05/11/2006 - XXXIª Domenica del T.O.
- anno B
Prima lettura Deuteronomio 6,2-6 dal Salmo 17/18
Seconda lettura Ebrei 7,23-28 Vangelo Marco 12,28-34
Non desiderare la moglie del tuo prossimo. A questo comando fa riferimento Gesù quando dice: "Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore" (Mt 5,28). Noi abbiamo sempre dei desideri, più o meno forti, che ispirano molte nostre azioni, danno loro significato e ci stimolano a progettare. I nostri desideri però non sono tutti sani, nè tanto meno tutti santi! Essi non sono manifestazione della psiche da seguire a tutti i costi per raggiungere la felicità. Talora in essi si nasconde la tentazione, talora portano lontano dalla strada che Dio ci propone, tanto che, se li seguiamo, possono portarci a rovinare la nostra vita e anche quella di altre persone. Noi possiamo, dobbiamo e vogliamo discernere tra essi quelli da seguire e quelli da abbandonare. Come fare? Li confrontiamo con la Parola di Dio e con gli insegnamenti della Chiesa, oppure con i consigli di qualche padre spirituale che ci ama e prega per noi. Prima di seguire un desiderio interrogo Dio, mio Padre, e Gesù, mio Salvatore! Tra i desideri da vagliare ci sono anche e anzitutto quelli che riguardano la nostra affettività. A chi devo aprire il cuore? A chi manifestare i miei sentimenti e le mie aspirazioni? Sappiamo che aprire il cuore ad un'altra persona può portare ad un legame affettivo, tanto più se quella persona ci è simpatica. Non lo faccio perciò con una persona già sposata, per non correre il rischio di legare il mio cuore al suo o di suscitare in lei il desiderio di me. E chi è sposato starà ancora più attento, per non arrivare a "separare ciò che Dio ha congiunto"! Dobbiamo imparare a comandare anche ai nostri desideri per custodire il cuore nella fedeltà alla missione che siamo chiamati a vivere nella nostra propria famiglia!
Uno dei segni di riconoscimento del Messia è il fatto che egli "fa udire
i sordi"! C'è una sordità materiale, per cui non si percepisce alcun rumore,
ma c'è una sordità più profonda, spirituale, per cui non badiamo alla Parola
di Dio, a quella Parola che ci viene rivolta con amore per la nostra salvezza.
Da questa sordità è possibile guarire solo se e quando noi lo vogliamo! Ecco
che ritorna spesso in tutte le Scritture l'invito, a volte comando: "Ascolta"!
Gesù stesso riprende questo invito di Mosè e lo fa risuonare agli orecchi dello
scriba che gli chiede qual è il comandamento più importante. Sembra quasi che
il comandamento sia: " Ascolta "! Ascoltare è fondamentalmente un
atto d'amore. Chi non ama non ascolta, e chi ama cerca di approfondire sempre
più il suo ascolto, di renderlo sempre più attento, disponibile, immediato.
Chi ama, ascolta in modo che colui che gli parla sia aiutato ad esprimersi e
a manifestare tutti i suoi desideri e tutta la sua sapienza. Chi ama ascolta
pure con il desiderio di realizzare la volontà della persona amata! Così è l'ascolto
tra i coniugi, così l'ascolto dei figli e dei genitori. Così è pure l'ascolto
di Dio! Dio stesso è contento che noi ci esprimiamo con lui, e perciò Gesù ci
rivolge l'invito: "bussate, e vi sarà aperto", come per dire che Dio
è pronto ad ascoltarci e a realizzare quanto gli chiediamo. Ma anche noi vogliamo
ascoltare Dio in modo da permettergli di manifestarci i suoi desideri. Sappiamo
che egli è sapiente, che ci ama, che conosce persino il nostro futuro e le conseguenze
più lontane e più complesse delle nostre azioni, e perciò desideriamo la sua
parola come indicazione sicura per il nostro cammino e per le nostre azioni.
Per questo l'invito "ascolta" diventa un tutt'uno con la sua continuazione:
"Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore…"!
Chi ascolta è già sulla strada dell'amore! Chi ascolta sta già dando un avvio
vero e concreto al proprio amore. Amore non è una serie di sentimenti da godere
e sentire, ma amore è concretezza di azione, di disponibilità, di offerta del
proprio tempo e delle proprie energie, della propria vita. Amerai il Signore
Dio tuo! E Gesù aggiunge: "Amerai il prossimo tuo come te stesso"!
Chi ama Dio, cioè chi lo ascolta, continua ad ascoltare anche il prossimo, perché
Dio può parlargli anche attraverso gli uomini che incontra nel suo cammino.
L'amore avvicina al regno di Dio! Gesù dice proprio così allo scriba che comprende
le sue parole: "Non sei lontano dal regno di Dio"! E noi ci chiediamo:
amare, non basta? Per entrare nel Regno di Dio, che cosa è necessario oltre
all'amore? L'amore ci avvicina al Regno, ma non è sufficiente! Ci viene in aiuto
la lettera agli Ebrei. Noi non entriamo nel Regno di Dio con le sole forze nostre,
nemmeno con la forza del nostro amore! Noi entriamo nel regno di Dio grazie
al sacrificio di Gesù, sommo sacerdote santo e innocente, che offre al Padre
se stesso. Il nostro amore ci avvicina a Dio, ma per raggiungerlo dobbiamo accogliere
il Figlio che egli ci ha mandato, dobbiamo unirci alla sua offerta, che è senza
macchia, perfetta. Allora cercherò anzitutto di ascoltare Gesù, di amare lui,
di metterlo al di sopra di tutto e di tutti. Quest'amore darà il colore e l'intensità
necessaria anche all'amore al Padre e all'amore al prossimo. Quando amo Gesù,
sia Dio sia il prossimo si sentono amati da me!