03/07/2011 - 14ª Domenica del T.O. - anno A

1ª lettura Zc 9,9-10 dal Salmo 144 2ª lettura Rm 8,9.11-13 Vangelo Mt 11,25-30

Oggi contempliamo la gioia di Gesù: egli gode nel vedere il modo di fare del Padre. Aveva appena pronunciato i guai per le città che avevano visto i suoi segni prodigiosi senza arrivare alla fede, ma ora egli vede attorno a sè coloro che stanno con lui e da lui attendono insegnamenti e consolazione. Questi sono i poveri, persone oppresse, gente che per il mondo non conta nulla. Ecco, questi stanno con lui, questi credono, questi sanno che egli è inviato dal Padre. Ad essi il Padre concede di conoscere il Figlio. I segreti di Dio vengono rivelati solo a questi "piccoli".
Chi si inorgoglisce di una presunta sapienza, o ritiene d'essere qualcuno davanti agli altri perché ha studiato, costui rimane privo della luce dei misteri. Chi si ritiene importante per gli uomini perché conosce le loro cose, non partecipa a quelle di Dio, che sono nascoste, come Dio è nascosto agli occhi umani. È un invito a voler rimanere piccoli, come è piccolo il Figlio stesso di Dio. Gesù conosce le cose di Dio, a lui sono date in pienezza, perché egli vuol essere ed è sempre obbediente, come un bambino, che trova la sua gioia nell'obbedire al padre suo, di cui ha grande stima. I profeti stessi hanno annunciato la venuta del re eterno con immagini che dicono la sua piccolezza: "cavalca un asino, un puledro figlio d'asina". Egli deve far sparire le armi per annunciare la pace non solo al popolo d'Israele, ma a tutti i popoli. La pace può venire solo da chi è umile, da chi non si vuol mettere sopra nessuno. Egli, "giusto e vittorioso", viene senza boria, senza alcuna superbia. Tutti si trovano a proprio agio con lui, nessuno soffrirà di soggezione, nessuno si sentirà sottomesso. Tutti si sentiranno amati e accolti da chi viene nell'umiltà, e così tutti possono gioire della gioia più profonda.
La profezia di Zaccaria inizia proprio con l'invito all'esultanza per la presenza del re che vince la sua battaglia con l'umiltà. Questa profezia sarà ripresa dall'angelo Gabriele per annunciare a Maria che il re viene attraverso di lei, ed è rivolta a tutta la Chiesa quando sarà inviata a tutti i popoli per portare loro la buona notizia del regno.
Oggi accogliamo anche noi l'invito a godere, ad imitare Gesù che si rallegra dei modi di fare del Padre! Portiamo con noi a lui le nostre stanchezze e tutto ciò che ci opprime, a cominciare dal nostro peccato. Impareremo la sua umiltà. L'umiltà ci alleggerisce e ci arricchisce, perché ci permette di accogliere la ricchezza dell'amore divino. In quest'umiltà riusciremo a portare il giogo di Gesù, cioè a essere sottomessi non a comandamenti pesanti, ma al suo amore.
San Paolo ci ripete l'insegnamento con altre immagini e altre parole. "Voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito": non ubbidiamo ai nostri istinti e nemmeno ai modi di fare degli uomini, ma ci lasciamo condurre dall'amore del Padre, lo Spirito che egli ci ha donato e ora abita in noi. Noi siamo ancora qui sulla terra, avviati alla morte, ma possiamo già vivere in comunione con Dio, liberi dai condizionamenti terreni.
Ricevendo questi insegnamenti e l'invito alla gioia, benché ancora oppressi e stanchi, possiamo condividere l'esultanza di Gesù con le parole del salmo 145 che è stato proclamato:
"O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo amore in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature!".

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