serie 5. parte 5

Vangelo secondo Marco: capitolo 11,27-33

Testo del Vangelo
(trad. CEI 1977)

Lectio

27 Andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:
28 "Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?".
29 Ma Gesù disse loro: "Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo.
30 Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi".
31 Ed essi discutevano fra loro dicendo: "Se diciamo: "Dal cielo", risponderà: "Perché allora non gli avete creduto?".
32 Diciamo dunque: "Dagli uomini"?". Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta.
33 Rispondendo a Gesù dissero: "Non lo sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".

Signore Gesù, la città ti attira. Ogni mattina tu ritorni là, dove sta il tempio, il luogo della Presenza di Dio, luogo dove tutti lo incontrano o dovrebbero poterlo incontrare. Tu sai che quel luogo però è come la pianta di fico, attraente per le foglie, ma inutile, perché non offre quel frutto che sazia e disseta. Tu hai già fatto capire a tutti che quel luogo è diventato covo di ladri: chi vi entra si illude di incontrare Dio, ma non può essere trasformato da lui, perché in quel recinto si imbatte solo nel potere del denaro, proprio come all'esterno di esso.
Nonostante questo tu ritorni là: il Figlio deve stare nella casa del Padre, fino a quando non ne sarà scacciato.
Nel tempio, in cui ancora sembrano risuonare le parole dei profeti che hai proclamato il mattino precedente, ecco che ti incontrano tutti i rappresentanti del Gran Sinedrio. Essi hanno trovato il tempo per mettersi d'accordo a dedicare questo incontro, formale e pubblico, con cui porre le basi, plausibili per tutti, della tua condanna già decisa da loro.
Come già in Galilea (3,2.6) tu ti accorgi di trovarti di fronte a nemici. Ma i nemici tuoi sono nemici di Dio. In Galilea avevi potuto compiere molti segni a testimonianza della tua autorità divina, perché le folle ti seguivano e ti portavano i malati e gli indemoniati. Qui nessuno ha fede in te e nessuno ti dà l'occasione di manifestarti. Qui, a Gerusalemme, hanno parlato e agito i profeti, quelli la cui parola tu hai fatto risuonare con autorità. Qui a Gerusalemme tutti ricordano le parole e i gesti di Giovanni, perché tutti sono andati ad ascoltarlo nel deserto (1,5) e, facendosi battezzare da lui, a testimoniare la decisione di attendere e di accogliere colui di cui egli diceva: "Viene dopo di me colui che è più forte di me" e che "vi battezzerà in Spirito Santo" (1,7-8).
Tu non ti sei limitato a perdonare i peccati, ma hai scacciato colui che trascina l'uomo nel peccato, il diavolo, Satana, e così hai dimostrato di essere più forte di Giovanni, di essere colui che egli annunciava. Tu hai fatto udire i sordi e parlare i muti e hai aperto gli occhi ai ciechi, come testimonia Bartimeo, venuto con te qui a Gerusalemme. Di te hanno parlato i profeti, e ora coloro che pretendono di avere autorità nel tempio ti si parano davanti per inscenare un processo contro di te, dicendo: "Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?". Sono essi sordi o smemorati? Non hanno udito che le tue parole sono quelle dei profeti? Sono essi ciechi? Non stanno vedendo Bartimeo dietro di te? Hanno già dimenticato Giovanni? La sua morte per mano di Erode ha reso forse inutile la sua testimonianza?
Tu, Gesù, non dimentichi le opere e gli inviati di Dio. Come ieri ti sei ricordato di Neemia, di Geremia e di Isaia, così oggi ti ricordi di colui che tutti hanno udito e cui tutti hanno creduto, Giovanni. La stessa autorità riconosciuta a lui agisce ora in te. Colui che ha inviato lui ha reso testimonianza a te mentre uscivi dall'acqua al battesimo. Chi riconosce Giovanni può e deve riconoscere te come il Figlio prediletto, che può muoversi con libertà e decisione nella casa del Padre!
Ora sei tu che attendi la risposta da quelle autorità, dimentiche di Dio. Essi, ciascuno di essi, deve rientrare in se stesso per ritrovare la propria posizione di fronte a Giovanni. È una posizione di fede o di rifiuto? È una posizione di verità o di comodo? Giovanni li costringe a mettersi davanti a Dio, perché da lui egli è mandato. Essi lo comprendono. Rimanendo muti, invece di cercare nel proprio cuore la verità, cercano nella propria mente una via di fuga, che permetta loro di non convertirsi, di continuare a trarre profitto dal commercio nel tempio, di atteggiarsi ad autorità insindacabile senza sottomettersi nemmeno all'autorità della Parola di Dio.
La loro risposta è una condanna di se stessi. Essi, che volevano e vogliono accusare e condannare te, dichiarano di non essere all'altezza del proprio compito. Essi, che dovrebbero difendere il popolo e nutrirlo di Parola di Dio, non sanno discernere un'opera tanto importante quanto il battesimo di Giovanni, che ha coinvolto tutti gli abitanti della città e della regione. Il popolo ha saputo orientarsi da se stesso di fronte al tuo precursore: ora dovrà orientarsi davanti a te anche senza e anche contro la posizione che assumeranno questi uomini, che ora dichiarano pubblicamente la propria assoluta incompetenza nelle cose di Dio. È inutile dire loro qualcosa, hanno dichiarato la propria inettitudine e la propria malevola intenzione. Qualunque cosa tu possa dire essi ti interpreterebbero ostilmente. Il tuo silenzio li costringe a ripensare alla propria risposta e a vergognarsi della propria malvagità.
Gesù, è bello vedere che, per farti conoscere, ti appoggi sulla testimonianza di Giovanni con umiltà!

 

 

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