14/08/2005 - 20ª DOMENICA DEL T.
O. - anno A
Prima lettura Isaia 56,1.6-7 dal Salmo 66/67
Seconda lettura Romani 11,13-15.29-32 Vangelo Matteo15,21-28
Chiesta la pace con la preghiera, il sacerdote la dona a tutti i fedeli: La
pace del Signore sia sempre con voi! E subito invita tutti a trarre conseguenze
dalla preghiera rivolta a Dio con fede. La pace è arrivata, ce ne scambiamo
un segno. Non hai mai cercato a questo punto della Messa di incontrare lo sguardo
di qualcuno cui hai fatto un torto o da cui l'hai ricevuto? Non ti sei mai avvicinato
a porgere la mano ad un tuo "nemico"? Se l'avessi fatto sapresti quant'è
bello prendere sul serio Gesù in questo momento! E subito un canto si eleva
da tutta l'assemblea. Ci stiamo avvicinando al momento in cui mangeremo il Corpo
di Cristo. Ma come fare? Siamo peccatori! Lo siamo davvero! Ci rivolgiamo ancora
a Gesù, chiamandolo con quel titolo con cui ce lo ha presentato Giovanni Battista:
Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! Il peccato del mondo pesa anche
su di noi, perché anche noi lo abbiamo sviluppato, favorito. Ce ne siamo resi
colpevoli. Abbi pietà di noi! Ripetiamo tre volte questa preghiera, umile e
vera, che ripeteremo in altro modo risvegliando la nostra fede: Non sono degno
di partecipare alla tua mensa: ma di' soltanto una parola e io sarò salvato!
È la preghiera del centurione che sapeva che Gesù, da buon ebreo, non avrebbe
potuto entrare in casa di un pagano. Questo è il momento di riconoscerci con
sincerità peccatori. Per accostarci al Corpo del Signore dobbiamo riconoscere
che esso è davvero il Corpo del Signore. Chi non vuole dare adesione alla fede
della Chiesa non può ovviamente mangiarlo, ma nemmeno chi non ha confessato
i propri peccati gravi o chi vive situazioni irregolari: compirebbe azione menzognera
verso il Corpo di Cristo. Se non sei in queste situazioni, pur sapendo di non
essere del tutto senza peccato, accogli l'invito, che Gesù stesso ci ha rivolto,
con umiltà e con gioia, avviandoti verso il sacerdote che sta distribuendo il
Pane della vita!!
Riconoscerci peccatori! San Paolo parla della disobbedienza a Dio dei pagani
e di quella degli ebrei: peccatori gli uni e gli altri. La disobbedienza degli
ebrei ha causato la morte di Gesù, e questa ha ottenuto misericordia per i pagani!
Ora, anche gli ebrei otterranno misericordia da Dio e riconosceranno che è Gesù
il loro salvatore! Tutti abbiamo bisogno della misericordia del Padre, tutti
siamo salvi grazie a Gesù: non ci possiamo gloriare di nulla! E non siamo in
grado di giudicare nessuno, tanto meno di condannare, perché Dio può avere permesso
sbagli e peccati di altri per il nostro bene: egli può scrivere diritto sulle
nostre righe storte, come dice un noto proverbio!
Già Isaia aveva predetto che anche gli stranieri pagani sarebbero accorsi per
amare e per servire il Signore! E il Signore ha promesso per loro la gioia nel
suo tempio, segno di comunione con lui. Li colmerò di gioia nella mia casa di
preghiera! La preghiera confidente nel Dio vero è fonte di gioia: l'uomo che
si trova in comunione con Dio è pienamente realizzato, è completo! La preghiera
è necessaria all'uomo per essere se stesso, per essere completo. L'uomo da solo
non è nemmeno uomo, lo è soltanto quando è in relazione sana e vera con il Dio
vivente!
Il vangelo non per nulla continua a presentarci esempi di preghiera. Oggi vediamo
una donna pagana rivolta a Gesù in preghiera. Nessuno le ha insegnato, ma la
necessità in cui si trova, l'amore per sua figlia sofferente, la sua impotenza
di fronte al dolore l'hanno resa capace di pregare! Ella prega Gesù, rivolge
a lui una domanda con la stessa sicurezza con cui ci si rivolge a Dio, all'unico
Dio! Per un bel po' Gesù ignora quella richiesta, e solo dopo aver visto l'insistenza
e l'umiltà della donna le risponde. L'insistenza significa che per la donna
è chiaro che Gesù è l'unico salvatore, e non vuole rivolgersi a nessun altro!
L'umiltà è segno e garanzia che ella non si erge a giudice di Dio. Queste caratteristiche
rendono la preghiera manifestazione di fede "grande", come dice il
Signore stesso. La fede è grande perché incontra il cuore di Dio, che si piega
a soddisfare la richiesta. L'insistenza e l'umiltà fanno sì che si riconoscano
nella donna le caratteristiche del figlio. Ella si pone come figlia davanti
a Dio, e per Dio ogni figlio suo è "grande"!
Siamo peccatori, ma la fede ci fa grandi: cercheremo di esaminare la nostra
fede, in modo da riconoscere davvero in Gesù il nostro unico salvatore, e da
riconoscere sempre la sua sapienza e le sue decisioni migliori dei nostri desideri!