16/11/2003 - Domenica 33ª del Tempo Ordinario - Anno B
Prima lettura Daniele 12,1-3
dal Salmo 15
Seconda lettura Ebrei 10,11-14.18
Vangelo Marco 13,24-32
Verso la fine dell'anno liturgico la Parola ci fa riflettere sulle realtà ultime
e definitive, ricordate al termine del Simbolo della fede: "Aspetto la
risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà"! Ogni domenica pronunciamo
questa certezza, ma poi, forse, nella concretezza della vita, non le lasciamo
portar frutto. Essa prevede che viviamo col pensiero rivolto al dopo, a ciò
che ci aspetta dopo i nostri giorni trascorsi sulla terra!
Il Signore stesso ci parla della fine di tutte le cose, dalle più stabili ed
evidenti, come sole e luna, a quelle più invisibili e misteriose, come "le
potenze che sono nei cieli": egli vuole che stiamo pronti, pronti come
chi è già sulla porta di casa per incontrare l'ospite in arrivo. Quando tutto
finisce infatti non è finito tutto: è allora che incontriamo colui che ci ama,
colui che è venuto per dare la sua vita per noi!
Quando tutto finisce saremo in grado di vedere, con stupore, il Figlio dell'uomo,
colui che è stato rifiutato dai grandi e deriso e perseguitato dagli uomini
che contano, rivestito della gloria più grande che potrebbe essere data ad un
uomo, anzi, della gloria stessa di Dio!
Egli attende la fine di tutto per manifestarsi: allora nulla ci farà da ostacolo,
nulla ci impedirà di riconoscerlo. Noi, che lo abbiamo amato, saremo al colmo
della gioia. Coloro che lo hanno ignorato, che hanno fatto finta di non vederlo,
o coloro che lo hanno osteggiato, saranno presi da tremore e paura perché si
sentiranno fuori posto, vuoti, lontano dalla vita. Essi infatti hanno rifiutato
l'Unico che può renderci graditi a Dio, nonostante che i peccati e le infermità
spirituali ci facciano vergognare di noi stessi.
Quel giorno viene descritto dal profeta Daniele: egli, con linguaggio particolarmente
espressivo ci lascia intravedere qualcosa del giudizio che allora si compirà.
La moltitudine di coloro che dormono si risveglierà, chi per la vita eterna,
chi per l'infamia eterna. Grande gioia per gli uni, terrore per gli altri. Nel
nostro modo d'esprimerci diciamo: paradiso e inferno. Queste parole stanno scomparendo,
perché con molta superficialità stiamo dimenticando l'origine e la meta del
nostro pellegrinare sulla terra. Veniamo dal Padre, che è il creatore di tutto,
anche della nostra vita, che si concluderà nelle sue mani! Pensando al futuro
non possiamo dimenticare che siamo incamminati verso l'incontro con lui!
Siamo incamminati: ciò non significa che arriveremo comunque e certamente alla
gioia eterna, perché ci sono gli ostacoli, i nostri peccati. Questi sono sentieri
o strade devianti che ci fanno perdere tempo, ci allontanano, ci disorientano,
ci portano all'inferno, cioè all'angoscia eterna della separazione e del rifiuto.
Dio, nella sua sapienza e misericordia, ha pensato a questa possibilità, e ha
inviato il Figlio, che ha offerto un solo sacrificio per i peccati una volta
per sempre! Avendo egli eliminato i peccati, ci ha santificati, resi perfetti,
tanto che con lui non dobbiamo più aver paura di smarrirci né di essere dimenticati
dal Padre!
Come facciamo ad entrare nel vortice d'amore del Padre e del Figlio? Come possiamo
ottenere la pace e la sicurezza di arrivare alla nostra meta, all'incontro con
le braccia aperte del Padre che ci aspetta? Egli ha mandato verso di noi Gesù!
Tramite i molti segni che questi ha operato, noi lo abbiamo riconosciuto, senza
che nessuno abbia dovuto convincerci. Ora abbiamo le sue parole, parole che
non passano, che non perdono il loro valore con il passare degli anni, che non
si svalutano come le mode e le ideologie. Il cielo e la terra passeranno: tutto
quello che vediamo e tutto quello che l'uomo è capace di pensare o di fare ha
una scadenza. La Parola di Gesù mantiene il suo valore nell'eternità: di essa
ci possiamo fidare, essa ci fa da guida nel cammino che ci porta ad incontrare
il Padre e ad entrare per sempre nel suo abbraccio! Il paradiso è proprio questo,
l'abbraccio eterno del Padre, la gioia perfetta che si può godere quando è pieno
l'amore che si riceve e si dona!
Con Gesù siamo incamminati al Paradiso: con Gesù godiamo già la caparra della
gioia che godremo: abbiamo sicurezza, fiducia, serenità, pace, anche in mezzo
alle tribolazioni, che non possiamo evitare fin che siamo sulla terra che passa.
Il nostro ascolto della sua Parola, il nostro impegno a custodirla e ad osservarla,
ci ottengono già ora un assaggio di quella pace e di quella gioia che chiamiamo
Paradiso!
Con questi pensieri la liturgia oggi ci pone in quell'attesa che coltiveremo
nell'Avvento!
http://www.cinquepani.it - fgr@cinquepani.it