12/06/2011 - Pentecoste - anno A

1ª lettura At 2,1-11 dal Salmo 103 2ª lettura 1Cor 12,3b-7.12-13 Vangelo Gv 20,19-23

Vieni, santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Oggi preghiamo così, certi di essere esauditi. Sono passate sette settimane dalla Pasqua e ora celebriamo il cinquantesimo giorno, come gli ebrei lo celebravano per rivivere il dono della Legge ricevuto da Mosè sul monte Sinai. Mosè ricevette le tavole di pietra con i comandamenti incisi su di esse, mentre gli apostoli oggi ricevono lo Spirito stesso di Dio nel loro cuore. Essi non vivranno più obbedendo come servi a regole che vengono dall'esterno, ma avranno in se stessi le motivazioni e la spinta per un comportamento santo. Essi avranno nel cuore l'amore, e saranno coscienti che il loro amore diventa in ogni azione rivelazione dell'unico vero Dio. Lo Spirito Santo fa dell'uomo un vero figlio di Dio. Il figlio riceve l'amore del Padre, cresce in esso e diventa così capace di amare. Il figlio rimane ubbidiente: l'ubbidienza è il modo con cui risponde all'amore che riceve, e non gli pesa affatto, proprio perché l'amare non è pesante, nemmeno quando è faticoso.
Noi riceviamo e abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio. Anche noi siamo figli, e cerchiamo di amare ubbidendo. Continuiamo però ad invocare lo Spirito Santo, a chiedergli di venire, perché egli è come il vento: se smette di venire, noi rimaniamo privi della sua forza e della sua luce. La nostra preghiera perciò è continua, continua la nostra richiesta di essere condotti e assistiti dal Paraclito, continuo il nostro amore per Gesù: proprio il nostro rapporto vivo con il Signore è garanzia della presenza e dell'azione dello Spirito Santo. Egli lo ha "soffiato" sui suoi apostoli quando è apparso loro risorto. È lui che lo soffia su di noi quando stiamo alla sua presenza per ascoltarlo e per ricevere da lui la chiamata a partecipare alla sua missione. Questa partecipazione è diversa per ciascuno, perché, come ci dice oggi San Paolo, diversi sono i carismi che ognuno ha ricevuto e riceve. I carismi sono i doni che lo Spirito fa nascere e crescere in ogni battezzato, doni che servono ad edificare la Chiesa. L'apostolo sottolinea il fatto che la diversità dei carismi e dei ministeri hanno la stessa origine dall'unico Dio e quindi sono fonte di gioia per tutti. I doni che io ho ricevuto e che metto a disposizione dei fratelli sono fonte di gioia e di forza per tutti gli altri, così i doni che hai ricevuto tu e che metti a disposizione della Chiesa sono gioia per me. Non c'è posto per l'invidia e la gelosia nel corpo di Cristo, perché tutto appartiene a tutti: le capacità della mano servono agli occhi e le capacità degli occhi e dell'udito servono a mani e piedi e a tutto il corpo. L'immagine del corpo è molto eloquente ed efficace per farci comprendere l'unità che esiste e che dobbiamo rispettare e favorire nella Chiesa. Lo Spirito Santo infatti ci viene donato perché i singoli credenti in Cristo Gesù formino un'unità, diventino un cuor solo e un'anima sola, siano una presenza unita nel mondo per rendere presente in esso l'amore divino. Questo è quanto è stato profetizzato dall'avvenimento della prima Pentecoste.
Lo Spirito Santo ha portato gli apostoli fuori dalla sala, in cui si erano arroccati, per dire a tutto il mondo la grazia della morte e risurrezione del Signore. Sembra proprio che tutto il mondo si sia radunato ad ascoltarli e che il loro messaggio fosse adatto per tutti. Lo Spirito Santo ha fatto in modo che Gesù fosse colui che unisce coloro che la diversità delle lingue e delle culture divideva. Gesù è davvero la pace, colui che abbatte i muri di divisione, colui che unisce coloro che sono diversi e non si capiscono. Gesù con la sua morte e risurrezione dona la vera pace al mondo. Questo avviene quando egli può inviare il suo Spirito a chi crede in lui. Godiamo perciò il frutto della Pentecoste e continuiamo a tenere aperto il nostro cuore a lui, a Gesù, cosicché il suo Spirito possa fare di noi strumenti della pace vera e dell'unità di coloro che sono divisi dal peccato e dalla sofferenza che il peccato ha prodotto e produce nei cuori e nella società. Continuiamo ad invocare la venuta dello Spirito Santo, perché
Senza la tua forza
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.

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