26/03/2006 - 4ª DOMENICA di Quaresima
- anno B
Prima lettura 2Cronache 36,14-16.19-23 dal Salmo
136/137
Seconda lettura Efesini 2,4-10 Vangelo Giovanni 3,14-21
"Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro" (Es 20,8-11). È il terzo comandamento, molto dettagliato e lungo nella Bibbia. Per aiutarci a memorizzarlo il catechismo lo abbrevia così: Ricordati di santificare le feste! L'obbedienza a questo precetto ha fatto sì che il popolo d'Israele non scomparisse lungo i millenni, nonostante le gravi difficoltà e tentazioni cui è stato sottoposto. Il comandamento di osservare il sabato era profezia: il sabato era infatti attesa del Messia, giorno della speranza e dell'ardente desiderio di essere salvati da lui! Noi il Messia lo abbiamo riconosciuto in Gesù nel giorno della sua risurrezione dai morti, il giorno dopo il sabato, e lo abbiamo accolto. La profezia del sabato è quindi già realizzata; questo giorno è divenuto per noi solo preparazione del "giorno del Signore", che celebriamo non solo con l'astenerci dai lavori che fanno pensare al guadagno, e quindi alle preoccupazioni terrene, ma anche con il memoriale della morte e risurrezione di Gesù! Esso è pure il giorno in cui vogliamo far risplendere nelle famiglie e nelle comunità cristiane il più grande insegnamento del Signore, l'amore gli uni per gli altri.
Peccato e salvezza, questo è il tema delle letture di oggi. L'uomo e gli uomini
commettono il peccato, Dio cerca i modi per salvarli. Il peccato infatti è origine
di morte, trascina chi lo commette verso la propria infelicità, rende l'uomo
debole e lo mette in balia di forze che, con l'apparenza di benessere e di libertà,
lo rendono schiavo e lo degradano fino a rovinarlo del tutto. L'uomo non riesce
a salvarsi dal vortice in cui precipita con il peccato, nè riesce a salvare
altri. È Dio che si occupa della salvezza, perché ama le sue creature, nonostante
la loro disubbidienza. Gli interventi di Dio per condurre alla salvezza devono
portare al ravvedimento, alla conversione. Spesso non bastano le parole, perché
gli uomini talora sono così incalliti nel male che si beffano dei profeti di
Dio, e allora Dio si vede costretto ad agire come un chirurgo! È l'argomento
della prima lettura, che interpreta la deportazione del popolo a Babilonia come
il modo forte usato da Dio per far ritornare a sè il popolo e rimetterlo sulla
strada della vita.
San Paolo ci fa notare come la salvezza di Dio sia gratuita, salvezza ottenutaci
dal Signore Gesù. In noi era già all'opera la morte, perché siamo nati nella
famiglia di Adamo, famiglia di peccatori che trasmette ai suoi figli la condizione
di lontananza dal Padre. Ci è bastato rivolgere uno sguardo fiducioso verso
Gesù Cristo, ed ecco, siamo salvi. Una vita nuova è entrata in noi, grazie a
Gesù! La vita nuova si esprime con opere "buone", quelle che mettono
in luce l'amore del Padre, la bontà di Dio!
Anche Gesù parla della salvezza e della vita nuova nel suo colloquio notturno
a tu per tu con Nicodemo. L'uomo vive già di per sè una situazione infelice,
che possiamo chiamare anche di condanna, benché non abbia commesso delitti particolari:
se egli non accoglie Gesù, il Figlio di Dio, è privo della luce e della bellezza
della vita di abbandono al Padre, privo di comunione e di serenità, privo di
pienezza e di luce. Anche oggi gli uomini sono come gli israeliti morsi dai
serpenti nel deserto: sono destinati ad una vita avvelenata dall'egoismo, da
quell'egoismo che continua a generare frutti di morte. Mosè aveva innalzato
un serpente per ordine di Dio: chi con umile fede avesse guardato quel serpente
di rame sarebbe rimasto in vita. Ora il Figlio di Dio ha innalzato se stesso,
e chi con umile fede lo guarda, lo ascolta, ne imita l'amore e lo ama, costui
comincia a percorrere una strada che lo porta a guarire dall'egoismo e a gustare
sempre più e con sempre maggior forza la vita!
Anche tu ti accorgi di cominciare a vivere quando cominci a credere in Gesù,
quando accogli Gesù innalzato sulla croce, e ancor più quando ti fai suo compagno
sulla via dell'amore che costa. Egli dà significato a tutti i tuoi passi, a
tutto ciò che capita nella tua vita, a tutti i momenti che finora non hai capito
e non hai potuto accogliere. Sulla terra sono sempre presenti coloro che odiano
la luce e preferiscono le tenebre. Questi fanno il male e si nascondono; essi
continuano ad innalzare il Figlio di Dio, ma, senza saperlo, hanno bisogno di
lui. Quando guarderanno alla sua croce con umile amore, allora giungeranno alla
luce, e si accorgeranno di essere approdati alla verità: con gioia diranno il
loro grazie, per aver trovato il sicuro appoggio alla loro vita e la strada
per salvare anche i loro fratelli, i loro cari, tutta l'umanità!