17/07/2005 - 16ª DOMENICA DEL T.
O. - anno A
Prima lettura Sapienza 12,13.16-19 dal Salmo 85/86
Seconda lettura Romani 8,26-27 Vangelo Matteo 13,24-43
Il sacerdote ha presentato al Padre il vero sacrificio che gli è gradito. Ora
gli presenta le nostre attese, attese del suo intervento di amore perfetto:
grazie a questo sacrificio Dio ci deve esaudire! Preghiamo quindi per noi, desiderosi
di raggiungere i nostri fratelli ormai al sicuro: di essi nominiamo la Madre,
Maria Ss.ma, gli apostoli e i santi patroni! Li ricordiamo, poiché essi vivono
per Dio, e quindi anche per noi vivono: con i loro esempi di fede e di amore
ci sono di stimolo e di aiuto! Essi sono i primi membri della Chiesa, ambiente
in cui viviamo più intensamente la fede e l'amore, famiglia in cui la speranza
è condivisa da tutti. Preghiamo per essa, in particolare per il papa e per il
vescovo: la Chiesa è un ambiente concreto, riconoscibile, ordinato; come in
una famiglia c'è chi è caricato del servizio dell'autorità in vista dell'unità
e dell'armonia. Preghiamo per i sacerdoti e per tutto il popolo, chiedendo d'essere
confermati nella fede e nell'amore: sono queste le nostre necessità più urgenti,
senza le quali la Chiesa stessa non è Chiesa! Non ci dimentichiamo degli assenti,
quelli impediti da infermità o da particolari situazioni, o quelli che hanno
ceduto alla tentazione della pigrizia, del materialismo e dell'egoismo, o quelli
la cui fede è divenuta fragile e cede ai venti contrari. Fanno parte della Chiesa
anche i fratelli già defunti, che hanno completato il loro servizio su questa
terra e sono stati "promossi alla vita eterna" (così dicono i certosini!).
Li consegniamo al Padre perché ci possiamo ritrovare anche con loro quando egli
ci chiamerà a sè. In queste preghiere vediamo la Chiesa nella sua totalità,
nella sua ampiezza,che comprende non solo noi peccatori in pericolo, ma anche
i fratelli che attendono la gloria e quelli che vi sono già ammessi dalla "buona"
volontà del Padre, che ha esaudito i desideri del suo Figlio Gesù!
Del nostro Dio la prima lettura dice: "Non c'è Dio fuori di te, che abbia
cura di tutte le cose, perché tu debba difenderti dall'accusa di giudice ingiusto".
Dio è nostro Padre, ed è davvero inimitabile. Egli è forte, e ci mostra la sua
forza se occorre. Egli però è mite, e noi godiamo della sua indulgenza e pazienza.
Ci sono tuttavia persone che si ritengono in grado di poterlo giudicare e di
pronunciarsi contro di lui, dicendo che è ingiusto. Egli non ha bisogno di difendersi
da questa accusa, tanto è evidente il contrario. Cieco è l'uomo che non vede
la sua giustizia e non ha pazienza di attendere che essa si manifesti. Con il
suo modo di fare, cioè con la sua forza e la sua pazienza, Dio ci insegna ad
amare gli uomini, tutti, anche quelli che si rendono degni di grandi castighi.
Sono anch'io uno di quelli, e Dio mi dà la possibilità di sperare nella sua
indulgenza. Egli attende, e così io arrivo a maturare il pentimento e a chiedergli
perdono.
Questo tema pervade anche la prima delle tre parabole che oggi Gesù ci propone.
Il campo seminato con buon grano produce anche zizzania. Che si fa? Gesù ha
dato la spiegazione di questa parabola. Dio è capace di pazientare. Dio è diverso
dagli uomini, che vorrebbero eliminare subito il male. Volendo eliminare subito
chi fa il male l'uomo condanna se stesso. Chi è infatti che non porta nel cuore,
mescolata con la Parola di Dio, una serie di desideri, di energie, di volontà
cattive, produttrici di male? Certamente si può e si deve agire con prontezza
ad impedire che la tentazione proceda nel proprio cuore, ma non si possono cacciare
dalla comunità cristiana quelle persone che si sono lasciate sedurre e travolgere.
Esse devono essere aiutate, e dobbiamo con pazienza attendere che la Parola
di Dio cresca in loro, prenda forza e in tal modo vinca le radici dannose.
Il regno dei cieli cresce senza atti di violenza, con mitezza e umiltà. Esso
cresce lentamente, senza la pretesa di essere subito visibile, subito perfetto.
Lentamente cresce e realizza la volontà di Dio sulla terra. Parlando del regno
dei cieli io penso alla Chiesa, la comunità dei credenti. È essa che attira
gli uomini a trovare riparo e ristoro, come lo trovano gli uccelli tra le fronde
della pianta di senape cresciuta in modo misterioso da un seme così piccolo!
È ancora la Chiesa che dà una capacità di comunione e di armonia alle convivenze
umane, famiglia e società, come il lievito trasforma la grande massa di farina
impastata da una donna! Ti sei mai chiesto perché questa donna, nella parabola
di Gesù, impasti tre staia di farina? Tre staia sono tre grandi recipienti!
Gesù pensa a una grande quantità di pane: questo deve servire ad una famiglia
per moltissimo tempo, oppure deve essere portato sul tavolo di un banchetto
con moltissimi invitati? La Chiesa deve offrire cibo a tutto il mondo, a tutti
i popoli!
Il regno dei cieli deve crescere continuamente e senza fermarsi, e noi siamo
così deboli e fragili! Abbiamo la preghiera, che costringe Dio ad intervenire
con la sua potenza! Ma come pregare e cosa chiedere a Dio? Egli stesso mette
nel nostro cuore il suo Spirito, che trasforma i nostri desideri santi, quasi
dei "gemiti", in domande precise che il Padre, forte e indulgente,
comprende ed esaudisce con amore! Vieni, Spirito Santo!