serie 4. parte 3

Vangelo secondo Marco: capitolo 8,22-30

Testo del Vangelo
(trad. CEI 1977)

Lectio

22 Giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
23 Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?".
24 Quello, alzando gli occhi, diceva: "Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano".
25 Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e vedeva a distanza ogni cosa.
26 E lo rimandò a casa dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio".

 

 

Signore Gesù, ora scendi dalla barca, e non ci salirai più. Essa non servirà più a tenere i tuoi apostoli separati dalla folla: essi infatti stanno accorgendosi di essere separati da essa in modo più profondo tramite la conoscenza che hanno di te.
A Betsaida, dove sei conosciuto, qualcuno ti chiede di toccare un cieco. Tu saresti contento di toccare e sanare la cecità dei tuoi discepoli, che non hanno capito il significato dei pani e il valore del Pane unico che avevano con sè. Tu pensi a loro quando prendi per mano il cieco e lo conduci fuori. Insieme a lui anch'essi sono presi per mano e condotti fuori, distanti dalle distrazioni e tentazioni, là dove possano mettersi con attenzione a tu per tu con te. Nella solitudine silenziosa sputi sugli occhi chiusi e bui: l'uomo che non vede nulla capisce così che tu ti occupi di lui, della sua cecità. La medicina è il tuo soffio condensato nella saliva, come medicina agli occhi chiusi dei discepoli è il tuo Spirito. Anche sui loro occhi, nella barca, avevi "sputato" quella serie di sette domande riguardo la loro cecità interiore.
Al cieco ora imponi le tue mani, mani divine che completano la creazione della sua vita. Sei tu poi che chiedi se egli vede, e che cosa vede! Lo chiederai ai discepoli in un luogo più distante ancora.
Ora il cieco non è più cieco. Egli vede, ma non sa dire cosa vede, non capisce la differenza tra gli uomini e le cose. Gli uomini sono alberi? Egli ha bisogno ancora delle tue mani, che si posano nuovamente su di lui, sui suoi occhi. Così il discernimento dei tuoi avrà bisogno di alcuni interventi perché comprendano chi tu sei veramente!
Il cieco vede, vede chiaramente anche a distanza. Egli non ha più bisogno di te e può tornare a casa. Egli ti ha visto, dopo aver sentito il calore della tua mano e della tua saliva e aver accolto il peso delle tue mani sul suo capo. Egli va a casa, ma tu non vuoi che si mostri in pubblico: "Non entrare nel villaggio"! Tutti verranno a sapere chi tu sei, Gesù, quando vedranno il cieco che vede e tace. Sapranno che tu vieni da quel Dio che ama l'uomo, che lo ama con umiltà, che non fa dell'amore un vanto, un'occasione di vanagloria. Sapranno che tu agisci nel nascondimento, come Dio, solo per amore. Il tuo amore parla da sè, anche se tu venissi nascosto sotto terra. I discepoli avranno capito?

27 Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarea di Filippo; e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: "La gente, chi dice che io sia?".
28 Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti".
29 Ed egli domandava: "Ma voi, chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo".
30 E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

Tu parti con loro verso luoghi solitari, lontano dalle città dove sei conosciuto. La tua meta è alle sorgenti del Giordano, ai piedi dell'Hermon, monte da cui scende la rugiada per dissetare la terra! Là sei al confine col mondo pagano, dove la città, nuova, con i suoi abitanti, è dedicata alla venerazione d'un uomo, come fosse Dio e Signore. Fin qui tu accompagni i discepoli per vedere se essi vedono o se sono ciechi, per chiedere loro quanto vedono del tuo volto, e per iniziare con loro il tuo ritorno a "casa", dal Padre tuo, che avverrà a Gerusalemme!
Tu li interroghi. La tua domanda li aiuta a mettere il mondo di fronte a te, li aiuta a rendersi conto dove si trovano, qual è il clima spirituale che li circonda. "La gente, chi dice che io sia?". Per conoscere la gente non serve sapere cosa dica di Erode o di Cesare, cosa pensi degli scribi e dei farisei, e nemmeno se conosce le Scritture, neppure se è onesta o disonesta. La gente la si conosce da come si pone di fronte a te. I discepoli hanno sentito la gente, e forse si sono lasciati influenzare dai loro discorsi. Sì, la gente parla di te e di te ha grande stima. C'è chi ti ritiene uno risorto dai morti. Persino Erode si è espresso dicendo che tu sei il Battista, ucciso da lui, quindi anche tu già giudicato e condannato da lui. La gente invece ti apprezza, come ha apprezzato Giovanni, o ti ritiene quell'Elia che verrà ad aprire la porta al Messia e a convertire i cuori (Ml 3,23). Qualcuno dice che sei il profeta grande come Mosè.
Tu sei sicuro che i discepoli non condividono queste valutazioni benevole, ma inadeguate, della gente. Saranno capaci di dire quale idea si sono fatti di te? Pietro risponde. Forse solo lui. Forse soltanto per primo, e poi tutti gli altri: "Tu sei il Cristo". Finora essi si erano chiesti, riguardo a te: "Chi è costui, che il vento e il mare gli ubbidiscono?". Ora devono rispondere alla loro stessa domanda. La risposta di Pietro ti piace, Gesù, perché egli ha finalmente capito che tu sei il Pane unico e che tu hai il pane per tutti. Ma ha capito fino in fondo? Ha capito tutto? Tu sai che non può essere, perché Pietro non ti ha ancora visto in croce. Anche lui e gli altri devono continuare a tenere per sè quanto hanno capito. Il seme ha iniziato a crescere, ma non è ancora maturo per la mietitura. Quanto essi sanno di te non è ancora ciò che tu sai di te stesso.

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