serie 1. parte 11

Vangelo secondo Marco: capitolo 2,13-17

Testo del Vangelo
(trad. CEI 1977)

Lectio

13 Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro.

Questa volta lungo il mare non sei solo, Gesù. La gente si avvicina a te, abbandona le proprie occupazioni per correre ad ascoltarti. Tu rivolgi loro la tua parola che rivela il volto buono e santo di Dio, del Dio fedele che continua ad amare l'uomo che ha creato! Non ti limiti ad insegnare e a descrivere l'amore del Padre: lo vuoi far vedere concretamente, e, questa volta, non con un miracolo di guarigione. Ci sono altri miracoli più belli che l'uomo dovrebbe desiderare! E il miracolo, cioè il segno dell'amore straordinario di Dio, è questo: chiami un esattore delle tasse a seguirti come discepolo.

14 Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo,

seduto al banco delle imposte,

 

e gli disse: "Seguimi".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed egli si alzò e lo seguì.

Tutti sanno e tutti vedono che Levi è un uomo immondo, perché vive a contatto con i pagani, fa gli interessi degli oppressori del popolo e, quando può, ruba anche lui alla gente. Nessun buon ebreo dovrebbe aver contatti con lui: così pensano e così fanno. Tu invece posi su di lui il tuo sguardo, lo ami e lo chiami. La tua voce ferma e colma di tenerezza fa percepire a Levi di non essere più, - da questo momento, - colui che egli stesso riteneva di essere, uno escluso dalla misericordia di Dio e dalla comunione dei suoi santi. La parola che rivolgi a lui l'hai rivolta ai pescatori che ora sono con te. E il miracolo diventa visibile: l'esattore comincia a seguirti! Prima si è alzato dal suo posto di lavoro: ha lasciato la sua sicurezza e la garanzia del suo futuro, si è staccato da tutti i legami umani di amicizia e anche di parentela, per unirsi, dietro a te, al gruppetto dei pescatori. E questi, ubbidienti anch'essi alla tua parola, lo accolgono! Ora sei tu la sua sicurezza, la sua garanzia. Sei tu il senso e lo scopo della sua vita. Tu sei diventato il suo desiderio e il suo continuo punto di riferimento, la luce della sua vita.

L'evangelista non dice, ma noi sappiamo: Levi ha cominciato ad amare i quattro pescatori per poter restare con te, ed essi, per amor tuo, hanno vinto le loro resistenze per essere una sola famiglia con lui. Avevi visto Levi al suo lavoro mentre passavi, come quando hai chiamato i quattro primi discepoli. Non eri andato in cerca di loro per qualche particolare motivo. Tu passavi, come Elia quando ha buttato il mantello sulle spalle di Eliseo. Il tuo passaggio non è mai inutile. Tu passi, e l'amore di Dio che porti nel cuore cambia tutto l'ambiente, che diventa come un tempio, o, meglio, come un paradiso dove Dio chiama Adamo a passeggiare con lui per godere della sua intimità.

15 Mentre Gesù stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori si trovavano a tavola insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano.

Per Levi oggi è festa, è il giorno della sua liberazione dalle realtà peccaminose del mondo, una liberazione dal suo Egitto. È festa, perché inizia a godere di stare a servizio di Dio, di quel Dio che non vuole sfruttare, ma servire la gioia degli uomini. È festa, e la festa va vissuta con la comunione del pasto. Eccoti seduto con lui a mensa in casa. E così tu mangi, condividendo l'umiltà del mangiare, del riconoscere cioè che noi non possediamo la vita, ma la riceviamo ogni giorno dalle mani di Dio attraverso le cose da lui create. Ti siedi a mensa, vivendo, in questa umiltà, la gioia più grande, la fraternità.

Tu non impedisci che godano questa gioia anche i molti amici di Levi, esattori come lui e come lui fino ad ora peccatori. Tu non impedisci che i tuoi discepoli ti imitino e condividano la gioia dello stare, insieme a te, con coloro che conoscono solo l'amarezza del rifiuto. I tuoi discepoli ricevono scandalo dai pensieri enunciati da coloro che se ne intendono delle cose di Dio e le hanno studiate. Questi pensieri vorrebbero allontanare i discepoli da te, dall'imitarti, dal considerarti amico di Dio. Da quei pensieri emerge l'immagine di un Dio severo, un Dio che sa fare leggi precise, fredde, senza cuore, leggi senza altro scopo che quello di comandare. Il tuo atteggiamento invece rivela il volto di Dio come quello di un Padre che ama tutti i propri figli, anche quando questi non riescono ad ubbidirgli del tutto. Tu fai conoscere il Padre, che vuole aiutare i figli a ritornare a lui con gioia, attento non a castigare il passato di debolezza, ma a dare forza per un futuro di consolazione, di gioia, di comunione.

16 Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?".

 

17 Udito questo, Gesù disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".

I discepoli li aiuti tu ad evitare e superare lo scandalo, perché la domanda degli scribi non li spinga ad allontanarsi dalla tua sequela. Ti affretti a rispondere, prima col proverbio molto facile da comprendere e da applicare alla situazione attuale: il medico deve avvicinarsi ai malati per poterli curare! Così tu ti riveli il medico di Dio (Gb 5,16; Sal 147,3; Sir 38,14), colui che conosce i mali dell'uomo, ne conosce il rimedio e lo sa applicare. Quando c'è il medico vicino al malato tutti gli altri stanno zitti e imparano! Nessuno insegna al medico cosa deve fare! Essi, gli scribi, non sono medico: non vogliono la salute del malato, ma l'aggravamento della sua situazione, vogliono la sua morte!
Tu rimani accanto ai peccatori: il loro male non si comunica a te, invece il tuo Spirito e la tua luce si riversa su di loro. Ad essi ora ti fai riconoscere come colui che è venuto! Tu sei colui "che viene" (Dn 7,13), e sei qui già venuto! Sei l'Inviato di Dio, nessuno ti può perciò giudicare, anzi, tutti devono imparare da te! Il tuo compito è chiamare i peccatori, come Dio ha chiamato Adamo dopo il suo peccato (Gen 3,9). Lo ha chiamato per ricuperarlo alla sua amicizia, per ridargli luce, verità e vita! La tua voce è la voce di Dio, del Padre, voce conosciuta dalle pecore come voce del vero pastore, e queste la seguono (Gv 10,4.16). Tu hai chiamato Levi, e con lui tutti i peccatori!
Gesù, è una grazia essere peccatore, così posso udire la tua voce che mi chiama per nome! Non mi vergogno più di essere peccatore, non mi nascondo come Adamo, ma vengo da te, voce di Dio che perdona e ama!

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