11/09/2011 - 24ª Domenica del T.O. - anno A

1ª lettura Sir 27,30 - 28,7 dal Salmo 102 2ª lettura Rm 14,7-9 Vangelo Mt 18,21-35

San Paolo sta per concludere la lettera ai Romani. Ora dice loro una grande verità che riguarda la vita di tutti i credenti: "Nessuno di noi vive per se stesso". Chi crede davvero in Dio, e non fa della fede soltanto un vestito esteriore per essere ritenuto dagli altri un buon cristiano, sa che questa è la verità. Chi risponde alla chiamata di Gesù e accoglie l'amore del Padre, chi gode della presenza dello Spirito Santo nella propria vita, costui non ricorda più cos'è l'egocentrismo. Non viviamo per godere i piaceri della vita e non viviamo per farci vedere belli e buoni dagli altri. Viviamo per dar gloria a Dio, per diffondere il suo amore, per portare la sua sapienza alle menti e ai cuori di tutti, affinché tutti possano vivere la pace e la gioia della comunione fraterna, inizio di paradiso! "Nessuno di noi vive per se stesso", perché questa non sarebbe vita, ma inizio di una esistenza senza gioia, senza motivazioni, senza significato capace di far superare le difficoltà e le fatiche. "Se noi viviamo, viviamo per il Signore": il nostro vivere è dono che riceviamo dal Padre, e quindi chiediamo a lui per qual motivo ci ha creati e cosa si aspetta da noi. Il Padre poi ci ha donato il Figlio suo, Gesù, come vita nostra e come fondamento per ogni attività: viviamo per lui! E, misteriosamente, sgorga e cresce la gioia nel nostro cuore. La stanno sperimentando quei giovani e non giovani che cominciano a prendere sul serio proprio Gesù! San Paolo continua dicendo pure che "moriamo per il Signore". La nostra vita fino alla fine trova la sua gioia nel Signore, tanto che la morte non la blocca e non incide su di essa. Anzi, la morte stessa del credente porta alla perfezione il suo amore: il credente infatti fa della morte l'offerta più matura della vita, l'atto d'amore pieno, il sacrificio ultimo e completo.
Vivendo per il Signore il credente non ha più remore a vivere come lui insegna. Uno degli insegnamenti più grandi e per il quale ci sono nell'uomo le tentazioni più grandi è quello che riguarda il perdono. Gesù sa che anche i suoi discepoli non saranno del tutto esenti dal peccato, e che il peccato diventa peso e sofferenza per altri, e che questi avranno difficoltà a perdonare. Egli approfitta di una domanda di Pietro per donare il suo pensiero a lui e a tutti gli altri discepoli. Pietro, quasi vantandosi della sua intuizione, chiede se si può arrivare a perdonare sette volte. Egli pensa forse di essere addirittura più generoso del suo Maestro! Ma Gesù lo smonta subito: il numero sette in questo caso non è il massimo, può essere moltiplicato col numero settanta. In questo modo nessuno è più capace di contare… e praticamente finirà col perdonare sempre. Il cuore non deve tenere in sè mai nessun tipo di rancore, odio, vendetta. Il cuore è fatto per il Signore e deve contenere solo e sempre il suo amore. Gesù usa una parabola per far desistere chiunque da ogni eventuale obiezione. La parabola non ha bisogno di commento: chi è perdonato o condonato da debiti immensi è ovvio che a sua volta perdona o condona con gioia sia le bazzecole quotidiane che cose anche più gravi. Se chi è perdonato da Dio non riesce a perdonare a sua volta un fratello, è segno che di Dio non ha nessuna stima: non lo vuole imitare! Il perdono del Padre non avrà alcun effetto sul cuore di chi a sua volta non perdona: questi rimarrà nella sua condanna.
La pagina del Siracide che abbiamo sentito è sfondo e forse ispiratrice dell'insegnamento di Gesù. "Un uomo che resta in collera verso un altro, come può chiedere la guarigione al Signore? Lui che non ha misericordia per l'uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati? … Ricordati della fine e smetti di odiare." Nulla è più bello del perdono e nulla rende l'uomo più grande. Il perdono è il culmine dell'amore, e, a detta di molti santi, è il segno che lo Spirito Santo è presente nel cuore. Per questo chi perdona è gradito a Dio, chi perdona è premiato da lui. Chi perdona purifica il proprio cuore e purifica il mondo, perché chi perdona è simile al Padre che sta nei cieli, ma vuole manifestarsi sulla terra. Chi perdona realizza le parole dell'apostolo: "Nessuno di noi vive per se stesso… Se noi viviamo, viviamo per il Signore"! Godiamo per ogni perdono ricevuto, e continueremo a tenerci pronti a far dono ai nostri fratelli della stessa gioia che noi abbiamo gustato. Non arrossiremo mai per aver perdonato!

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