30/12/2007 - Santa Famiglia di Gesù,
Maria e Giuseppe - anno A
Iª lettura Sir 3,2-6.12-14 dal Salmo 127 IIª lettura Col 3,12-21 Vangelo Mt
2,13-15.19-23
Il Credo, con cui professiamo la nostra fede ogni domenica, è chiamato Simbolo Niceno-Costantinopolitano: fu infatti redatto nei Concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381). I vescovi di quei due Concili se ne sono occupati attentamente per fornire ai cristiani delle formulazioni esatte della fede, da contrapporre a quelle che stavano trascinando nell'errore i credenti. In particolare il Concilio di Nicea proclama la divinità del Figlio di Dio, e quello di Costantinopoli la divinità dello Spirito Santo. Il Credo elenca le verità fondamentali della nostra fede, desunte da una lettura corretta delle Sacre Scritture e della fede vissuta dagli apostoli e da tutte le comunità cristiane. È importante per un credente conoscere questa formulazione delle verità della fede: non basta certamente conoscerla a memoria, ma è necessario comprendere il significato di ogni singola frase e di ogni singola parola. Allora essa sarà una vera difesa dalle molte credenze che anche oggi si presentano come possibili e, a prima vista, attraenti verità. Difendersi è necessario, ma è più bello conoscere e approfondire ciò che noi crediamo, il grande amore del Padre che ha mandato Gesù, e l'amore e la sapienza di Gesù che ci ha promesso e inviato il suo santo Spirito! Cercherò di trasmettervi quanto io sono riuscito a comprendere, senza la pretesa di esaurire tutta la ricchezza che vi è contenuta!
Il vangelo ci offre delle immagini molto realiste della famiglia di Gesù, in
tre momenti difficili: essa deve fuggire dalla cattiveria di Erode e riparare
all'estero, in Egitto, là dove si parla un'altra lingua e si vive un'altra religione.
Dall'Egitto ritorna appena possibile, ma non può fermarsi dove aveva previsto:
era un luogo troppo pericoloso. Così deve fissare la propria dimora nel villaggio
già che la conosceva, e che era incline a giudicarla, guardandola con un sottile
disprezzo. Una cosa che colpisce tanto e che deve farci riflettere: Giuseppe
non prende mai le sue decisioni fidandosi dei propri ragionamenti o sentimenti,
ma attende e cerca sempre la conferma dall'alto, un segno di Dio: questo arriva
a lui attraverso una parola chiara durante il sogno. Altro motivo di riflessione
per noi è l'unità che vediamo vissuta da Maria e Giuseppe, unità nella quale
vive e cresce il Bambino Gesù! E, ancora, notiamo la pace e la serenità con
cui Giuseppe e Maria vivono i contrattempi, le difficoltà, i disagi che sono
costretti ad affrontare. Per essi sono occasioni di obbedienza a Dio, occasioni
per dimostrare la propria fedeltà a lui.
Questa famiglia, unica per la santità che in essa si respira, non è la consacrazione
del benessere materiale! È una famiglia che deve abituarsi giorno per giorno
alla povertà e alla fedeltà a Dio, senza confrontarsi con le altre famiglie,
perché la sua vocazione e la sua missione è diversa, nuova, tutta da scoprire
giorno per giorno.
Le nostre famiglie trovano grande aiuto a contemplare l'obbedienza a Dio e l'obbedienza
reciproca, la sopportazione e la disponibilità di Maria e Giuseppe e del Bambino.
E quello che non dice il testo sacro dei vangeli lo dice lo Spirito Santo nel
profondo del nostro cuore. Con questa luce vediamo anche la delicatezza e il
rispetto che Maria e Giuseppe si offrono reciprocamente, la loro venerazione
per il bambino, venerazione che non smette mai la vigilanza, l'attenzione a
non lamentarsi mai di nulla perché in ogni situazione Dio può manifestare la
sua volontà o realizzare i suoi disegni per il bene di molti.
Lo Spirito Santo ci parla della santa Famiglia di Nazareth anche tramite la
lettura dal Siracide. Certamente Maria e Giuseppe e Gesù vivono la propria relazione
secondo quanto sta scritto, con quella sapienza che sa unire l'amore a Dio all'amore,
facile o difficile, per i propri congiunti.
Anche l'apostolo Paolo propone la Parola di Dio quando vuole esortare i fedeli
a fare della propria famiglia un luogo di manifestazione del regno di Dio: "La
parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi
con ogni sapienza"! Conservando la Parola nel cuore, le mogli diventano
capaci di vivere nel rapporto col marito un amore sacramentale, che rivive l'obbedienza
della Chiesa a Gesù, e i mariti ancor più ripresentano con la dedizione alla
moglie quell'amore di Gesù che offre se stesso per la salvezza. Anche figli
e genitori manifestano la carità di Dio, la sua bontà e benevolenza, la sua
pazienza e misericordia attraverso la propria convivenza: questa non è sempre
facile, lo sa anche San Paolo, perché la diversità di età e di formazione, la
diversità degli ambienti frequentati possono dar origine a profonde incomprensioni.
Noi, guardando a Maria e Giuseppe e Gesù, diventiamo capaci di versare in tutti
i nostri rapporti lo zucchero della comprensione, dell'amore di Dio, della mitezza
dello Spirito Santo!
Sappiamo che organismi mondiali in questi anni stanno progettando la disgregazione
della famiglia con una cultura che sembra voler estirpare dal cuore di uomini
e donne la gioia della comunione e della fedeltà. Noi, cristiani credenti, non
vogliamo allinearci, ma continuiamo a vivere con più lucida consapevolezza,
come nostra missione specifica, la bellezza dell'unità familiare, e perciò continuiamo
a contemplare con amore la sacra Famiglia di Nazareth!