1/11/2006 - TUTTI I SANTI
Prima lettura Apocalisse 7,2-4.9-14 dal Salmo
23/24
Seconda lettura 1Giovanni 3,1-3 Vangelo Matteo 5,1-12a
Un amico, convertito dall'islam e battezzato in una Chiesa ortodossa, mi ha
annunciato così il suo avvenuto battesimo: "Ora sono anch'io santo come
te"! Ovviamente egli aveva imparato ad usare la parola "santo"
in modo diverso da come siamo soliti usarla noi. Noi infatti siamo propensi
ad intendere con questo termine una vita moralmente ineccepibile, e chiamiamo
santo chi vive un amore eroico, chi sa usare misericordia, perdono e benevolenza
in ogni circostanza. Il nostro modo di fare non è sbagliato, ma nemmeno del
tutto esatto!
Di per sè solo Dio è santo! Egli ha detto: "Siate santi, perché io sono
santo"! e ci ha chiamati ad "essere santi" dice l'apostolo Paolo.
In che cosa consiste la santità di Dio? Il termine santo vuol tradurre un termine
greco, usato dagli evangelisti e dagli apostoli, che implica un essere al di
sopra e al di fuori della terra. Ora Dio è davvero al di sopra e al di fuori
della terra, ed è per questo che non dipende da essa. Gesù dice che il Padre
può permettersi di amare il giusto e l'ingiusto e di far sorgere il suo sole
sui buoni e sugli empi. Il Padre infatti è santo, non viene influenzato dal
comportamento degli uomini. Egli può far vedere e gustare a tutti il suo amore,
anche e soprattutto a chi non lo merita: e chi lo merita?
Noi siamo santi perché siamo di Dio, siamo figli del Padre! Siamo chiamati ad
abitare nei cieli, anzi, dal momento che siamo battezzati nel nome del Padre
e del Figlio e dello Spirito Santo siamo già concittadini dei santi e familiari
di Dio!
La nostra santità è dono di Dio, non dipende da noi. Ma come facciamo a vederla,
o a farla vedere? Come facciamo ad essere sicuri che siamo santi? Cercheremo
di vivere davvero come non fossimo più soltanto cittadini del mondo, ma come
cittadini del cielo. Quando non reagiamo al male che nel mondo ci tocca e ci
fa soffrire, quando approfittiamo di queste sofferenze per amare, per offrirci
a Dio, per unirci a Gesù sulla croce, quando cerchiamo di fare il bene a chi
ci odia, quando preghiamo e benediciamo chi ci maledice, allora si vede che
siamo "santi", che siamo figli di quel Dio che vuol salvare coloro
che crocifiggono il Figlio.
Siamo santi per merito di Gesù, che ci unisce a sè. Lo lasciamo vedere con il
nostro impegno a vivere la sua Parola, in particolare quella udita oggi. Essa
riassume tutto il Vangelo, anzi, ci presenta l'immagine viva della vita interiore
di Gesù stesso. È lui il povero, l'afflitto, il mite, il puro di cuore, il misericordioso,
l'affamato della vera giustizia, l'operatore di pace, il perseguitato. È lui,
Gesù il nostro modello di vita. Ed è con lui e in lui che anche noi possiamo
vivere così: poveri per nostra decisione, miti in mezzo a folle di orgogliosi
e superbi, afflitti per il peccato che domina il mondo, puri nel cuore, cioè
cercatori assidui di Dio, misericordiosi con coloro che soffrono a causa della
loro violenza e del loro peccato, decisi a conoscere e a compiere la volontà
del Padre in ogni situazione, impegnati a creare armonia in ogni ambiente. Con
Gesù e come lui saremo anche perseguitati: e di questo non ci meraviglieremo
nè ci lamenteremo. Sapendo che così è stato trattato il Signore, ci rallegreremo
di essere partecipi delle sue sofferenze: avremo così garanzia di raggiungere
la sua gloria.
Ecco la nostra santità. Noi forse ci sentiamo lontani e siamo lontani davvero,
non dall'essere santi, ma dal vivere di conseguenza, dal lasciar vedere la santità
ai nostri fratelli! Restiamo però perseveranti sulla strada di questa santità,
desiderosi che essa si compia anche in pratica, anche se, per il momento, ci
sentiamo incapaci. Il desiderio dobbiamo coltivarlo, come coltiviamo l'amore
al nostro Signore Gesù Cristo!
Oggi facciamo festa perché molti nostri fratelli, veri fratelli di fede, ci
hanno lasciato vedere come diventa concreta la santità di Dio nella vita dell'uomo.
Tra essi ci sono i grandi giganti di amore e di fede! Tra essi ci sono pure
molti altri che sono vissuti accanto a noi e che pure ci hanno fatto vedere
e gustare alcuni aspetti della santità di Dio: nostri genitori, amici, nostri
sacerdoti, nostri vicini di casa! Rendiamo grazie a Dio Padre che ci chiama
figli, benché il nostro volto non rifletta ancora la sua somiglianza, rendiamo
grazie a Gesù, che ha versato il suo sangue di Agnello per purificare la nostra
veste di carne e renderla degna di Dio. E al Padre e a Gesù chiediamo con insistenza
lo Spirito Santo, che ci trasformi e ci renda capaci di vivere una vita degna
del loro amore e della loro santità! Noi siamo peccatori, continuiamo ad imbrattare
col nostro peccato la veste della Chiesa, quella Chiesa che, nonostante noi,
continua a portare nel mondo i segni e i doni della santità di Dio!
Da parte nostra ci impegniamo ad essere discepoli di Gesù, a tenerci uniti alla
sua Chiesa, per godere dei misteri che essa, in nome e da parte di Dio, ci dona
per purificarci e nutrirci e tenerci uniti in fraternità.