05/12/2004 - Domenica 02ª del Tempo di Avvento - Anno A
Prima lettura Isaia 11,1-10 dal Salmo 71
Seconda lettura Romani 15,4-9 Vangelo Matteo 3,1-12
La Parola che ascoltiamo l'ascoltiamo durante l'Eucaristia, ed Eucaristia significa
rendimento di grazie! Anche il nostro ascolto fa parte della nostra riconoscenza
a Dio! Gli siamo riconoscenti anzitutto perché egli, parlandoci, ci rende coscienti
che ci ama, è attento alla nostra vita, gli preme che noi non ci perdiamo. Per
questo la sua Parola è dichiarazione di affetto, è consolazione, è condivisione
di desideri, talora è anche ammonimento e spesso deve essere pure rimprovero.
Oggi la Parola vuole attirare la nostra attenzione, è promessa e raccomandazione.
Noi l'ascoltiamo con amore, e il nostro ascolto attento è la prima forma di
ringraziamento.
Giovanni Battista attira la nostra attenzione con il suo modo di presentarsi,
con il suo vivere nel deserto e con la sua voce. Un uomo che vive nella povertà
volontaria e in solitudine voluta, e tuttavia vuole raggiungere tutti con la
sua voce, ci incuriosisce e ci attira. Che cosa vuole comunicare?
Egli invita a conversione, a cambiare cioè il modo di pensare e di essere. Se
pensi che appartieni a Dio, diventi diverso. Se pensi che Dio ti vuole nel suo
regno, cambi la tua vita. Se pensi che Dio ti vuole attento ad amare, gli chiedi
perdono per essere stato finora diverso, orientato a te stesso. Se pensi che
sta arrivando colui che tutto il popolo attende da secoli, perché Dio l'ha promesso
come salvatore e liberatore, ti prepari a riconoscerlo e ad accoglierlo. Ed
è proprio questa la promessa che tiene vivo il desiderio di tutti.
Già Isaia ha descritto con una serie di immagini questa persona attesa. Egli
è un germoglio che spunta dal popolo, non viene dall'alto come un angelo. La
sua parola sarà importante, perché darà criteri sicuri e giusti per la vita.
La sua parola sarà temuta da chi è ingiusto e violento. Il suo spirito-soffio
farà riconoscere il male di chi vuole vivere senza Dio! Alla sua presenza scompariranno
le inimicizie: non ci sarà più scontro tra gli animali feroci e quelli miti:
cioè le persone abituate alla prepotenza diverranno con lui capaci di umiltà
e di servizio. Egli porterà su di sé lo Spirito di Dio, Spirito di sapienza
e di intelligenza, di consiglio e di fortezza, di conoscenza e di timore del
Signore. Avrà perciò modi di fare diversi da quelli normali degli uomini, sempre
occupati da interessi terreni e personali, per cui non sono mai del tutto affidabili.
Con lui si può vivere in pace! Egli sarà cercato dalle genti, cioè anche da
coloro che praticano altre religioni, con ansia, perché senza di lui la vita
è difficile, è sofferenza, pervasa di paura.
Purtroppo non tutti sono pronti e non tutti desiderano l'avvento di uno che
ci liberi dai nostri egoismi. Quando il nostro egoismo fa soffrire solo gli
altri, noi non vorremmo mollarlo. Questa era allora la situazione di farisei
e sadducei, sicuri di sé, che andavano ad ascoltare Giovanni solo per fare bella
figura, ma non per cambiare se stessi. Giovanni li chiamò "razza di vipere",
che è come dire figli del diavolo: essi non solo si lasciano avvelenare, ma
si fanno anche seduttori per ingannare gli altri. Oggi spesso siamo noi a meritare
tale appellativo. La vipera che si nasconde nell'acqua, quando esce è ancora
pronta a mordere e uccidere con il suo veleno. Se noi, che siamo entrati nell'acqua
del battesimo, non cambiamo i desideri e i pensieri, rimaniamo pericolosi: chi
ci avvicina con fiducia, perché siamo battezzati, rimane ingannato perché abbiamo
conservato interessi materiali, egoismo, voglie peccaminose.
Abbiamo bisogno anche di raccomandazioni e forse di rimproveri. San Paolo ci
raccomanda di accoglierci gli uni gli altri per la gloria di Dio. Siamo peccatori,
per questo la nostra accoglienza reciproca diventa gloria di Dio. È gloria di
Dio che un peccatore diventi accogliente, ed è gloria di Dio che un peccatore
sia accolto, che ami e sia amato. Questa gloria di Dio attira anche i pagani
al Dio vivente, al Dio che ama i peccatori e dai peccatori si lascia amare.
Il nostro cambiamento, la nostra conversione, diventa forza missionaria della
Chiesa, e rende più bello e più vero il nostro grazie a Dio. La nostra Eucaristia
così, cambiandoci grazie alla Parola ascoltata, ci forma come Corpo di Cristo
somigliante a lui. E noi abbiamo davvero il desiderio di essere trasformati
perché splenda sul nostro volto la luce del volto del Signore Gesù, perché anche
noi possiamo godere del beneficio dello Spirito posato su di lui.
Continuiamo a invocare la sua venuta e continuiamo ad attenderlo: Vieni, Signore,
re di giustizia e di pace!