16/10/2005 - 29ª DOMENICA DEL
T. O. - anno A
Prima lettura Isaia 45,1.4-6 dal Salmo 95/96
Seconda lettura 1Tessalonicesi 1,1-5b Vangelo Matteo 22,15-21
Ho terminato la spiegazione dei vari momenti e riti della S.Messa, ed ho quasi
nostalgia di quelle occasioni che mi hanno permesso di intrattenermi con voi
su questa celebrazione dei misteri del Signore! Prima di concludere proprio
del tutto, desidero comunicarvi alcuni pensieri e impressioni che porto nel
cuore: forse potranno essere utili a qualcuno!
Una prima riflessione riguarda le celebrazioni delle solennità più
grandi come Pasqua e Natale. In queste occasioni le chiese si riempiono, ed
aumenta la gioia di tutti. Tutti riceveranno grazia e Spirito Santo sia dall'ascolto
della Parola che dalla preghiera particolarmente intensa di quei giorni. Anche
il celebrante gode in quell'occasione nel vedere l'assemblea raddoppiata di
numero, però il suo cuore non può non soffrire e non percepire
la sofferenza di tutta la Chiesa: infatti molti di coloro che sono là
in quel giorno solenne non hanno il cuore aperto per donarsi al Signore Gesù!
Essi hanno già deciso che nessuno, nemmeno Dio, potrà chiedere
loro la fedeltà settimanale, manifestata dagli altri cristiani ogni domenica!
Questa chiusura della volontà rallenta e soffoca gran parte dell'amore
e della gioia della comunità, e spesso riesce a condizionare il sacerdote
nella predicazione. Io non so cosa si possa fare
Ti esorto ad essere sempre
disponibile al Signore, attento a lui e animato da affetto fraterno: chissà
che qualcuno, la domenica seguente, non ritorni, attratto a partecipare dal
calore del tuo sorriso sereno e disinteressato, in cui può aver percepito
un dono e un richiamo di Gesù!
La Parola che Gesù oggi ci dona è diventata proverbiale. Essa
ha lasciato stupiti e ammutoliti i suoi nemici, che erano certi di aver teso
una trappola infallibile al Maestro che attirava le folle con la sua parola
franca e amabile. Per poterlo cogliere in fallo in modo inequivocabile, e fargli
pronunciare una parola comunque condannabile, si sono alleati due partiti nemici
tra loro, i farisei con gli erodiani! Se una risposta fosse stata gradita agli
uni, sarebbe risultata condannabile dagli altri. Si presentano a lui i discepoli
dei due partiti: i capi non si espongono, timorosi comunque di non far brutta
figura di fronte al popolo. Per introdursi nel discorso e mettere Gesù
nella condizione di parlare senza remore, si fingono suoi ammiratori. Con spirito
di menzogna affermano il vero: "Sappiamo che sei veritiero e insegni la
via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno"! Sono
davvero astuti, ma Gesù si accorge subito della loro malizia, e ancor
più quando pongono la domanda: "È lecito o no pagare il tributo
a Cesare?". Gesù capisce che se dice un "si" consente
ai farisei di accusarlo e si attira l'antipatia del popolo, se dice "no"
saranno gli erodiani a trascinarlo in tribunale accusandolo di essere fomentatore
di ribellione. Ma Gesù non fa calcoli: egli non ha intenzione di dire
nè il si nè il no. Il Signore va al concreto. Che cosa tengono
in tasca coloro che gli stanno davanti? Non si servono per i loro affari e per
i loro bisogni proprio delle monete di Cesare, e quindi dei suoi funzionari
e delle opere che quegli costruisce? È proprio così: i suoi interlocutori
hanno in tasca le monete dell'imperatore, nonostante portino la sua effige con
la scritta, blasfema per ogni buon ebreo!
A questo punto è facile per Gesù dire: "Date di ritorno a
Cesare le sue cose"! Questa risposta potrebbe voler dire anche di pagargli
i servizi di cui essi godono, e quindi di pagare le tasse. Dio stesso può
servirsi anche dell'autorità statale, benché pagana, come si è
già servito di Ciro, re di Persia, incaricandolo di far ritornare il
popolo di Israele a Gerusalemme. Gli erodiani non possono disapprovarlo. Ma
Gesù aggiunge a sorpresa "Date di ritorno a Dio ciò che è
suo"! Che cosa non appartiene a Dio? A cosa pensava Gesù? "Date
al Signore gloria e potenza" dice il salmo. "Che cosa renderò
al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò
il nome del Signore. Adempirò i miei voti al Signore, davanti a tutto
il suo popolo" (Sal 116). Al Signore dobbiamo il nostro cuore, la nostra
vita, tutto: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore! Nessun Cesare può
prendere il posto di Dio nel cuore dell'uomo che lo ama. I farisei da questa
parola si ritrovano sorpassati nel loro stesso desiderio di essere religiosi.
E noi continuiamo serenamente ad essere leali cittadini collaborando con tutte
le nostre forze al Regno di Dio, continuiamo a vivere e a proporre il vangelo
agli uomini che incontriamo! Infatti "Dite tra i popoli:" Il Signore
regna! "", cantiamo ancora nel salmo di oggi! In tal modo rendiamo
bella la nostra nazione e gioviamo a tutti i nostri connazionali!