16/01/2005 - 2ª del Tempo Ordinario - Anno A
Prima lettura Isaia 49,3.5-6 dal Salmo 39
Seconda lettura 1Corinzi 1,1-3 Vangelo Giovanni 1,29-34
All'inizio della Messa, al posto del saluto "Il Signore sia con voi",
il sacerdote può usare altre parole. Più frequentemente viene ripetuta la conclusione
della seconda lettera di San Paolo ai Corinzi: "La grazia del Signore Gesù
Cristo, l'amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti
voi". Queste parole sono un richiamo più forte alla conoscenza di Dio che
ci è data e una memoria dei doni di cui egli ci fa godere costantemente nella
Chiesa: grazia, amore, comunione: doni che si riversano su di noi durante la
celebrazione dei santi Misteri. Aiutati da questa benedizione subito ci disponiamo
a chiedere perdono.
Oggi anche Giovanni Battista ci ricorda che siamo peccatori. Il tempo di Natale
infatti è terminato, e la liturgia ci sofferma a meditare la presentazione di
Gesù da parte del Precursore. Questi ricorda il momento in cui egli stesso lo
ha battezzato, e dà testimonianza parlando ancora di lui mentre lo vede avvicinarsi.
La cosa più importante che vuole affermare è la presenza dello Spirito Santo
su di lui, una presenza che manifesta il suo essere divino e nello stesso tempo
divinizza anche coloro che lo accolgono! Infatti Gesù, dimora dello Spirito,
battezza anche nello Spirito Santo, cioè immerge nella vita, nella realtà dell'amore
e della santità di Dio, tutti coloro che si lasciano intimamente avvicinare
da lui. Prima però di parlare di questo dono nuovo, Giovanni parla di un altro
dono preparatorio.
Gesù, prima di tutto, "toglie il peccato del mondo". Questa opera
è davvero necessaria! Anch'io, accingendomi a riempire di olio o vino o di altro
liquido prezioso una bottiglia o un qualsiasi recipiente, prima lo svuoto e
lo pulisco accuratamente da ogni altra cosa o impurità. Altrimenti non potrei
godere appieno del nuovo contenuto, anzi, lo rovinerei! Gesù "toglie il
peccato del mondo" per poter donare poi lo Spirito. Come farà a togliere
il peccato? Per rispondere a questa domanda Giovanni evoca un'immagine cara
alla cultura biblica: egli è "l'agnello di Dio"! Questa immagine ci
riporta ad una pagina del profeta Isaia che parla del Servo di Dio, che, con
l'offerta della sua vita come un "agnello condotto al macello", "toglie
l'iniquità di noi tutti"! L'immagine dell'agnello richiama pure quanto
avviene nella Pasqua, celebrata mangiando l'agnello sacrificato a Dio: mangiando
l'agnello il popolo entra in comunione con Dio e ognuno in comunione gli uni
con gli altri.
Gesù ci viene presentato quindi da Giovanni già come colui che si offre per
la nostra pace, per la nostra comunione con il Padre e tra di noi, poiché elimina
dalla nostra vita ciò che la divide da Dio e dai fratelli, il peccato. In seguito
potrà colmare i nostri cuori e i nostri corpi con il dono dello Spirito!
Il peccato! Nel nostro mondo arricchito e opulento questa parola non viene più
accettata. Oppure fa paura, è diventata tabù. Chi parla di peccato viene accusato
di essere giudice della coscienza degli altri. Dimentichiamo il compito dei
profeti? Natan ha detto in faccia a Davide che ha peccato: perché non si può
dirlo oggi a coloro che riempiono di ingiustizie i tribunali, a coloro che appoggiano
e praticano aborti, a coloro che fanno le prove di matrimonio senza essersi
preparati ad amare, a coloro che vorrebbero educare bambini e ragazzi con la
sola informazione, a coloro che ingannano i propri clienti, a coloro che buttano
il pane quando il mondo è pieno di gente che muore di fame, ecc…?
Chi dice che un comportamento è peccato è una persona da ringraziare: aiuta
a discernere, mette in guardia dal rovinarsi la vita e dal danneggiare gli altri.
E soprattutto chi parla di peccato alimenta la speranza del perdono. Questo
lo può fare solo chi crede in Dio, nel Dio di Gesù, l'agnello che toglie il
peccato! Chi non parla di peccato sa parlare poi di colpa, ma non conosce la
possibilità del perdono.
Giovanni annuncia Gesù desiderando che tutti lo incontrino: è l'agnello che
toglie i peccati del mondo! Lo avvicinerà soltanto chi ammette d'essere peccatore,
chi riconosce di aver disobbedito o di aver ignorato Dio Padre. L'essere peccatore
è una realtà che concatena tutti gli uomini di tutti i popoli. Il peccato di
ognuno però ci divide, ci tiene separati. Ci deve unire il sangue dell'agnello
e la pasqua celebrata mangiando la sua carne: potremo così ricevere da lui anche
lo Spirito, che ci rende, da uomini, figli capaci di portare l'amore di Dio!