18/05/2008 - Domenica della SS.ma
Trinità - anno A
Iª lettura Es 34,4-6.8-9 Salmo: Dan 3 IIª lettura 2Cor 13,11-13 Vangelo
Gv 3,16-18
"Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo". Abbiamo affermato la nostra fede nella divinità del Figlio di Dio; ora affermiamo la sua umanità in modo semplice, raccontando quanto ci è narrato dai vangeli. Anzitutto dobbiamo dire come egli è presente sulla terra, non perché creato come tutti gli altri uomini, ma perché è venuto dalla sua dimora abituale, il cielo. Consideriamo il cielo come la sede di Dio, il "luogo" della divinità. Dicendo "disceso dal cielo" diciamo che il Figlio di Dio non è più irraggiungibile, non è più nascosto nel mistero. Se è disceso dal cielo ora si trova qui sulla terra, dove siamo noi, dove noi ci muoviamo, accanto a noi. Ma perché Dio ha squarciato i cieli (come direbbe il profeta Isaia) ed è disceso fino a noi? Non l'ha fatto per se stesso: lui non ne aveva bisogno. Lo ha fatto "per noi uomini", per noi che siamo peccatori e lontani da Dio sin da quando Adamo ha rifiutato l'obbedienza e si è nascosto allo sguardo del Padre. "Per noi uomini e per la nostra salvezza"! Il Figlio di Dio è divenuto uomo a nostro favore, perché potessimo essere salvi: il nome che gli è stato dato dice appunto questo, "Dio salva"! Noi guardiamo a lui perciò con tutto il nostro desiderio, sapendo che la sua umanità è necessaria alla nostra vita. Nessun altro uomo infatti è venuto al mondo con questo compito e con questa capacità. Quegli uomini che si sono proposti all'umanità come maestri o come profeti non hanno nemmeno saputo darsi il titolo di salvatori: non avevano coscienza del peccato e della forza negativa del peccato. Essi avevano forse una sapienza, ma solo una sapienza da insegnare, non da testimoniare con la offerta della propria vita fino alla vittoria sulla morte. Per la nostra salvezza è venuto Gesù!
Le parole che Mosè rivolse a Dio ci danno coraggio e gioia: "Se ho trovato
grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì,
è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato:
fa' di noi la tua eredità". Che il Signore cammini in mezzo a noi: il Signore,
con la sua santità e grandezza, in mezzo a noi peccatori, orgogliosi, ignoranti!
È davvero una richiesta coraggiosa, tale che se Dio l'esaudisse farebbe di noi
il popolo più fortunato e più felice del mondo! Certamente, se Dio esaudisce
questa richiesta deve purificarci dai peccati, deve liberarci dall'orgoglio
che ci fa peccare continuamente, deve correggere la direzione del cammino che
stiamo percorrendo. Richiesta coraggiosa quella di Mosè, che però non è dispiaciuta
a Dio, anzi, l'ha presa sul serio per realizzarla continuamente. Dato che i
nostri peccati si rinnovano ad ogni generazione, o, meglio, ogni giorno, l'impegno
di Dio è continuo e costante. Egli ha mandato Gesù per perdonare, e Gesù manda
lo Spirito Santo per renderci umili e aperti alla grazia di Dio.
Questa è la rivelazione che Gesù stesso fa a Nicodemo, il fariseo che ha voluto
incontrarlo a tu per tu nella notte: "Dio ha tanto amato il mondo da dare
il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la
vita eterna". Ecco come Dio ha ascoltato il suo servo Mosè! Dio ha mandato
il Figlio, la sua Parola, il dono del suo amore, perché cammini davvero in mezzo
a noi. Noi lo possiamo vedere e accettare se egli è come noi: perciò è divenuto
uomo, come noi. Si è umiliato, abbassato, fatto piccolo: in tal modo ha innalzato
noi ad essere come lui!
Oggi ci viene data questa bella e rasserenante notizia che ci assicura dell'amore
del Padre e del Figlio. Gesù non è venuto per condannare, dice egli stesso,
ma per salvare. Lo sanno tutti che siamo peccatori, e come tali già condannati:
abbiamo bisogno di essere salvati e di sapere che la volontà di Dio, fattasi
concreta tramite il Figlio, è che noi siamo salvati. Per questo Dio si avvicina
a noi facendoci conoscere la sua "vita". Egli ci rivela così che la
vita di Dio è relazione, relazione di amore perfetto ed eterno. Il Padre è amore,
ed egli, donando se stesso, genera l'amore perfetto, quello che si dimostra
donando la vita, cioè morendo per portare a noi concretamente l'amore del Padre!
Padre e Figlio, amandosi, riflettono su di noi la luce e la forza del loro amore,
lo Spirito, che chiamiamo Santo! È una Trinità la vita di Dio, la circolazione
d'un amore pieno ed eterno tra Padre Figlio e Spirito Santo!
Oggi la Parola di Dio ci ha aiutati a contemplare questo mistero, che celebriamo
tutti i giorni sia facendo il segno di croce, sia recitando il Gloria, sia ogni
volta che pensiamo a Gesù Figlio di Dio donatore dello Spirito! Ma il modo con
cui celebriamo veramente l'amore trinitario di Dio è il nostro amarci a vicenda,
il nostro perdonarci e il donarci l'un l'altro la benedizione della preghiera
aiutandoci ad amare Gesù e a ringraziare il Padre!
Oggi la Chiesa ci sollecita a contemplare il mistero di Dio uno e trino, perché
dobbiamo anche noi lasciarci compenetrare dal suo amore continuo e vivificante.
Siamo stati battezzati nel nome del Padre Figlio e Spirito Santo, e perciò abbiamo
la possibilità concreta di realizzare tra noi la comunione santa e bella che
rende la nostra vita una festa, la comunione che ci riempie di quella gioia
che tutti desiderano godere anche qui sulla terra, come in cielo!