Vangelo secondo Luca

Capitolo 18,1-14

1 Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi:
2 "C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.
3 In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.
4 Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno,
5 poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi".
6 E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.
7 E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?
8 Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".

Tu verrai, Signore Gesù, nella gloria del Figlio dell'uomo! Tu verrai, ma ci sarà chi, come Noè e Lot, saranno vigilanti e attenti? Ci sarà chi ti attende con amore? I tuoi discepoli si lasceranno riempire il tempo dalle occupazioni del lavoro, del cibo e del vestito? Quale aiuto potrà esser loro dato perché non cessi la loro vigilanza?
Grazie, Gesù, per la parabola che racconti! È necessario pregare sempre, e non stancarsi di pregare! Chi continua a domandare sa di non avere ancora tutto, sa di avere tuttora bisogno, di non farcela da solo, d'essere un povero, di non avere diritti.

Chi prega sempre è come la vedova che tu presenti nella parabola. Ella è oppressa; qualcuno la sfrutta, sapendo che lei non può difendersi. Ma ella sa che c'è qualcuno che, anche se non sembra a prima vista, può intervenire e risolvere il suo problema. Ella ha una sola arma, l'insistenza ostinata, e quindi chiede senza stancarsi, senza perdersi di coraggio.
Tu metti davanti a lei un giudice che non teme Dio, ricco quindi di peccati e di superbia. La vedova insiste, sicura di ottenere!
Gesù, tu ci mostri che noi, tuoi discepoli, dobbiamo avere la stessa sicurezza della vedova, anzi, ancora maggiore, perché la nostra preghiera non è rivolta ad un giudice iniquo, ma al Dio vivente che ci riconosce suoi eletti! Noi siamo amati dal Padre, siamo chiamati da lui, persino stimati, perché abbiamo accolto suo Figlio! Egli farà giustizia, non ci farà attendere! Egli ci renderà giusti, gradisce la nostra vita di discepoli del suo Figlio, ci dona salvezza.
Ci raccomandi di rimanere sempre nell'atteggiamento di chi chiede, di chi è convinto d'aver bisogno e non di essere già a posto, come purtroppo molti sono tentati di ritenere.

9 Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri:
10 "Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
Per aiutarci a vincere questa tentazione appunto racconti l'altra parabola. La tentazione di ritenersi degli arrivati è possibile ed è frequente. È una tentazione conosciuta e seguita nel popolo che ti circonda, ma è presente anche tra i tuoi discepoli, Signore Gesù!
Chi presume di essere giusto davanti a Dio con le proprie forze guarda gli altri con superiorità, li disprezza, non li osserva con quell'amore e quella misericordia con cui il Padre li desidera incontrare. L'atteggiamento di presunzione salta fuori addirittura nella preghiera.
11 Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.
12 Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.
E così, tu, Gesù, ci presenti ancora la preghiera, quella falsa e quella autentica. La preghiera falsa non incontra il cuore misericordioso di Dio. Di falsità nella preghiera è tentato l'uomo giusto, colui che ritiene d'essere capace di piacere a Dio senza di te, perché capace di compiere alcune azioni buone. È vero che le compie, ma esse non salvano! Se chi le compie si mette davanti al Padre con autosufficienza, come non avesse più bisogno di nulla, come se il Padre non potesse essere Padre per lui, ma solo padrone che distribuisce la ricompensa che ci si è guadagnata, allora quell'uomo rimane com'è. Egli non riconosce Dio come colui che dà la vita e che la dona gratuitamente. Costui non sa più attendere nulla da Dio, non attende te, Gesù!
Il fariseo ringrazia: egli possiede tutto, non chiede nulla, non attende la tua venuta! Quando tu verrai egli non avrà fede da presentare! Egli non attenderà nessuno, e sarà quindi tutto preso dalle cose del mondo: sarà come gli uomini che vivevano attorno a Noè e Lot.
13 Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. La preghiera autentica tu la trovi nel peccatore. Il peccatore non è certamente modello da imitare per il suo peccato. Egli, cosciente del proprio bisogno, si fa umile. All'umile Dio fa grazia! Nella sua umiltà il peccatore riconosce che solo Dio può salvarlo, e che lo può salvare non per meriti acquisiti, ma solo per la sua bontà, per amore del suo nome. Egli si rivolge a Dio con le parole di Davide, il re peccatore che ha ottenuto misericordia.
14 Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato". La preghiera del peccatore è quella vera, perché siamo peccatori, tutti bisognosi di salvezza e di misericordia, tutti bisognosi di te, Gesù, Salvatore del mondo.
Gesù, sono peccatore. Vieni tu a salvarmi. Attendo la tua venuta per poter dire a Dio: grazie per la tua salvezza! Già ora posso dire però: Grazie, Padre, per aver mandato il tuo Figlio ad incontrarmi, ad amarmi, a perdonarmi!
E gloria a te, Gesù, che guardi con amore e pazienza il peccatore!

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