22/06/2008 - 12ª Domenica del T.O.
- anno A
Iª lettura Ger 20,10-13 dal Salmo 68 IIª lettura Rm 5,12-15 Vangelo
Mt 10,26-33
"Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato". Nella professione di fede non ricordiamo i prodigi operati da Gesù e nemmeno i suoi grandi insegnamenti, ma soltanto la sua nascita e la sua morte. La nascita ci mostra il grande amore di Dio per l'umanità, tanto da entrare nella nostra limitatezza e vulnerabilità. La morte ci dimostra il suo amore per il Padre e per ciascuno di noi. "Fu crocifisso per noi": non ci vergogniamo del modo orribile con cui Gesù è morto. Noi ora, come dice l'apostolo, ci gloriamo della croce del Signore, la consideriamo albero di vita, legno di salvezza. I pagani deridevano i cristiani che seguivano un uomo crocifisso, noi invece ci vantiamo di lui, perché conosciamo l'amore che egli ha vissuto sulla croce e sappiamo quanto Dio ha apprezzato l'offerta che egli ha fatto della sua vita. "Per loro io consacro me stesso", aveva detto al Padre nella grande preghiera durante l'ultima Cena. E ancora: "Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso" (Gv 10,17-18). La croce è il modo con cui Gesù ha realizzato questa sua offerta, un atto di amore completo e perfetto. "Fu crocifisso per noi". Non ci soffermiamo a considerare nel Credo su chi è stato a crocifiggere Gesù: sappiamo che la causa principale è il peccato dell'uomo, di tutti gli uomini, non solo di quelli che lo hanno condannato o di quelli che hanno eseguito la condanna. Sappiamo inoltre che il frutto della sua morte come atto d'amore è un frutto di salvezza per tutti, e perciò non ci lamentiamo della sua morte. Affermiamo però che essa è avvenuta "per noi", a nostro favore. Dio infatti, accettando l'offerta della vita di Gesù, che si era caricato dei nostri peccati fin dal battesimo nel Giordano, ci accoglie tutti come figli. Guardando Gesù in croce noi diciamo grazie: grazie a lui che è morto amando, e grazie al Padre che ha chiesto al Figlio Dio di morire perché noi possiamo vivere!
Ogni tanto ci raggiunge la notizia di cristiani perseguitati. Ci sono molti
nostri fratelli che solo per il fatto d'essere cristiani si trovano in pericolo
o in una situazione di emarginazione. Ciò avviene in quasi tutti i paesi dove
la maggioranza dei cittadini professa un'altra religione. Ma ciò avviene anche
in alcuni luoghi da noi, dove non è possibile dichiararsi cristiano senza essere
messo da parte, ignorato, fatto tacere.
Anche tu hai vissuto certamente dei momenti in cui sei stato deriso o evitato
per la tua fede in Gesù, oppure sei stato vinto dalla tentazione di tacere o
nascondere la tua identità per non essere qualificato intransigente o bigotto
o fanatico, e invece volevi solo vivere l'amore al tuo Signore e arricchire
dei suoi frutti il tuo ambiente! Ebbene, nessuna meraviglia. Il Signore ci ha
preavvertiti. Egli pure sapeva dalle Scritture che il giusto viene ingiustamente
accusato e messo alla prova da coloro che si sentono rimproverati dalla sua
condotta, come dice la prima lettura di oggi, e come lasciano intravedere molti
fatti della storia della salvezza. Abele, perché amico di Dio, è stato invidiato
da suo fratello maggiore, rifiutato e ucciso. I figli di Giacobbe hanno invidiato
e odiato il loro fratello minore Giuseppe fino a venderlo, a dispetto della
sofferenza che ciò avrebbe procurato al loro padre. Saul tentava di uccidere
Davide, pur essendo stato beneficato da lui e pur sapendo che egli godeva della
predilezione di Dio.
Chi è fedele a Dio non deve lasciarsi spaventare da quanto fanno gli uomini
contro di lui. Egli deve continuare la propria fedeltà, che torna poi a vantaggio
di tutti, come la fedeltà a Dio di Giuseppe venduto dai fratelli è diventata
salvezza per loro e per molti altri.
Essere fedeli nella persecuzione non è facile, mai! Per questo Gesù ne parla
con chiarezza e decisione. La persecuzione e il rifiuto si abbatte sempre su
di lui: se viene rivolta a noi è a causa di lui o di quella vita e santità ricevuta
da lui.
Dopo averci rassicurati dell'amore del Padre, che non dimentica i suoi figli
come non dimentica i passeri, e a cui non sfugge nulla, nemmeno la sorte dei
nostri capelli, benché siano la cosa meno importante del corpo, ecco che ci
raccomanda di non aver timore. Anche se i persecutori riuscissero a uccidere
il nostro corpo, non riuscirebbero a dominare la nostra anima e a farla perire.
Il nostro amore è più forte della morte e così il nostro attaccamento a lui.
La nostra salvezza è assicurata, se riconosciamo Gesù come nostro salvatore,
e se lo riconosciamo davanti agli uomini, cioè pubblicamente. È importante che
siamo suoi testimoni, che non nascondiamo la ricchezza della sua vita e la sapienza
della sua presenza. Egli dev'essere annunciato a tutti, perché è lui l'amore
del Padre per tutto il mondo!
È grazie a Gesù che si riversa la grazia di Dio su tutti gli uomini, peccatori,
perché nati sulla strada della disubbidienza di Adamo. Senza di lui nessuno
potrebbe uscire dal peccato ed essere liberato dalle sue conseguenze di morte.
Perciò con gioia annunciamo Gesù, Signore e salvatore del mondo, anche a costo
di subire ingiustizie e di portare sofferenze: è l'unico modo che realizza in
pienezza la nostra vita, il nostro amore per tutto il mondo!