21/08/2005 - 21ª DOMENICA DEL T.
O. - anno A
Prima lettura Isaia 22,19-23 dal Salmo 137/138
Seconda lettura Romani 11,33-36 Vangelo Matteo 16, 13-20
Il sacerdote compie un piccolo gesto che tu nemmeno vedi, se non sei particolarmente
attento: dopo aver spezzato l'ostia, ne stacca un frammento e lo lascia cadere
nel calice del vino. Perché? Il gesto risale ad un'usanza molto antica e viene
ripetuto ancora, anche se oggi non può più avere il significato originario.
È un'abitudine che si era andato consolidando nella città di Roma allorché si
formavano molte comunità distanti da quella centrale presieduta dal vescovo,
cioè dal papa. Quelle comunità si sentivano unite a quella in cui celebrava
il loro vescovo: per esprimere quell'unità attendevano che arrivasse il diacono
con un frammento dell'ostia consacrata dal papa, lo mettevano nel loro calice
e quindi procedevano a distribuire la s. Comunione! Un segno di comunione con
il proprio vescovo, la consapevolezza di non essere soli, ma uniti a tutte le
altre comunità della diocesi formanti un'unica Chiesa presieduta dal Vescovo,
successore degli apostoli! Il sacerdote stesso che celebra sa di poter celebrare
perché mandato dal vescovo, perché fa parte di un presbiterio unito e obbediente,
perché ministro, cioè servo della Chiesa, corpo di Cristo! Oggi non attendiamo
che qualcuno ci porti un frammento dell'Eucaristia dal nostro vescovo, non sarebbe
nemmeno pensabile. Questo gesto però rimane presente nella nostra celebrazione
per ricordare l'unità della Chiesa e l'importanza di avere un vescovo che vigila
sulla nostra fede e che fa sì che noi tutti abbiamo il cibo spirituale per la
nostra vita!
Anche per questo mistero possiamo ripetere con San Paolo: "O profondità
della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio!". Egli esclamava
queste parole pensando al modo con cui Dio aveva chiamato tutti i popoli alla
fede: li ha salvati per il sacrificio di Gesù, avvenuto tramite il rifiuto della
sua persona da parte dei capi del popolo eletto. In tal modo anche un peccato
così grande viene adoperato per la salvezza! I giudizi e le vie di Dio sono
imperscrutabili davvero!
La nostra meraviglia per le strade usate da Dio rimane sempre viva in noi per
tutte le sue decisioni. Quella che consideriamo oggi è la consegna delle chiavi
del regno dei cieli ad un uomo. Come si può affidare ad un uomo le chiavi del
regno? È una cosa ben fatta? Non è peggio di un gioco d'azzardo? Un uomo, per
quanto buono e bravo sia, è pur sempre un uomo. Se fossimo noi i consiglieri
di Dio glielo lasceremmo fare un passo simile? Certo che no! Gesù l'ha fatto.
E quelle chiavi sono ancora in mano ad un uomo. Quell'uomo non è il più santo
che esista: Gesù non ha scelto un uomo senza difetti e senza peccati, ma un
uomo normale con peccati e difetti; egli si è però impegnato ad accompagnarlo.
Gesù vuole soltanto assicurarsi che quell'uomo, che deve usare le chiavi del
regno per chiudere e per aprire, sia un uomo che lo conosce, e che con umiltà
si lascia condurre da Dio! Gesù stesso rimarrà deluso da quell'uomo che egli
ora sceglie, ma nonostante il suo peccato gli confermerà il compito, fiducioso
solo nella preghiera che egli stesso innalzerà per lui.
Pietro, che allora, di certo solo simbolicamente, ha ricevuto dalle mani di
Gesù le chiavi, ha passato le stesse ad un altro uomo, che noi continuiamo ad
amare e ad ascoltare. Ci lasciamo rafforzare la fede dal suo esempio e dalla
sua parola, e preghiamo, perché lui possa a nome di tutta la Chiesa continuare
a proclamare la divinità di Gesù Cristo. "Tu sei il Cristo, il Figlio del
Dio vivente!", ha esclamato Pietro in risposta alla domanda del Signore.
Colui che tiene in mano le chiavi conosce Gesù e professa la fede in lui in
molti modi, con la preghiera e con l'insegnamento, con l'esortazione e col rimprovero,
con la gioia e con le lacrime. Se egli chiude nessuno potrà aprire, perché Dio
dà valore alle sue decisioni! Se egli apre nessuno chiuderà! Vale per lui ciò
che il profeta Isaia diceva di Eliakim, scelto al posto di Sebna, incaricato
dal re Davide a sovrintendere al suo palazzo.
Un grande mistero il modo di fare di Dio! Egli si serve di uomini per compiere
la santificazione degli uomini! Egli si serve di me, nonostante la mia indegnità
e il mio peccato, egli si serve di te, nonostante la tua ritrosia. Dobbiamo
prendere sul serio ogni chiamata di Dio e con serietà e con gioia professare
la nostra fede nella divinità di Gesù, e quindi l'importanza delle sue parole
sulle quali saremo giudicati. Adoperandoci per il suo regno, egli non ci lascerà
nè ci abbandonerà!