14/04/2002 -  Domenica 3 di Pasqua - Anno A

I LETTURA

Salmo II Lettura Vangelo
Atti 2, 14. 22-33 15 1 Pietro 1, 17-21 Luca 24, 13-35

San Pietro, nel suo discorso coraggioso alla Pentecoste (1ª lettura), citando buona parte del salmo 16 (15 del breviario) che preghiamo oggi come risposta alla prima lettura, presenta la risurrezione di Gesù come compimento delle Scritture. In questo salmo si parla della vita rinnovata dopo la morte come fonte di gioia e di esultanza! Questa gioia è nostra, poiché grazie alla risurrezione di Gesù riceviamo speranza, motivazioni per vivere onestamente e capacità di crescere in comunione reciproca! Risorgendo, infatti, Gesù ha riversato sui membri della sua Chiesa lo Spirito Santo promesso! Proprio lo Spirito Santo ci fa entrare in confidenza con Dio fino a chiamarlo Padre! A questa fede siamo giunti grazie al sangue di Gesù, agnello senza difetti, fede che è il nostro tesoro più grande: attraverso essa Dio ci ha liberati da un modo di vivere fondato nella paura, un modo di vivere senza significato, vuoto! È ancora San Pietro che ci manifesta queste riflessioni in seguito alla risurrezione del Signore! (2ª lettura)

La risurrezione di Gesù deve davvero farci riflettere. Il primo ad aiutarci è lui stesso. Il brano del vangelo odierno ce lo presenta mentre si mette in cammino a fianco di due discepoli sfiduciati e sconsolati.

Cleopa ed il suo amico, infatti, hanno lasciato la santa Città, delusi dal fatto che Gesù è morto. In lui avevano riposto speranze, ma speranze solo terrene, basate sulla loro attesa di una liberazione dal giogo dei romani, come i loro antenati dal faraone. Non riuscivano ad immaginare, e quindi ad attendere, nulla di meglio. Come viandante sconosciuto Gesù dialoga con loro, chiede ragione dello sconforto, riporta l’attenzione alle Scritture a cui è necessario credere, perché esse sono attuali, sempre attuali, essendo parola del Dio vivo. Le Scritture sono più vere delle nostre deduzioni, più vere delle conclusioni dei nostri ragionamenti! Il credente che non tiene conto delle Scritture è stolto, poiché dimentica l’attualità della potenza dell’amore del Padre!

I due discepoli si accorgono che la fede del loro compagno di viaggio è più forte e più vera della loro: lo vogliono trattenere, sentono di avere bisogno della sua sicurezza e della sua sapienza; trovano una scusa per invitarlo a fermarsi. Gesù si ferma con loro: accetta l’invito. Egli accetta certamente anche l’invito che io gli rivolgo oggi!

Ed ecco Gesù nuovamente seduto a tavola. È questo il suo posto preferito, il posto che gli consente di vivere momenti di comunione semplice e vera. La tavola è anzitutto il posto della preghiera, del riconoscimento che la vita, e ciò che serve ad essa, vengono da Dio, dal Padre. Qui egli alza gli occhi e ringrazia, mentre spezza il pane. Riconosciuto attraverso questi gesti non lo si vede più. È un attimo. È quell’attimo che anch’io e anche tu abbiamo sperimentato talvolta, per grazia di Dio.

Gesù è vivo. Egli è presente nella nostra vita, ci accompagna, ci  rialza. Egli è più di quanto sognavamo.

La sua presenza dà nuove prospettive, e, soprattutto, mette nel cuore un fuoco che spinge a cercare gli altri credenti per godere comunione con loro. Per questo i due si alzano e ripercorrono tutto il tragitto per raccontare, per vivere insieme la novità della propria fede! Questa spinta interiore a parlare di Gesù, a testimoniare la sua vita di risorto, a comunicare la propria fede è il distintivo del credente, di colui che ha incontrato il Signore! Egli vive ormai con l’amore per Gesù nel cuore e sulla bocca!

 

Grazie, Signore Gesù, per aver dato anche a me la fede in te. Grazie che mi concedi di credere che sei vivo e presente alla mia vita! Tu resti con noi per spezzare il pane, ed io voglio camminare con te!

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