meditazione 4

4.

“Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.” Mt 1,19

Per incarnarsi nella nostra umanità Dio non ha scelto davvero le vie più semplici e nemmeno le meno problematiche. Questo fatto così grande e impensabile, così puro e ricco di frutti per tutta la storia, assume in sé le possibilità di decisione dell’uomo, le più difficili e coinvolgenti, le più sconvolgenti, quelle che richiedono una maturità e una libertà da tutto e da tutti, quelle che mettono l’uomo solo davanti a Dio.

Giuseppe, ignaro dei disegni di Dio, si trova a dover decidere proprio su di essi. Davvero grande la fiducia di Dio nell’uomo, infinita la sua umiltà. I suoi progetti più grandi vengono messi nelle mani d’un uomo, d’un uomo che non conosce nulla di essi, anzi, che deve interpretarli come fatti operati da chi vuole escludere la sapienza divina dalla propria vita.

Giuseppe vede la maternità di Maria, sua promessa sposa, e “deve” ritenerla come peccato. Egli non può e non vuole farsene complice. Egli è giusto: la giustizia di Dio deve risplendere nella sua vita! I voleri di Dio devono essere osservati dall’uomo. Egli è spettatore di un fatto che normalmente – cioè di norma – è frutto di peccato. Una ragazza non ancora in casa dello sposo, come può essere incinta? O lei ha tradito il futuro coniuge, oppure questi ha anticipato i tempi facendosi padrone di ciò che ancora non gli appartiene, ma gli è stato solo promesso.

Rimango davvero stupito e commosso di fronte a questo modo di agire di Dio. Egli manda il Figlio nel mondo, e questi vien subito dagli uomini associato al peccato. Lui, il purissimo e santissimo, viene visto dagli occhi dell’uomo peccatore come frutto di peccato. L’uomo ha davvero sugli occhi una trave che impedisce la vista, anzi, peggio, che travisa tutto. Questa trave è una lente deformante che fa vedere peccato dell’uomo l’atto d’amore più bello di Dio!

Giuseppe è un uomo. Anche nei suoi occhi è piantata la trave che rende invisibile la luce e riempie di tenebra. Anche Giuseppe corre il rischio che tutti gli uomini corrono. Ma egli è giusto. Il suo sguardo non penetra i misteri di Dio, ma il suo cuore è impregnato del suo amore. La sua intelligenza non arriva ad afferrare i segreti del cuore divino, ma il suo desiderio d’assomigliargli gli fa vincere i pensieri che lo porterebbero a generare sofferenza.

Giuseppe non riesce a vedere come opera di Dio ciò che l’uomo riesce solo a chiamare peccato dell’uomo, ma nella sua giustizia egli vuole rompere la catena del male. Il peccato, se esiste, non deve generare morte. Egli perlomeno non si presta a questo gioco del peccato! Eccolo quindi a decidere di salvare Maria dallo sguardo, dai giudizi, dalle accuse e dalla condanna degli uomini. Egli ama davvero Maria. Egli ama l’amore di Dio e consegna ad esso la ragazza incinta.

Il Figlio di Dio, venuto per salvare l’uomo dal peccato, giudicato egli stesso peccato, viene salvato da un uomo compassionevole e generoso. Ma Dio vuol chiedere a quest’uomo ancora di più. L’uomo disposto a dare a Dio qualche cosa è capace di dargli se stesso.

 Padre buono e santo, come hai potuto pensare una via così difficile per il tuo Figlio? Una via che coinvolge in modi così pieni le capacità di valutazione e di decisione dell’uomo?

I tuoi sentieri sono davvero tortuosi e la tua sapienza in essi è davvero nascosta. Tu ci chiedi una fiducia veramente piena, completa! Eccomi, ora te la dono, con trepidazione e con gioia!

So che tu sei sorprendente e che hai solo pensieri di bontà, di una bontà più grande e completa di quella che io potrei immaginare potesse esistere!