Esaltazione della S.Croce - 14/09/2003
domenica 24ª del T.O.
Prima lettura Numeri 21,4b-9
dal Salmo 77
Seconda lettura Filippesi 2,6-11
Vangelo Giovanni 3,13-17
La festa di oggi ha origine nella dedicazione delle basiliche fatte costruire
dall'imperatore Costantino sul Calvario e sul S. Sepolcro a Gerusalemme. Tali
basiliche sono state edificate per custodire e onorare i luoghi più significativi
e santi per la nostra fede! Gesù è morto sul Calvario ed è stato sepolto in
un sepolcro nuovo del giardino accanto, sepolcro dal quale il terzo giorno è
risorto! Oggi ci rechiamo spiritualmente in quel luogo per rimeditare su quei
fatti e comprenderli, per goderne il frutto, per lasciarci istruire dal Signore
stesso che li ha vissuti.
La prima lettura ci porta nel deserto del Sinai: tutto quanto avvenne durante
l'esodo del popolo d'Israele nel deserto è segno e figura delle realtà che riguardano
il Figlio dell'uomo, il Signore Gesù!
Il popolo, a causa della stanchezza, mormora contro Dio e contro Mosè, suo servo.
In tal modo il popolo mostra di non apprezzare il dono della libertà, e di non
aver fiducia in quel Dio che, in vari modi, gli ha già dimostrato di accompagnarlo
e di proteggerlo. La mormorazione lascia intuire che il popolo vede Dio non
come un padre che lo ama ed è tutto intento a guidarlo alla salvezza, ma come
servo del proprio progresso terreno. La morte, provocata dai serpenti, è vista
quindi come punizione, conseguenza del peccato di mormorazione e sfiducia. Sapendo
d'essere peccatore, il popolo non si sente degno di pregare per ottenere salvezza,
e chiede a Mosè che lo faccia egli stesso. Dio ascolta la supplica del suo amico,
e la esaudisce, ma non in maniera magica: a chi vuol essere salvato egli propone
un atto di obbedienza, cioè di fede, anche se molto facile da realizzare. Chi,
morso da un serpente, guarderà un serpente di rame posto sopra un'asta, resterà
in vita!
Gesù stesso interpreta questo fatto. Chi non è stato morso dal serpente? Tutti
gli uomini sono peccatori, tutti abbiamo ereditato da Adamo la tendenza all'incredulità,
ad aver sfiducia di Dio, a nasconderci al suo sguardo. Le conseguenze di questa
sfiducia sono fonte di sofferenza e di scontento per tutti e rovinano le nostre
relazioni quotidiane. Tutti abbiamo quindi bisogno di salvezza. Tutti portiamo
i segni della morte dentro di noi a causa del serpente antico, il diavolo! Chi
può salvarsi? Siamo condannati per sempre? Come possiamo fare?
Ecco, Dio ha pensato a noi. Egli ci ha indicato un'obbedienza facile e gioiosa
che ci può salvare. Guardiamo a colui che è innalzato, leviamo lo sguardo al
legno da cui pende il Figlio dell'uomo, e saremo salvati. Gesù innalzato al
di sopra di tutti è la nostra salvezza. Egli, dalla croce, attira il nostro
sguardo; noi cominciamo ad amarlo, seguiamo il suo esempio, ascoltiamo la sua
Parola, obbediamo ai suoi desideri, e ci troviamo nella gioia, capaci di servire,
di guardare agli altri come a fratelli! Colui che è stato innalzato come il
serpente di rame, è il dono che Dio ci ha dato perché possiamo fare qualcosa
per salvarci. Possiamo guardarlo con amore, e, contemplandolo, lasciar entrare
il suo Spirito in noi. Questa è l'obbedienza che ci salva!
Anche San Paolo ci aiuta a vedere nella morte di Gesù il suo grande amore per
noi peccatori: per amore nostro egli rinunciò a tutti i vantaggi dell'essere
Dio, ha assunto la debolezza e la sofferenza dell'uomo, ha accolto l'umiliazione
della morte! Per questo suo grande amore Dio lo ha esaltato, lo ha posto davanti
al nostro sguardo perché lo adoriamo, lo amiamo, lo lodiamo con le nostre voci!
Dio lo ha esaltato, e noi lo accogliamo come Signore e Dio della nostra vita!
Oggi continuiamo a ringraziare perché siamo stati salvati grazie al sangue di
Gesù. Il suo amore per noi, amore che arriva a donare la vita, è la dimostrazione
più grande e più bella che Dio ci ama. È stato Dio stesso, il Padre, a mandare
Gesù; ce lo ha mandato come salvezza sicura: aggrappandoci a lui veniamo perdonati
e salvati!
Ogni croce, da quella che portiamo al collo a quella che appendiamo all'ingresso
della nostra casa, ci fa memoria dell'amore di Dio che è costato a Gesù donarsi
nell'umiliazione della morte! Questa memoria è per noi aiuto a sopportare le
nostre sofferenze come croce che continua l'offerta di Gesù al Padre, come dono
con cui anche noi collaboriamo alla salvezza dell'umanità! Il ricordo poi della
sua risurrezione ci riempie di gioia, alimenta la nostra speranza di ricevere
anche noi in premio la vita e la gloria eterna!