tutti dovranno cambiare i propri pensieri su di lui e quindi anche i propri comportamenti verso gli uomini suoi figli! Ed ecco che la tua voce risuona ancora. Hai parlato di pecora perduta e di dramma smarrita per parlare dell'uomo che vaga lontano dal Padre. La donna che perde la moneta può essere rimproverata di sbadataggine. Il pastore che smarrisce la pecora può rimproverarsi di non aver avuto sufficiente attenzione. Riguardo ai peccatori deve anche Dio rimproverare se stesso di qualche errore? Come mai l'uomo si è smarrito? Perché il peccatore è peccatore? In che cosa consiste il peccato? Di chi è la colpa del peccato? Come fa il Padre a ritrovare il peccatore?
Ora tu parli di Dio come di un uomo, ma è un uomo diverso da tutti gli altri, diverso dai peccatori, diverso dai giusti.
Egli ha due figli: due bastano per rappresentarci tutti! Egli ci considera figli suoi, portatori della sua vita, frutto del suo amore!

12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta.

E il padre divise tra loro le sostanze.
13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.

 

Ed ecco le parole di uno dei figli, il più giovane, quello che di solito riceve maggiori attenzioni. Egli si rivolge al Padre, ma non per ringraziarlo, né per dimostrargli fiducia, nemmeno per esprimere affetto. Non si rivolge al Padre per chiedergli parole di sapienza e nemmeno per conoscere i suoi desideri. Chiede la parte di eredità. Egli pensa a se stesso. Vede il padre come colui che possiede ricchezze, e le vuole per sé. Vede il padre come padrone. In casa del padre si sente schiavo. Questo è l'effetto del desiderio delle ricchezze. Sogna la libertà, e ormai si è convinto che questa giunga non dal padre, ma dal possesso delle sue cose. Le vuole, le esige. Non si cura del dolore che questa domanda può causare al padre e al fratello.
Gesù, tu conosci il Padre e per questo conosci anche il cuore dell'uomo! Tu, che hai sofferto e soffri con il Padre, sai com'è fatto il nostro peccato. Il Padre vede che il cuore del figlio è chiuso: nessuna parola saggia vi può più entrare, perché l'amore delle ricchezze lo rende come quello delle bestie. Divide le sostanze, ubbidisce al figlio, che si considera schiavo, e gli dà le "sue" ricchezze. Quel figlio non vuole più essere figlio: non vuole più comunione di beni né col padre né col fratello. Per lui libertà significa indipendenza, e questa diventa solitudine.
Questo è il peccato, un peccato da cui ne sgorgheranno molti altri, è il peccato originale!

14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia

ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione,

 

Ecco il figlio non più figlio, in un paese lontano, lontano dal Padre, lontano dalla terra che gli ha dato la vita. È lontano dagli occhi del Padre, lontano dal suo cuore. È lontano, quindi in terra pagana: non riconosce più e non serve il Dio dei suoi padri. Qui, "lontano", non c'è più nessuno che possa limitare la sua libertà. Questa però è ancora legata alle ricchezze ricevute dal Padre. Le ricchezze permettono ogni cosa, persino il peccato. Finite le ricchezze finisce la libertà che esse danno. Il figlio è solo, la "libertà" gli ha procurato la solitudine. Le ricchezze del padre davano il cibo, tenevano in vita. Erano ancora un legame col padre, con la vita, con la sicurezza, davano il senso di libertà.
Ora non c'è più nemmeno questo unico legame! Il giovane dovrebbe sentire la propria libertà piena ed essere soddisfatto enormemente, e invece soffre la schiavitù, la schiavitù peggiore. Egli stesso cerca la schiavitù come unica fonte di vita. Non aveva mai conosciuto la schiavitù, ora è tutta sua.

che lo mandò nei campi a pascolare i porci.

16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.

Nella schiavitù, nuova forma di vita, deve rinunciare a tutto, anche ai propri sentimenti più radicati, deve considerare bello ciò che è sempre stato immondo! Deve mangiare ciò che ha sempre aborrito, deve stimare ciò che ha sempre disprezzato. Deve fare gli interessi dei porci, se vuol nutrirsi almeno del loro cibo. Cerca comunione di mensa almeno con loro, ma anche questa gli è negata.
Gesù, tu sai che davvero, lontano dal Padre, l'uomo non è più uomo, diventa simile a ciò che maggiormente disprezza.
La solitudine in cui il figlio precipita è davvero grande: nessuno si cura di lui; nessuno, nemmeno tra i pagani, s'accorge della sua miseria, della sua fame di cibo e di dignità e di vita!
Gesù, i peccatori e i farisei che ti ascoltano, possono comprendere. Se i peccatori si trovano in una situazione simile a quella di questo figlio, il pericolo non è distante nemmeno dagli altri: la tentazione della libertà, quella della ricchezza, quella dell'indipendenza si fa sentire da tutti.
Abbi pietà di me, Gesù, mio Salvatore. Tu che conosci così bene la sofferenza del peccatore, salvami!

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