11/06/2006 - Ss.ma Trinità - anno
B
Prima lettura Deuteronomio 4,32-34.39-40 dal Salmo
32/33
Seconda lettura Romani 8,14-17 Vangelo Matteo 28,16-20
Non uccidere! Ubbidendo a questa Parola di Dio, e alla lettura in positivo che ne ha fatto Gesù, noi vogliamo sostituire a tutti i pensieri di morte quelli di vita! Cominciamo con l'evitare di pensare male degli altri, allontanando i sospetti, cercando di desiderare la salvezza per tutti, anche per chi avesse causato grandi sofferenze agli altri e per chi stesse commettendo ingiustizie o delitti. Con Gesù ripetiamo nell'intimo del nostro cuore: "Padre, perdona loro: non sanno quello che fanno"! Cerchiamo di amare non solo quelli che ci salutano, ma anche chi stesse meditando la nostra morte. Amiamo chi ci ama, ma anche chi ci sta imbrogliando: altrimenti, come siamo testimoni del Dio dell'amore? Amiamo chi ci parla con dolcezza e chi ci parla con arroganza: per gli uni e per gli altri noi vogliamo essere un segno di Dio Padre! Amiamo chi ci fa del bene e chi ci trascina in tribunale per privarci della casa o della libertà: con la grazia di Dio saremo per loro, e per gli altri, testimoni del valore della Parola del Signore e della vita eterna! Direte: per vedere le cose in questo modo e per agire così bisogna essere dei santi! Ma noi siamo santi! Noi portiamo nell'anima e nel corpo la santità di Dio: perché non dovremmo farla vedere?
Mosè fa notare al popolo d'Israele il grande privilegio che gli è concesso:
udire la voce di Dio e essere sicuro di essere scelto da lui. La conseguenza
sarà un'obbedienza filiale! L'amore di Dio va ricambiato con l'amore, e l'amore
più vero è quello del figlio che ubbidisce con fiducia!
Noi possiamo dire molto di più! A Dio l'amore è già stato ricambiato pienamente
da Gesù, che lo ha amato come un figlio ama il proprio padre, e per dimostrarlo
ha amato gli uomini fino a morire per loro. Inoltre, grazie a Gesù, la nostra
conoscenza di Dio ha fatto salti da gigante! Noi non conosciamo soltanto l'esistenza
di un Dio, ma sappiamo che egli ci ama come una madre e come un padre amano
i loro figli; conosciamo colui che egli ha mandato, e da lui riceviamo il suo
stesso Spirito! Donandoci il suo Spirito ci ha santificati, ci ha resi simili
a sè! Quest'opera di assimilazione di noi a sè è iniziata quando la Chiesa ci
ha accolti per battezzarci.
Quando ci ha battezzati la Chiesa ha ubbidito a Gesù. E cos'è successo in quel
momento? Noi siamo stati immersi "nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo"! Il rito dell'acqua scesa sul nostro capo è soltanto un
segno che esprime la fede della Chiesa, che intende ciò che ha inteso Gesù quando
ha mandato gli undici discepoli ad ammaestrare tutte le nazioni e a battezzarle.
"Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo": quando queste
parole sono state pronunciate su di noi siamo entrati nelle dimensioni divine:
siamo stati coperti dal suo Nome, un Nome che esprime la sua vita d'amore. Siamo
stati riempiti e trasformati da lui! Noi perciò ora non lo conosciamo perché
sappiamo qualche cosa di lui, ma perché viviamo i vari aspetti del suo amore.
Amiamo come ama un padre, prendendo iniziative per il bene e la crescita degli
altri; amiamo come ama un figlio, accogliendo proposte altrui e obbedendo alle
loro scelte di amore; amiamo come ama un amico o uno sposo, collaborando con
altri per diffondere l'amore e una cultura di amore! Non possiamo più ignorare
la "trinità" del nostro Dio, altrimenti dovremmo rinnegare quell'amore
che sorge e matura in noi stessi!
Conosciamo Dio nella Trinità delle persone, una trinità d'amore! Se egli fosse
unica persona, come ce lo presentano i musulmani, non potrebbe esercitare amore
in se stesso, non sarebbe amore! E difatti quel Dio non ha rapporti con l'uomo,
non li vuole: può solo essere distante, impassibile, freddo padrone sconosciuto
e inconoscibile. Il Dio che ci viene presentato dalle forme religiose orientali
non è nemmeno persona: non parla e non ascolta! Egli è un dio che si identifica
col creato, è solo l'idea che di fronte a noi non c'è nessuno: noi siamo autorità
a noi stessi, siamo noi dio a noi stessi. Nell'uno e nell'altro caso, come in
molte altre forme religiose offerte dall'attuale mercato delle opinioni, l'uomo
piomba in una solitudine nera e inconsolabile!
È una grande grazia conoscere l'unico Dio nelle tre Persone divine ed essere
partecipi del loro amore! È la grazia che ci permette di gustare e godere la
comunione tra fratelli!
Grazie alla fede in Gesù, che ci ottiene dal Padre lo Spirito Santo, conosciamo
e viviamo la comunione con lui, e di conseguenza tra noi. E nulla è più bello,
nulla ci dà speranza e consolazione, quanto la comunione, fonte di festa, di
gioia, di serenità. Non ringrazio mai abbastanza la Chiesa di avermi battezzato
nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!