20/01/2002 - Domenica 2ª del Tempo Ordinario - Anno A | |||
I LETTURA |
Salmo | II Lettura | Vangelo |
Isaia 49, 3. 5-6 | 1Corinzi 1, 1-3 | Giovanni 1, 29-34 |
San Paolo indirizza la sua lettera “a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi…”! I santi, per San Paolo, non sono persone particolari, sono i cristiani “normali”, persone che credono in Gesù e invocano il suo nome! Sono i battezzati, coloro che appartengono a Dio, portatori del suo amore gratuito, sia perché lo hanno ricevuto, sia perché lo stanno donando, forse con fatica!
Noi siamo peccatori per davvero, eppure siamo santi! Siamo «santi» perché l’Agnello di Dio ha preso su di sé i peccati del mondo! Questa parola, che viene annunciata ad ogni celebrazione eucaristica, nel brano del vangelo di oggi è sulla bocca di Giovanni il Battista. Egli presenta Gesù con questa immagine molto ricca di significati.
L’immagine dell’agnello, per la formazione religiosa ebraica, richiama vari passi biblici, diversi aspetti dell’alleanza di Dio col popolo, molteplici interventi del suo amore nella storia degli uomini!
Agnello di Dio è l’agnello che Abramo ha sacrificato al posto di Isacco sul monte, l’agnello ucciso in Egitto per bagnare gli stipiti delle porte col suo sangue e per mangiarne la carne prima del lungo viaggio verso la terra promessa, l’agnello che ogni anno veniva caricato dei peccati del popolo e abbandonato alla morte nel deserto, l’agnello muto degli oracoli di Isaia, il servo di cui Dio si compiace e che prende su di sé l’iniquità di noi tutti, …
Egli è l’agnello gradito a Dio, l’agnello che Dio offre agli uomini perché lo sacrifichino al posto di se stessi, l’agnello che nutre nel cammino verso l’incontro con Lui!
Giovanni ce lo presenta con verità e umiltà e gioia dopo averlo battezzato nel Giordano. Ce lo presenta come Figlio di Dio, come colui che “era prima di me” e come colui che battezza nello Spirito Santo.
Era prima di me! L’evangelista non fa fatica a riportare questa espressione, che sottolinea quanto egli aveva già annunciato all’inizio del Vangelo dichiarandolo Verbo che era presso il Padre! È chiaro l’accenno alla divinità di Gesù, riaffermata con l’espressione Figlio di Dio. Il figlio è della stessa natura del padre, ne porta la somiglianza, ne porta pure il nome. Gesù è Dio, come figlio, come uno che riceve la vita (e quindi dipende, perciò non come uno che si mette al posto di Dio), che riceve l’amore e lo manifesta nella propria esistenza. Egli non tiene per sé tutta questa ricchezza di vita, ma la partecipa battezzando nello Spirito Santo! La parola battezzare significa immergere, far entrare, bagnare completamente: Gesù fa entrare nello Spirito di Dio coloro che si affidano a lui, li fa partecipi della vita d’amore del Padre, li fa figli di Dio allo stesso modo che egli è figlio! Egli è colui che immerge l’uomo nella vita divina, lo avvolge e lo riempie del suo amore, lo santifica, lo divinizza!
La Parola di oggi ci fa vedere l’amore del Padre, l’offerta del Figlio, la bellezza della Grazia che riceviamo: staremo perciò ancora nel mondo con speranza, con fiducia, nonostante tutto il peccato e tutto il male che incombe su di noi e che è dentro di noi.
Questa speranza è allargata dall’oracolo di Isaia a tutte le genti. Anche i pagani possono sperare: Gesù non fa differenze e parzialità. Egli è qui per tutti. Non ci meravigliamo quindi che persone di altre religioni si sentano finalmente realizzate quando incontrano Gesù, quando arrivano a conoscere il suo amore e il suo sacrificio! Animisti, induisti, buddisti, islamici, seguaci di Confucio e taoisti, tutti, incontrando Gesù così come la Chiesa lo annuncia, rimangono attratti da lui, conquistati, come già ebbe a dire San Paolo: sono stato conquistato da Cristo Gesù! Questi con gioia si presenta come “apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio”, e con gioia continuerà a parlare di lui e a consacrarsi all’annuncio del vangelo a tutti, anche a quelli da cui nessuno si sarebbe aspettato che l’avessero accolto!
Il messaggio delle feste dell’Epifania e del Battesimo di Gesù continua a diffondersi: la stella, come parte della creazione, le Scritture e la voce del Padre hanno annunciato e manifestato il Figlio di Dio: ora questa manifestazione deve continuare nella quotidianità della vita attraverso la Chiesa, attraverso di noi!