serie 5. parte 9

Vangelo secondo Marco: capitolo 12,28-34

Testo del Vangelo
(trad. CEI 1977)

Lectio

28 Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?".
29 Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore;
30 amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
31 Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c'è altro comandamento più grande di questi".
32 Lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui;
33 amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici".
34 Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Signore Gesù, sono belle e rincuoranti le tue parole, perché ci aiutano a volgere lo sguardo al Padre e a sentire tutta la forza del suo amore che dona una vita su cui la morte non ha potere. Queste tue parole riescono a vincere persino il legame dell'inimicizia tra i tuoi avversari. Uno di loro, apprezzando la tua sapienza e il tuo amore a Dio e alla sua Parola, riconosce d'aver trovato in te colui che può finalmente rispondere ad un interrogativo che nessuno ancora ha definitivamente risolto. Egli si avvicina a te, con coraggio. Deve uscire dal blocco d'inimicizia che ti circonda, deve compromettersi, lui che finora approvava le decisioni del suo gruppo. È vero che non possiamo mai generalizzare: ovunque può farsi strada la grazia di Dio, che conquisterà persino la durezza del ladrone e del centurione, e persino quella di Saulo. "Qual è il comandamento primo di tutti?". Per te, Gesù, non c'è alcuna difficoltà a rispondere a questa domanda, perché tu hai sempre fatto riferimento a quel "primo". Qual è la parola vincolante che precede tutte le parole? Qual è l'intenzione di Dio, quella che egli vuole gradualmente realizzare per noi e con noi? I comandamenti hanno lo scopo, infatti, quando vengono ubbiditi, di realizzare in noi la sapienza e l'amore di Dio.
Colui che ti parla e ti ascolta è uno scriba, uno che conosce e ama le Scritture. Tu non puoi rispondergli che facendo riferimento ad esse, così che egli possa comprenderti. Ora qui, a questa persona non puoi dire ancora che la Parola fondamentale sei tu (Gv 1,1). Gli resterà la domanda che lo porterà a suo tempo ad accogliere te (34). Egli è uno scriba che vuole ubbidire a Dio e vuol trovare perciò la chiave per leggere tutti i 613 comandi della Legge, quella chiave che gli permetterà di osservarli pur non ricordandoli tutti in ogni istante della vita. Tu sai, Gesù, e lo dirai ai discepoli, che quella chiave è lo Spirito Santo che verrà in noi per conformarci a te, per santificarci e istruirci nell'intimo. Lo scriba conosce alcuni tentativi di compendiare il gran numero di comandamenti: quello di Davide, che ne ha elencati undici (Sal 15,2-5), di Isaia che ne ha intravisti sei (33,15), di Michea, che ne scrisse tre (6,8), di Amos (5,4), che disse "cercatemi e vivrete", e di Abacuc (2,4), che anticipò la tua risposta, condensando in uno solo tutti i precetti: "Il giusto per fede vivrà".
Allo scriba infatti rispondi, con rispetto e attenzione alla sua capacità di comprensione e a quella di tutte le persone che si aggiravano nel piazzale del tempio: "Ascolta, Israele"! È l'inizio della preghiera che ti ha insegnato Maria e che ogni mamma e ogni papà ha ripetuto ai suoi figli perché risuoni alla sera e al mattino di ogni giorno. La notte e il giorno sono tempi di ascolto. Nessuno deve ascoltare se stesso, se non vuole ingannarsi. L'ascolto ci apre per ricevere, per essere arricchiti, per essere accolti. Colui che parla è "il Signore nostro Dio", e lui è "l'unico Signore" (Dt 6,4-5). Ogni altro dio è una marionetta nelle mani dell'uomo, che, adorandolo, adora se stesso, e rimane solo. Non esiste altro Signore che il nostro Dio: egli è il Dio con noi, che ha amato il popolo liberandolo con grandi prodigi e ne ha fatto un segno e uno strumento per tutti i popoli. Il suo amore per me non è solo quello che io credo di riconoscere nei doni che sono stati dati a me, ma quello con cui egli ha scelto, guidato, liberato il popolo per farne la vigna scelta. La bellezza dell'amore di Dio la vedo nella pienezza di vita e santità che ha donato alla Chiesa: per quell'amore lo ringrazio e a quell'amore rispondo con tutte le forze. Se egli è l'unico, tutto il nostro essere sarà proteso sempre e soltanto verso di lui, per essere accolti nel suo abbraccio. Questo è l'amore che assorbe cuore, anima, mente e forza in un unico slancio. E tu, Gesù, che sai che noi non siamo soli, ma che la nostra vita fa continuo riferimento a chi è con noi, a chi è prima e a chi viene dopo; tu vedi che nel nostro slancio verso Dio prendiamo con noi anche tutte le nostre relazioni, quindi tutte le persone che incontriamo con il nostro sguardo. Tu vedi che l'amore a Dio è completato dall'amore al prossimo. L'amore a Dio infatti non è solo parole, ma scelte di vita, e queste coinvolgono sempre molti altri.
Amerai, è il comando! Amerai sempre, di notte e di giorno, amerai il Signore amando coloro che egli ha fatto a sua immagine e somiglianza, amerai il Signore se non disprezzi la sua immagine, anzi, se le attribuisci quell'onore che Dio stesso ha attribuito a te.
Gesù, tu concludi questa risposta dicendo non solo che questi comandi sono il primo, ma anche che sono il più grande. Ci sono altri comandi, ma nessuno può prendere il posto di questo. I tuoi discepoli ripeteranno questa tua certezza, fino a dire che senza quest'amore l'uomo è un bronzo, un nulla, è inutile (1Cor 13). Questo comando è speciale, perché non richiede solo obbedienza, ma un'attenzione costante a prendere iniziative in sintonia con il cuore del Padre. Viverlo richiede davvero tutte le forze dell'anima e del cuore e della mente. Il tuo interlocutore ha capito, ha capito che persino i sacrifici offerti sull'altare del tempio tutti i giorni devono cedere il posto all'amore: o ne sono un'espressione o non sono nulla. L'avevano detto anche i profeti (1Sam 15,22; Am 5,22; Os 6,6), ma chi li ha ascoltati?
Ti trovi bene, Gesù, con quest'uomo. Egli somiglia a quel tale che ti era corso incontro: a quello cui, per ottenere la vita eterna, mancava una cosa sola, e anche a questo scriba manca un sol passo per essere nel regno di Dio. Noi sappiamo, Gesù, che quel passo lo abbiamo fatto accogliendo te. Sei tu il re del regno di Dio, tu la Parola che deve entrare attraverso il nostro ascolto. Sei tu l'amore che riceviamo da Dio per poterglielo donare con tutta l'anima e tutto il cuore, l'amore che possiamo dare al prossimo perché si senta e si sappia amato da Dio. Gesù, quando tu sei in me io sono nel regno nel quale Dio può disporre di me per riempire di luce e di pace il mondo intero. Tu sei la prima Parola e tu sei l'ultima, la prima e l'ultima Parola di Dio.
Nessuno più aveva il coraggio di interrogarti. Nessuno è disposto a sentirsi dire che ci manca qualcosa: siamo così orgogliosi da pensare di avere tutto anche se privi di te, a posto anche senza di te. Ma al di fuori di te silenzio muto, davanti a te silenzio pieno di vita. Vieni, Signore Gesù!

 

 

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